di Lidia Fassio

L’AMORE “PLUTONIANO” TRASCINA INELUTTABILMENTE NEI MEANDRI DELL’INCONSCIO, CONDUCENDO AD UNA DISCESA NEGLI INFERI, DOVE VERRANNO MESSE IN LUCE LE PARTI PIÙ MALATE ED OSCURE,IN CUI TUTTO IL RIMOSSO SARÀ RIPORTATO IN SUPERFICIE PER ESSERE AFFRONTATO.(LIDIA FASSIO)

Cercherò,attraverso l’analisi dei protagonisti di un libro autobiografico di Marguerite Duras “L’amante”, dal quale il regista Jean Jacques Annaud, ha tratto il suo film, realizzato nel 1992,di capire dove questo amore porta.

L’appassionante storia,ambientata in Indocina negli anni 30’,racconta della relazione tra una quindicenne francese,orfana di padre,figlia di una madre diventata povera a causa di investimenti sbagliati e un ricchissimo raffinato trentenne cinese, durante il periodo degli studi di lei, in un collegio. L’adolescente,pur lasciandosi sedurre ed amare da lui,decide che l’uomo avrà solo il suo corpo in cambio di denaro;lui invece capisce subito di amarla. In breve tempo i loro incontri,che avvengono in una camera affittata in una zona malfamata,diventano sempre più frequenti. L’attrazione tra i due è irresistibile: il Cinese la trascina nel mondo della sessualità, fino a quel momento a lei del tutto sconosciuto. Gli amanti, che non possono pensare ad un loro futuro per le differenze sociali e razziali, non si promettono nulla di più dei rapporti fisici. Nonostante i professori, la madre e un fratello di lei, come il padre di lui,cerchino di ostacolare il proseguimento del loro rapporto, i due,tra cene imbarazzanti,umiliazioni e soldi continuano a vedersi. Gli amanti devono accettare che le convenzioni sociali prevalgano sulla loro storia: lui è costretto a sposarsi con una ricca giovane cinese che non conosce nemmeno e a rinunciare alla sua grande passione; lei si imbarca per la Francia, suo paese d’origine, ma del quale non conosce alcuna tradizione. Solo sul traghetto che la porta lontano da lui, comprende di averlo amato senza mai averlo saputo E,dopo anni, diventata adulta, in Francia,il suo pensiero ancora si rivolge al suo “perduto amore”, così scrivendo: “ quell’amore si era perso nella storia come acqua sulla sabbia”.

I due protagonisti di questa storia sono due personaggi apparentemente opposti:lui un trentenne miliardario e cinese, lei una studentessa adolescente bianca,figlia di coloni francesi,che incontratesi un giorno qualsiasi su un traghetto che attraversa il fiume Mekong, si attraggono fino a non riuscire a fare a meno l’uno dell’altra,trascinandosi in un rapporto ambiguo e molto tormentato. Tra i due scatta immediatamente insieme alla forte attrazione,anzi, proprio perché si sentono in balia di essa,un rapporto di potere. Infatti, lui, che dichiara di amarla, sa di poterla trattenere a se grazie al suo denaro, di cui lei e la sua famiglia hanno estremamente bisogno; lei lo tiene in pugno umiliandolo,dicendogli che lo frequenta solo per i soldi, non abbandonandosi ai sentimenti che invece prova per lui e che non vuole vedere .Ingenuamente la ragazza pensa di poterlo giostrare a suo piacimento,certa di non essere coinvolta. L’uomo, al contrario, la ama col corpo ma anche con le parole e i gesti e le esprime la sua sofferenza per il suo distacco. Il sesso, che li invischia morbosamente, diventa l’unica strategia per potere dare sfogo alle loro personalità complesse e contraddittorie, e l’unico modo per potere fare esplodere le loro frustrazioni e per cercare di farsi capire, per raggiungere il cuore dell’altro, senza esserne feriti, nonostante il dolore per un rapporto destinato a finire
All’interno di una cornice nettuniana, straniera lei, straniero lui,in un paese straniero, nasce una storia plutoniana che infrange tabù razziali e sociali destinata a una sofferente precarietà,che introduce lei alla scoperta della sessualità e che rapisce e possiede entrambi, intrappolandoli in un rapporto torbido e ambivalente che li offende , ma che li lega. I due protagonisti sembrano inscenare un rapporto sadomaso in cui lei è la sadica in quanto distante e calcolatrice, e lui il masochista in quanto sofferente e dipendente da lei. Anche se questi ruoli a volte vengono rovesciati, rimane come costante una forte e drammatica erotizzazione del potere. Si tratta di una relazione simbiotica in cui i due perdono la testa e hanno bisogno l’uno dell’altra, in cui l’istinto ha il sopravvento sulla ragione,nella quale agiscono compulsivamente e per la paura dell’abbandono si controllano fino a volere possedere l’uno l’anima dell’altra. Cosi la sessualità diventa lo strumento principe che permette di arrivare ad una intimità profonda per sorvegliare le emozioni dell’altro e catturarne l’essenza. La paura dell’abbandono è tale, che ogni mezzo tra loro, diventa lecito e la seduzione si traduce in plagio e manipolazione. Ma questo non può durare a lungo, perché una relazione plutoniana non può sfuggire alla dinamica “morte, rinascita, trasformazione”,attira inconsciamente in situazioni devastanti, in cui la perdita è inevitabile per ricostruire la propria identità su nuove basi e conquistare il proprio senso di valore personale.
CONCLUSIONI

Mentre l’amore Nettuniano amplia la nostra coscienza cosmica facendoci entrare, attraverso l’immaginazione o il sacrificio nella dimensione soprannaturale,spirituale, mistica del mondo, nel regno dell’assoluto, quello plutoniano ci introduce in un viaggio infernale in cui sperimentiamo la nostra pochezza e inadeguatezza e la nostra anima è costretta a sondare se, stessa senza infingimenti interrogandosi sulla propria natura .L’amore plutoniano spinge a mimetizzarci sotto un’immagine diversa da quella che noi siamo veramente, sotto una maschera che non faccia trapelare chi siamo in realtà, coltivando in questo modo l’idea di avere il potere di ingannare la vita, le situazioni e egli altri, sottomettendoli alla nostra volontà. L’amore plutoniano non vuole, come Plutone che portava l’elmo rendendolo invisibile, mettere a nudo la propria anima, rivelare la nostra verità interiore, spesso invisibile anche ai nostri stessi occhi .Si tratta di un amore non gioioso in cui l’intimità risveglia , emozioni negative come quella di distruggere il nostro amato perché ha il potere di determinare i nostri stai d’animo di piacere o di frustrazione, di felicità o di malinconia e di cui si scopre il valore, come avviene per la protagonista, solo dopo averlo perso. L’amore plutoniano smantella, attraverso crisi , perdite ed abbandoni i nostri falsi e vecchi modelli di vita,abbattendo tutte le nostre difese,e facendoci toccare il fondo, ci farà risalire trasformati, portando finalmente alla luce il nostro grande potenziale: la nostra autenticità. Attraverso l’amore plutoniano sperimentiamo dolori e paure, ma anche la possibilità di rimarginare le antiche ferite, di dare espressione a quello che siamo autenticamente senza più il timore di non essere accettati per quel che si è, riscoprendo finalmente il nostro valore personale. E’ solo riportando in superficie i nodi emotivi, i complessi infantili sepolti nel nostro inconscio che possiamo risolverli .L’amore plutoniano può portare allo scoperto una energia bloccata in un complesso, liberarla alla luce della consapevolezza, reintegrandola nella nostra psiche trasformata secondo modalità più costruttive. L’amore plutoniano ci svela la nostra ombra e ci obbliga ad affrontarla. Così, come nel mito di Persefone , Plutone inizia Kore, innocente fanciulla, alla vita di una donna adulta,così l’amore plutoniano con la sua grande forza equilibrante ci inizia ad un’altra vita, in cui verranno riconosciute e rispettate tutte quelle parti di noi che avevamo dimenticato e negato per essere accettati. L’amore plutoniano può, dopo averci fatto sperimentare la perdita di noi stessi,farci conquistare il nostro potere personale liberandoci dalla prigione della seduzione forzata che ci illude di avere un potere sugli altri, per essere finalmente se stessi e non doversi sottomere più al potere altrui per esistere.