Lavorare con i propri sogni è un’attività che richiede tempo, dedizione, energie mentali ma principalmente motivazione profonda. Sicuramente anche passione.

Ho usato il termine “lavorare”. 
La mia natura di Capricorno mi porta a privilegiare questa modalità mentale di approccio razionale rispetto a ciò che noi possiamo fare con i sogni. Per qualcuno che non abbia un buon rapporto con la terra, è possibile che questo termine non sia così accattivante. Lo so per esperienza.

La terra richiede fatica, si sa. In cambio essa dona i suoi frutti. 
La parola lavorare deriva dal latino labor cioè, appunto, fatica. La fatica non sempre è necessariamente spiacevole e mal sopportata. Quando ci impegniamo per compiere un’impresa, a volte proviamo soddisfazione per quello cui stiamo dando vita, e in questi casi la fatica è in realtà un piacevole impegno e diventa molto più leggera. Alla fine del processo essa può dar luogo a grande senso di pienezza e soddisfazione, ti lascia stanco nel corpo ma rigenerato spiritualmente. E’ il caso di quando compiamo un lavoro creativo, realizzando qualcosa che ci piace. Di per sé in effetti il termine fatica sembrerebbe richiamare più l’idea dello sforzo da compiere, del sudore, del dovere e di un certo sacrificio, piuttosto che non qualche cosa di piacevole. Ma mi viene in mente il termine, romanzesco e certo un po’ desueto, di fatiche amorose. Queste fanno pensare a una lauta ricompensa che dovrebbe, appunto, rendere piacevoli tali fatiche. E poi basta pensare a quando finisci una creazione, un dipinto, uno scritto, una scultura, l’approfondimento di un tema natale, una ricerca….La fatica quindi può anche essere appagante.

Il dizionario definisce il termine lavoro come “compiere azioni impiegando il proprio tempo al fine di produrre un vantaggio, generalmente economico”. Potremmo generalizzare ulteriormente e dire  un vantaggio “concreto”. Come concreta è infatti la terra.
Chi intraprende la strada dell’analisi di sé, compiuta con i vari mezzi disponibili ai fini della ricerca interiore, sa bene che si tratta di lavorare, di impegnarsi in prima persona, di agire. Nessuna guarigione viene dall’esterno; per quanto piccolo, un atto, magari di affidamento e di fede nella possibilità concreta di guarigione, va compiuto.

Per chi ama l’astrologia con impostazione psicologica è fin troppo chiaro che per ottenere risultati nei termini di un cambiamento del mondo in cui si vive, si debba “lavorare su di sé”.
Per me, Capricorno, è stato sempre incredibilmente chiaro che per ottenere qualcosa dovevo impegnarmi, a volte anche davvero tanto. 

Eppure, devo dire, non ho cominciato a lavorare con i sogni pensando di dovermi applicare e dover faticare per ottenere da loro qualcosa di concretamente utile.

“Utile” è un’altra parola chiave del Capricorno, si sente dire. Concordo in pieno. Deve essere colto il senso dell’utilità delle cose, anche del rilassamento o del gioire, in fondo. Quella dell’utilità è la lente attraverso cui si guarda alle cose. Ha senso compiere un’azione se ne può derivare un vantaggio, un qualche cosa che serva. Non pensiamo ad Arpagone, o a Paperon de’ Paperoni.
Non stiamo parlando dei difetti, ossia delle qualità di un segno astrologico portate all’estremo perché non c’è equilibrio. Sto parlando di una chiave di lettura della realtà. 

Ovviamente utilità e vantaggio si devono riferire a qualche cosa, assunto come il termine di riferimento. Utile per cosa? Sicuramente, nel caso del Capricorno, a realizzare la sua modalità fondamentale, che è rappresentata simbolicamente dalla casa decima: padroneggiare la situazione, ovvero, raggiungere l’autonomia. 

Quando ho iniziato a scrivere i miei sogni, io l’ho fatto per un motivo che apparentemente era opposto a quanto detto sinora. L’ho fatto per piacere. 

Era il piacere di scrivere le avventure assai stravaganti e colorate che, all’interno di  un’esistenza piuttosto  incanalata nelle regole e nella convenzione (forse un po’ meno della media, ma non tanto meno da uscirne), rendevano le mie notti caratterizzate da un’intensità di esperienze che non riuscivo a ritrovare nel quotidiano.  Un’esistenza quotidiana che sembrava non consentirmi di tirar fuori tutto il mio mondo interiore.

Segno che c’erano vasti mondi inesplorati che ambivano ad essere scoperti, ora lo so. Ma allora non mi era affatto così chiaro.
Semplicemente sentivo che la quotidianità, nonostante le belle cose vissute, era come se mi lasciasse incompleta. Compiere il mio dovere, coltivare i miei ideali di matrimonio, famiglia, lavoro e interessi vari, non mi bastava per essere felice e mi dava solo il sollievo di non sentirmi eccessivamente in colpa. Segno non solo che vivevo troppo le cose con il senso del dovere, ma anche che io non ero solo quelle cose. 

E’ sicuramente l’insoddisfazione dello stato attuale che ci spinge innanzi, che stimola in noi la ricerca. Una sorta di sete di altro.
La vita che si risvegliava in me di notte sembrava lasciar uscire passione, fantasia, voglia di avventurarmi nell’ignoto. Molte volte sono stati sogni angosciosi, soprattutto nella prima parte della fanciullezza e giovinezza, il più delle volte parecchio più avventurosi rispetto a come io ritenevo di essere.

Al di là delle trame complicate e spesso intessute di temi ricorrenti di angoscia e paura, di fuga da qualcosa e qualcuno e ricerca di protezione, il senso di vitalità che sognare mi dava era molto chiaro. Per il fatto di sognare io al risveglio mi sentivo più piena e più ricca, pur non comprendendo grandi cose dei possibili significati.

Il nutrimento che porta il sogno.

Sognare fa bene anche se non si comprendono i sogni né i loro messaggi. 

Anche se non si ricordano i sogni. 
Ma se si ricordano e se ne comprendono possibili messaggi, se si arriva ad avere la sensazione di parlare con qualcuno che, come ho già scritto,  è in noi ma non siamo direttamente noi, nel senso che non è la nostra parte cosciente e consueta, alla quale siamo avvezzi, ma pure, essendo in noi, sicuramente è una parte che ci appartiene, francamente a me ha dato la sensazione di aver davanti il forziere del tesoro da aprire (e proprio come in certi sogni, sapere perfettamente che dentro comunque un tesoro c’è).
Io ho cominciato per bisogno, non per amore del lavoro su di sé. Anche se è vero che il lavoro su di me lo stavo facendo già da tempo, ed è possibile che questo fatto mi abbia influenzato. 
Il bisogno era quello di non perdere le briciole sparse della mia anima, di registrare, di poter ritrovare, di mantenere traccia di queste avventure che una strana me amava compiere. 

Ho sempre avuto necessità di leggere la sera prima di abbandonarmi al sonno. 

Era come il nutrimento dell’anima, necessario per sentirsi sazi. Era per non cadere nel vuoto. Ma le mie letture non erano romanzi, in genere. Io cercavo letture che riguardassero il mondo interiore, manuali, saggi, astrologia, psicologia nelle numerosissime variazioni del tema. Solo così, cercando le chiavi per esplorare il mio spazio interno, sentivo per un po’ che la mia “fame” veniva momentaneamente placata. 

E’ stato così che ho pensato di scrivere i sogni con regolarità. Sogni che arrivavano tutte le notti, anche più di uno per notte. Scrivendoli avrei potuto mantenerli vivi per la mia coscienza, avrei potuto rileggerli. Sinceramente l’idea era anche che quando non avessi avuto voglia di leggere altro, avrei potuto rileggere quelli, come fossero state avventure e storie, come la favola che ti raccontano la mamma o il papà prima di dormire (mio padre mi raccontava le favole prima di addormentarmi).

Dunque ho iniziato a scrivere i sogni per necessità (di compagnia, di sostegno e nutrimento emotivo su misura per me) e per il piacere di poter avere a disposizione il ricco materiale che emergeva, quando l’avessi desiderato in futuro.

Poi, soltanto dopo, gradualmente, si è trasformato in un lavoro. Devo dire mai antipatico, o mai fatto per dovere (in questo caso, lasciavo perdere). 

Dunque un lavoro che era una gioia compiere, perché dopo la fase della ricerca e dell’impegno, arrivava il senso di pienezza per aver trovato un significato di senso costruttivo per me, incoraggiamento, spiegazione. Quando qualcosa si collegava e io trovavo un messaggio utile, provavo pienezza e felicità.  Nonché un profondo senso di ringraziamento e gratitudine per la natura delle cose, per come siamo fatti, per la ricchezza che possiamo scoprire dentro e fuori di noi.

La fonte interna.

Sinceramente, questo collegarmi alla mia fonte interiore nel tempo ha prodotto in me la convinzione che questa fonte sia la parte divina dell’essere vivente, mi ha dato riscontro e conferma di esistere in un tutto organico e perfettamente logico. Ma questo avveniva semplicemente perché avvertivo come mi faceva bene all’anima tutto ciò. All’anima, ma di conseguenza anche al corpo. L’utilità che trovavo era espressa dal fatto di stare meglio dentro, di non sentirmi sola e sperduta, era un vero e proprio nutrimento emotivo molto grande, che mi procuravo in autonomia (non mi rendevo conto, inizialmente, di come stessi lavorando per attivare le mie risorse e muovermi verso l’autonomia emotiva e la crescita spirituale e psichica)

Visto che il mio tema non è quello di un monolitico Capricorno ma parla di grandi necessità e potenzialità affettive ed emotive che devo imparare a vivere in modo autonomo, evidentemente quello del dialogo coi sogni non è stato per me un passaggio casuale, ma una tappa molto significativa del mio percorso personale. 

Nettuno sulla cuspide della decima casa mi racconta che il sogno e l’ineffabile, lasciati entrare nella vita e posti nello spazio che compete loro, possono molto per me ai fini della mia autonomia e realizzazione. Bene. (Autonomia non è autarchia, e neanche la rinuncia così facile al Capro; per me include il benessere, se no è autonomia mutilata, e mutilante).

In realtà per me non è mai stato faticoso (nel senso pesante del termine) lavorare con i sogni. Mi ci sono sempre dedicata volentieri. Grazie anche al fatto di essere sempre stata molto mattiniera, potevo scrivere ed interpretare riempiendo i miei quaderni e dedicando anche un’ora e mezza o due al mattino prima di prendere il via della routine quotidiana.
Per me era un bel modo di cominciare la giornata. 

Sono stata fortunata, credo. Ho cominciato a rendermi conto dell’utilità di scrivere ed arricchire i sogni con interpretazioni ed elaborazioni dopo che mi era già venuto facile cominciare a farlo. 
Mi rendo conto che se qualcuno mi avesse chiesto di farlo, magari non sarebbe stato facile. Ma se mi avessero mostrato qualche esempio…

Credo che il mio percorso sia quello di trovare la facilità e bellezza in sé del dovere (che si trasforma a questo punto in scegliere e volere), attraverso la piacevolezza del lasciarsi andare a un attivo affidamento a forze transpersonali. Altrimenti da Capricorno, in senso più ristretto e cupo, avrei continuato per tutta la vita a compiere dei doveri che sentivo imprescindibili sperando, inutilmente, di ricavarne nutrimento e felicità.

Per questo, forse, per un caso del mio personale destino, a quanto mi è dato intendere sinora almeno, ho iniziato con più soddisfazione che fatica a compiere il lavoro sui sogni. 
Ma sono certa che ognuno di noi ha le sue modalità di entrare nelle cose. 

La curiosità e l’interesse, sono ottime motivazioni, anche a me tutt’altro che estranee (la domanda era: cosa ci sarà mai qui dentro di interessante? Cosa sarà mai capace di inventarsi il mio inconscio?).
Essi tuttavia richiederebbero (qui è Capricorno e Casa Decima che parlano, come punto di arrivo dopo Toro e Vergine, seconda e sesta) costanza, continuità, durata, metodo, “ripetizioni” per affinare quest’ultimo, coerenza. Per arrivare a padroneggiare la materia (noi stessi). 

Coerenza. Se faccio un generico percorso pensando che mi sia utile ad imparare a vivere meglio e maggiormente in armonia con ciò che mi circonda, non posso trascurare un elemento così importante di dialogo col Sé come è il sogno.
Se voglio davvero instaurare un dialogo, non bastano uno o alcuni tentativi più o meno sporadici.

Ma questo è una nostra scelta, che deriva da come sentiamo impellente o meno l’idea di metterci in contatto con l’interiorità di noi stessi.

Per alcune persone magari il contatto con se stessi è particolarmente pauroso, ed esse hanno creato equilibri per vivere che, in un bilancio globale, può essere meglio non smuovere. Il nostro inconscio ha la capacità di comprendere se è meglio non toccare certe questioni, nel caso agisce attivando le difese psicologiche.

Ma nella misura in cui noi sentiamo che ci sono limiti che ci impediscono di fare delle cose che però vorremmo fare e che ci piacerebbe rimuovere, oppure che abbiamo qualcosa dentro che ci spinge ad allargare i nostri orizzonti a qualunque costo, per amore di conoscenza e di verità, non possiamo a lungo far finta di non capire. Io sono dell’idea che, chiedendo, ci sarà dato.

Ritengo che scrivere i propri sogni semplicemente come un diario onirico, anche senza volerci lavorare sopra, sia molto arricchente e alquanto creativo comunque.

Lavorandoci, il linguaggio si affina sempre più, l’intesa con il proprio mondo interno anche. La capacità di sognare e ricordare si sviluppa ed affina anch’essa. Questo non evita che ci siano momenti in cui sembra di ripercorrere fasi già trascorse. In realtà, è solo per vedere meglio, per approfondire, per trovare nuovi aspetti ancora celati e magari un diverso approccio o punto di vista che ora è possibile individuare.

Riflettendoci, come mi è capitato di fare in questo periodo di attività nel laboratorio, mi rendo conto che lavorare seriamente con il sogno non è per tutti. Come accade per l’astrologia umanistica, probabilmente. Che anche se tutti a sentir parlare di possibilità di allargamento della conoscenza di sé possono reagire con entusiasmo, in realtà la motivazione vera ad approfondire non è cosa tanto facile da trovare. 

Ad alcuni potrebbero servire tempi più lunghi, o che magari accada qualche cosa di particolare che induca a compiere il viaggio, ma potrebbe anche non avvenire mai che una persona maturi una tale scelta. Ognuno ha diritto a trovarsi il suo equilibrio come crede (possibilmente senza danneggiare altri, almeno). 

Ma ognuno ha anche il dovere di rendersi responsabile al meglio di sé stesso, proprio per diventare apportatore di armonia nel personale e poi nel collettivo, per far fruttare i propri talenti e per trovare quell’individuo unico e irripetibile che ciascuno è.

Una precisazione.

Lavorare con i sogni comunque non significa che io riesco a interpretare esattamente ed univocamente ogni cosa. Non si può pretendere di esaurire la portata che un sogno può avere vivisezionandolo (anche se non ritengo sia vivisezionare, l’attività di auto interpretazione che io propongo, anzi, tutt’altro!). Non possiamo avere la certezza assoluta che quella interpretazione è quella giusta. E non dobbiamo cercare questo. 

Dobbiamo invece ricercare nella fragile creatura notturna cui abbiamo dato vita un messaggio che abbia senso per noi e che ci possa essere di aiuto, confortandoci, allargando la conoscenza di noi stessi e le nostre opportunità. Soprattutto facendoci sentire quanto è vero che le nostre risorse sono in noi!

Ecco perché solo il sognatore può sentire quando l’interpretazione è avvenuta. È come il dipanarsi di una matassa e muta lo stato d’animo; c’è come un’apertura, un respiro più grande e allo stesso tempo più leggero. 

Senza escludere che, essendo i simboli contenitori ricchissimi di significati e i simboli nei sogni vivi come è vivo chi il sogno produce, domani potremmo sempre trovare per quel certo sogno un significato maggiormente sensato e calzante.

Il laboratorio dei sogni e lo scambio nel forum.

Il senso del lavoro nel laboratorio è produrre un discorso, fatto di interventi alternati, tra sé e sé onirico. Dove sé è semplicemente l’Io cosciente che registra e ricorda il sogno e  il sé onirico è la parte che produce il sogno, che esprime la voce dell’inconscio, che è a contatto con il Sé Superiore. Quando non ricordiamo il sogno, spesso esso è seppellito appena sotto la soglia della coscienza, negli strati più superficiali dell’inconscio. A volte sono le difese dell’Io a non permettere di ricordare il sogno, per via magari di messaggi di cui si ha timore. A mio avviso è anche l’abitudine e  il convincimento di non ricordare che prendono il sopravvento; lo dimostra il fatto che parlare di sogni, scriverne, lavorarci, pensarci su, cercare e curare il sogno, valorizzandolo anche quando si presenta in modo modesto e limitato, tendono a stimolare il fatto di sognare. 

Ciò che curi con amore, ti ricambia prima o poi.
Interagendo nel forum, il dialogo interno tra noi e noi avviene anche mentre rispondiamo a qualcuno che ci ha suggerito uno spunto di indagine, o il cui racconto ci ha ispirato una risposta da dare; in primis, parliamo a noi stessi. 

Mentre scriviamo il sogno sul quaderno per non dimenticarlo, stiamo spiegando e raccontando a noi stessi. Mentre lo raccontiamo a qualcuno, lo stesso. A chi non è capitato di rendersi conto di un aspetto o di un particolare del sogno proprio nel raccontarlo o nello scriverlo? Forse solo a chi è convinto di non sognare mai e non vuole rischiare di doversi smentire. Il dialogo interno, quindi L’ASCOLTO INTERNO, vanno sempre mantenuti in essere. Allora i messaggi fioccano.

Simbologia, sogni e transiti.

Io ritengo che, come nel sogno noi possiamo simboleggiare realtà psichiche anche difficili da rappresentare direttamente (ad esempio i nostri sentimenti ostili verso qualcuno, o certe nostre insicurezze che ci farebbe ancora male riconoscere al momento), così come possiamo rappresentare alla mente realtà difficili usando i simboli, allo stesso modo, poiché anche i pianeti sono simboli di certe energie particolari che possiamo associare a più oggetti concreti, tutti derivanti e collegabili a quel dato simbolo, allo stesso modo, sognare e parlare per questo tramite con il nostro inconscio cogliendo i messaggi che lui ci dà consente ed aiuta a vivere meglio i transiti. 

Il linguaggio usato è simbolico, in entrambi i casi, per cui aprirsi all’ascolto dell’interiorità ci permette sicuramente di sintonizzarci con le energie profonde in movimento che spingono all’evoluzione, e che il gioco dei transiti segnala e racconta a chi vuol vedere. Per analogia, per simpatia. Come uno specchio. 

In tal modo viene ridotto e limitato il rischio di non ascoltare minimamente ciò che un transito cerca di suggerirci, che si può poi trasformare in un impatto reale assai più duro e difficoltoso (necessario per aprirci gli occhi per forza, o quanto meno per scaricare in quel certo modo quelle energie che non si volevano riconoscere). 

Non dico che sia facile, ma penso proprio che lavorare su di sé giocando con la simbologia e il linguaggio dei sogni, abbinato a quello dell’astrologia psicologica, possa diventare un’attività estremamente creativa ed utile. 

Utile prima di tutto a se stessi, perché ci vuole l’umiltà sempre di cominciare da sé ad applicare, ma poi anche attorno.

Credo che si possa arrivare a lavorare sui simboli per appropriarsi dell’energia richiamata dai transiti, arrivando a usarli al meglio come occasioni di crescita consapevole. 
Su questo argomento sarà certo interessante tornare.

Conclusioni.

Il forum incentrato sui sogni è una buona occasione per lavorare a distanza interagendo con gli altri sui sogni. Si possono avere risposte, stimoli, idee…

Ma il senso profondo è quello di un dialogo con gli altri, mettendo in gioco un poco di noi, ognuno avendo cura di riportare a sé quanto impara, con grande rispetto ed amore per quanto propongono gli altri, con la voglia di dare sempre un ultimo feedback, per raccontare come si sono risolte le cose, cosa è accaduto poi, come il sogno è maturato, se lo è, successivamente, e se non lo è, anche.

Quindi concludo sottolineando l’importanza di interagire nel forum rispondendo sempre a chi ci ha risposto esponendosi e restituendo un utile feedback. Che sarà testimonianza di gratitudine (rivolta in generale) per quanto si può imparare interagendo assieme, di comunicazione e dell’instaurarsi di un collegamento e fiducia tra persone. 

Così si crea un contesto di maggiore utilità e facilità per apprendere. In quel luogo nessuno sarà mai giudicato. Si viene per offrire di sé e aver modo di imparare su di sé. Creando collegamento, contatto, fratellanza, scambiando idee.

Personalmente voglio dire che da quando sono iniziati gli scambi sul forum la mia attività onirica si è risvegliata e vivacizzata tantissimo; sogno praticamente tutte le notti e quasi non riesco a star dietro a tutto ciò che sogno. 

Sento che l’interazione profonda con le persone è un mezzo potentissimo, per quanto mi riguarda, per conoscermi.

Di questi tempi Nettuno mi è entrato in Seconda casa. Interagendo con le persone sul forum, ancora più che scrivendo questi articoli, io mi sento profondamente nutrita e collegata ad un qualcosa di più grande. La sensazione è davvero bellissima e ne sono profondamente grata.

a cura di Bruna Scataglini