Il sogno, dato che opera da una dimensione che trascende lo spazio/tempo e la consapevolezza individuale, abitualmente usa fatti e motivi che vanno oltre e al di là dell’attuale consapevolezza del sognatore (e a volte anche del terapeuta). 
(E. Whitmont S. Perera)    

Presenterò qui le finalità del lavoro di autoanalisi, illustrate in maniera sintetica con il proposito semmai di approfondirle dettagliatamente in seguito, se non anche di individuarne altre significative; i principi ispiratori, presentandoli tutti ma illustrandone uno alla volta (quindi qui il primo e in seguito gli altri), per non appesantire eccessivamente l’esposizione; il procedimento, specificato per punti, per effettuare l’autoanalisi dei sogni, anche qui, riservandomi di approfondire determinati aspetti successivamente. 
Infine, illustrerò l’interpretazione analitica del sogno del serpente di cui si è già parlato la volta precedente.

1. FINALITA’ DELL’AUTOANALISI DEI SOGNI

Le finalità dell’autoanalisi dei sogni  sono, in sintesi:

  1. Ottenere accesso al vasto materiale inconscio e ai messaggi e significati in esso contenuti; quindi la possibilità di comprendere quanto si sta vivendo nonché tentativi di risposte ad interrogativi e problematiche. Notiamo che il sogno offre il materiale all’interpretazione, ossia elaborazione dello stesso. E’ propriamente l’attività di elaborazione che consente di interpretare e pertsnto collegare parti, dando nascita ad un insieme dotato di senso. Il senso è dunque il prodotto della nostra attività mentale, in stretta connessione ed ascolto del sentire emotivo; essendo funzione della nostra capacità di quel momento, esso, pur avendo una portata ed una utilità che collimano con le esigenze dello specifico momento, è suscettibile di modificarsi ed approfondirsi nel tempo, mantenendo così intatta la sua potenzialità informativa. Dal punto di vista astrologico, l’elaborazione è collegata segnatamente alla Casa Nona e a Giove.
  2. Affinare la capacità di ascolto di sé, delle proprie necessità, istanze, desideri, valori; del proprio mondo interiore. E’ un processo che richiede tempo, pazienza e perseveranza. Anche perché la capacità di ascoltarsi (e quindi di ascoltare) non è così scontata come si potrebbe pensare, in quanto spessissimo sacrificata nel processo di crescita e di adattamento al sociale.
  3. Rafforzare la fiducia nella propria forza interiore, arrivando, dal supporla, a percepirla e consolidarla. Significa rafforzare la fiducia nella propria capacità pratica di farcela a darsi aiuto, a sostenersi, emotivamente e concretamente, incamminandosi verso quell’autonomia emotiva, fine autentico di ogni percorso e ricerca di significanti nel tema natale. Significa consentirsi di fare esperienze che struttureranno questa fiducia, non sempre, come sappiamo, perfettamente acquisita nelle fasi infantili. Questo, sia perché diventeremo in grado di decifrare i nostri sogni in modo costruttivo per noi stessi, sia perché ci integreremo sempre più col nostro mondo interiore che ci parla (e ci parlerà sempre più chiaramente).
  4. Mettere la ragione al posto che le spetta, ossia di nobile strumento di un cuore che sia il sovrano, restituendo dignità a cose come emozioni, istinto, inconscio. Infatti la ragione è uno strumento per tradurre e dare significato al mondo interno, non meno che a quello esterno (funzione di Mercurio associata a quella di Giove, Asse della Terza e Nona Casa astrologiche). Il suo ruolo strumentale rispetto alla totalità della struttura psichica sottolinea come essa non debba prevaricare, bloccare, tagliare parti e prevalere sull’espressione delle altre facoltà, ma come sia invece auspicabile che si ponga al loro servizio, con una funzione di guida apportatrice di luce, nel percorso di conoscenza delle parti ancora avvolte dall’oscurità della non conoscenza.  Ritroviamo qui molti simboli cari all’astrologia: il  Sole come cuore, il cui maggior sviluppo sono amore, espansione e generosità; la sua esaltazione in Leone, simbolo del re della foresta; la corrispondenza con la Casa Quinta, come espressione di un Io individuato, che sicuramente una capacità superiore di amare qualifica in modo peculiare come Re del (suo) mondo. Il Sole – Io è il centro, quindi la capacità di amare è il principio che ispira e dà vita al sistema. I pianeti che rappresentano le funzioni, sono, appunto, funzionali a tale sviluppo ampio ed armonioso dell’Io nella sua Totalità (come la Ruota dello Zodiaco ci insegna). 
  5. Enfatizzare e stimolare l’aspetto creativo ed artistico della vita, legato alla fantasia, all’ispirazione, alla spiritualità, astrologicamente rappresentati da Nettuno. Ancora una volta non possiamo fare a meno di notare come la creatività sia rappresentata dalla Quinta Casa zodiacale, ove risiede il senso dell’essere se stessi, dell’espressione della propria individualità ed unicità. La creatività fa sentire vivi e pienamente presenti nel fluire dell’esistenza; contrariamente a quello che molti potrebbero credere, non è qualcosa che è riservato solo agli artisti, semmai in loro è enfatizzato. Legata all’apporto personale che ognuno può dare nei modi e negli ambiti più svariati, essa è la carica energetica che caratterizza l’essere umano e che, lasciata fluire, affinata dalla pratica e dal confronto con la realtà, verrà alfine padroneggiata per consentire di realizzare pienamente la persona, attraverso il contributo che questa potrà portare al mondo (Decima Casa). Indubbiamente, interpretare i sogni è un’arte, in quanto abbina, sì, la giusta dose di ragione ed intuizione, ma soprattutto richiede di sintonizzarsi con il mondo delle percezioni sottili, dei simboli, dell’inconscio individuale e collettivo e dello spirituale.

I PRINCIPI DEL METODO

I  principi che sono alla base del lavoro di autoanalisi che si può fare con il sogno sono i seguenti:

  1. Principio della fiducia di base nella natura umana
  2. Principio della totalità del sogno
  3. Principio della tendenza alla guarigione
  4. Principio della partecipazione attiva

Principio della fiducia di base nella natura umana. E’ un principio che reputo basilare  e di cui invito a valutare la portata costruttiva, soprattutto accingendosi a questo tipo di attività: l’essere umano è, e nasce, intrinsecamente buono e non cattivo; perciò, accingendosi a compiere questo percorso, dovremo bandire, all’inizio con un atto di volontà e fede, poi con un’adesione sempre più convinta e spontanea, il timore di scoprire cose che ci facciano sentire “cattivi” , “sbagliati”, “immorali” e quant’altro. La “cattiveria” e il “male”, termini che derivano dal tentativo di catalogare e giudicare la realtà, li dobbiamo pensare come risultati di aberrazioni e di distorsioni nello sviluppo che deviano da un percorso, legati alle difese che l’individuo ha posto in essere rispetto alle esperienze incontrate. L’utilizzo dei termini buono/cattivo è sintomatico della cultura ed educazione che condizionano, più o meno coscientemente, il nostro pensiero, come del resto della polarità attraverso la quale per forza di cose noi pensiamo la vita che si manifesta sul piano reale. 

Io qui invito a pensare a tutto quello che il sogno ci porta, come “buono”, non solo in quanto utile, ma anche perché espressione di una natura che ha in se stessa le potenzialità per esprimersi nell’armonia e nella pienezza. La portata semantica del termine “cattivo”, dal latino “captivus”, prigioniero, aiuta a comprendere quello che intendo.

L’osservazione secondo cui civiltà ed ”educazione” non agevolano ma anzi ostacolano la piena e serena espressione dell’individualità è comune a molti studiosi, come Karen Horney, come Alexander Lowen, solo per citarne un paio. Secondo Lowen, infatti, analista, grande uomo e pensatore, nonché padre della Bioenergetica, la natura umana non nasce malvagia, e va quindi dirottata (magari con ogni mezzo) dal male al bene, quanto piuttosto si caratterizza fin da subito per un’aspirazione alla completezza ed integrità, per una fiducia ed apertura totali (l’innocenza dell’infanzia) che sono destinate inevitabilmente ad una più o meno parziale delusione (tradimento dell’amore). Tutto ciò si lega allo stato di dipendenza molto forte e prolungato in cui il bambino si trova immerso per molto tempo.

Riparare le distorsioni e ripristinare l’equilibrio diventa pertanto scopo del lavoro di guarigione da intraprendere e base per l’assunzione di una autentica responsabilità della propria vita. L’educazione, in teoria, dovrebbe essere impartita da genitori saggi, integri psichicamente e quindi sereni, come un lasciar venire fuori in maniera equilibrata la natura individuale del figlio, conciliandola e aiutandola a raccordarsi fluidamente alle esigenze di civile convivenza (naturale conseguenza anch’essa di una educazione serena in cui non si deve sopraffare nessuno). 
Ma nella realtà noi tutti quando ci ritroviamo a ricoprire il ruolo di genitori, siamo anche persone sofferenti con tutta una serie di nostre problematiche non ancora risolte che finiscono per essere trasferite ai figli e lasciate loro in eredità. È questo un costo indotto della civiltà di cui sarebbe importante rendersi consapevoli. Non certo per liquidare negativamente la civiltà stessa, ma semmai per arginarne gli effetti collaterali dannosi per l’equilibrio ed il benessere psicofisico dei singoli che la compongono.

È importante l’assunto di questo principio ai fini della nostra prospettiva autoanalitica, perché così ogni scoperta che possiamo andare a fare non ci farà sentire cattivi e/o sbagliati, ma solo persone che stanno cercando di trovare un equilibrio esprimendo parti di sé e riconciliandole. Questa consapevolezza a livello razionale, che non risolverà di per sé il vissuto emotivo ma permetterà semmai di affrontarlo meglio, ci potrà consentire di riconoscere più agevolmente emozioni legate a sensi di colpa, repulsione, giudizi moralmente negativi, pregiudizi incamerati non volendo e ad accettarli. 
Perciò, se io sogno personaggi o situazioni che mi provocano disgusto, paura, o altri sentimenti di avversione, posso intanto riconoscere come “plausibilmente miei” questi sentimenti ed emozioni anziché rifiutarli o negarli; quindi posso pensare che in qualche modo essi in realtà mi rappresentano qualcosa di legittimo, che si inquadra nel contesto ideale di questo principio. Che, ripeto,  potrebbe sembrare scontato, ma inconsciamente non lo sarà poi tanto, visto che la civiltà, in cui si coagula e riporta collettivamente l’esperienza umana, tende a essere fondata sulla polarizzazione, sulla scissione di buono / cattivo, giusto / sbagliato e così via.

In ultima analisi è anche un modo per cominciare ad amare se stessi, uscendo dal giudizio di cui siamo permeati; nell’ascolto di qualcuno, il rispetto, l’amore e la compartecipazione sono fondamentali. Si deve tenere conto, lo ripeto, che anche condividere il principio o sentirlo come fondato, non sarà di per sé garanzia che i condizionamenti e pregiudizi non continuino ad operare ugualmente nel nostro inconscio, ma quanto meno possiamo diventarne nel tempo più consapevoli. Per questo ritengo fondamentale mettere questo principio alla base di tutto il lavoro successivo. Mi sono dilungata su questo aspetto anche perché so quanto mi ci è voluto, personalmente, per disinnescare e rivedere i principali meccanismi mentali negativi in cui si era strutturato il mio modo di concepire l’esperienza del vivere.

Gli altri principi li spiegherò successivamente.

IL PROCEDIMENTO. PUNTI ESSENZIALI

Questi punti, che qui delineerò rapidamente, saranno ripresi ed integrati in seguito. Intanto, volendo provare ad impostare il lavoro di autoanalisi, il riferimento ad essi sarà utile e più che sufficiente.

  1. Scrivere il sogno appena svegli su un quaderno da tenere a portata di mano. Altrimenti, per quanto vivido, si perderanno con il passare delle ore e dei giorni, sempre più particolari; la maggior parte dei sogni si dimenticherà completamente.
  2. Descrivere tutti i dettagli presenti nel sogno cercando di comporre il racconto secondo un filo il più possibile logico, ma senza forzature della logica stessa.
  3. Completare abbastanza rapidamente il racconto, aggiungendo, se lo si avverte significativo, anche la descrizione dello stato d’animo del risveglio.
  4. Fatto ciò, impegnarsi a completare, se lo si sente agevole al momento,  le descrizioni dei dettagli cominciando a inserire delucidazioni (spiegazioni razionali che vengono in mente) o associazioni di idee e ogni altro dettaglio che si creda significativo, come se si dovesse rappresentare la scena a una terza persona che non ne sa niente.
  5. Fissato tutto ciò che c’è di vivo e presente al risveglio, ci si può anche rilassare e si può rinviare l’analisi ad un altro momento oppure  procedere subito (in questo caso rilassandosi leggermente di meno).
  6. Evidenziando frasi, parole, passaggi salienti e punti che si sentono carichi emotivamente, cominciare a scrivere spiegazioni che vengono in mente, indagando i significati, ponendosi domande, ricorrendo alla simbologia (anche attraverso fonti esterne, libri, persone, e simili), o alla descrizione delle funzioni concrete delle cose, ed infine anche ad elementi affettivi provenienti dal vissuto personale, relativi agli oggetti indicati, cioè ad esempio come io vivo quell’oggetto, cosa mi è accaduto una volta con quell’oggetto, che cosa mi ricorda, e così via. 
    Non importa se il tutto risulterà frammentario, né se per ogni punto potranno esserci più interpretazioni o stralci di esse. L’interpretazione giusta (per quel momento) di solito è sentita con una reazione emotiva forte, come il conseguimento di una certezza (che poi potrebbe benissimo venire in seguito modificata e anche sfatata).
  7. Accettare che restino parti non chiarificate, non convincenti, o del tutto oscure. 
  8. Scrivere significati e riflessioni con tutta la ricchezza di interpretazioni e simbologie che ci è possibile,  ed anche in più riprese, ovviamente.
  9. Cercare di mettere insieme le parti, sintetizzando gli elementi analizzati in un tutto coerente, come ricostruendo un puzzle dotato di un senso logico che sia tale per il sognatore.
  10. Accettare, dopo essersi impegnati almeno un po’,  che restino parti non ben collegate, con la riserva di rivedere la cosa in un secondo momento (è possibile che poi in momenti qualsiasi della giornata arrivino dei flash utili o delle risposte). 
  11. Il significato, che può essere più di uno e può modificarsi a seconda del momento, può essere comunque valido anche se è solo uno dei diversi possibili. Infatti, al di là di possibili significati alternativi, il senso profondo sarà unitario; solo, potrebbe essere colto nella sua portata non immediatamente, ma per gradi. L’importante è sentire quando si è raggiunta una consapevolezza significativa, per piccola che possa essere, ma anche pensare che essa non è sicuramente l’unica possibile né quella definitiva. Che, specie se troppo facile, potremmo aver trascurato qualche cosa; che, se troppo faticosa o difficile ed ostica, potremmo aver ugualmente trascurato qualche altra cosa. Questo non deve scoraggiare, perché scopo del lavoro è il viaggio stesso e lo spirito che lo anima.
  12. Accettare quindi che non c’è una versione giusta o sbagliata in assoluto, ma che il senso lo attribuiamo noi, con lo sviluppo della consapevolezza e l’affinamento nell’ascolto dei messaggi, e che veramente produttivo è il processo stesso implicato da questo lavoro, che ci arricchisce di consapevolezza e significato, a prescindere dall’aver trovato la verità assoluta (che non c’è) nell’ipotesi A piuttosto che nella B. 
    Noi siamo co-creatori del significato che attribuiamo al sogno. Valga soprattutto, questo, per quando si fanno sogni angosciosi che sembrano gettare oscure minacce! Il significato da privilegiare sarà tendenzialmente uno che risulti costruttivo, non demotivante, che si inserisca coerentemente nel percorso della nostra vita e dal quale sentiremo che possiamo trarre una qualche forza. Se ci dovessimo accorgere che non è così, vuol dire che stiamo toccando una nostra paura ed è comunque un’informazione che il sogno ci sta donando.
  13. Nel tempo la consapevolezza e una certa maggior  conoscenza di sé farà produrre interpretazioni sempre più sicure, ricche, soddisfacenti. Ciò non toglie che esse siano ugualmente suscettibili in ogni momento di sviluppi, approfondimenti, chiarimenti e collegamenti ulteriori. E’ come se il sogno, sognato, scritto, interpretato, diventasse un’esperienza in divenire capace di riflettere e accompagnare per molto temnpo il suo sognatore.

ESEMPIO DI AUTOINTERPRETAZIONE. IL SOGNO DEL SERPENTE

In neretto è riportato il racconto del sogno, in prima persona, scritto immediatamente dopo il risveglio.  Esso è diviso in brevi periodi o frasi. A ognuno seguono frasi in corsivo, scritte dall’autrice del sogno, ugualmente in prima persona, che rappresentano i suoi commenti relativi all’autoanalisi dei dettagli del sogno contenuti nelle diverse frasi. Ovviamente qui tali commenti sono presentati ad un livello di completezza che è stato ottenuto nel corso di diverso tempo.
In caratteri normali ed in terza persona sono riportati ulteriori commenti di chiarimento ove ritenuti necessari.

Mi trovo in una stanza, un ufficio di una specie di scuola.
La scuola: dove si imparano delle cose; associata a:  bambini (che devono crescere e svilupparsi), adolescenti,  studenti, qualcuno che sta imparando ed è “in formazione”.
Qui c’è il chiaro riferimento della sognatrice a se stessa e al percorso che ha iniziato, al di là dell’analisi, di apprendimento e formazione.
Ufficio = luogo di lavoro in cui si sbrigano pratiche, si rappresentano, elaborano, programmano attività produttive  e se ne verificano i  risultati. 
È il riferimento al percorso di analisi e crescita interiore intrapreso in modo sistematico, come un vero e proprio lavoro .
C’è gente.
 La mia è una  dimensione sociale, inserita nel mondo, tra la gente; sono in fase di apertura e interazione con esso. 
Vuole andare verso il mondo, per inserirsi attivamente nella realtà.

Io comincio a tirare fuori dalla bocca  
Tirare fuori da dentro, estrarre qualcosa precedentemente ingoiato; oppure esprimere, parlare, comunicare al mondo, manifestare ciò che c’è dentro; bocca: oralità, nutrimento (riferimento a una fase infantile?). Il gesto lento mi ricorda anche un mangiatore di spade, la solennità, la sospensione e la magia dell’attesa davanti all’esibizione di un acrobata (del circo della vita)…Creatività? Espressione… 
un enorme serpente, 
L’uroboros,  serpente che si morde la coda, l’eterno cerchio della vita….qui sono io che do vita al serpente traendolo da me;  operazione inversa, qualcosa che era inghiottito viene ripristinato…
io lo estraggo grazie al mio operare, al mio esprimermi con la bocca, al mio lavoro, nella fattispecie,  di analisi, al mio essere attiva nella mia ricerca di guarigione
che tengo nella mano destra. 
Lo prendo per estrarlo, ma poi anche lo  trattengo; mano destra: operare per affermarsi, per fare e per dare, nella vita; dare = parte attiva, maschile, dare ciò che io ho prodotto, creato. Bocca e mano destra: mi esprimo e creo.

Vedo me stessa dall’esterno 
È’ una caratteristica di certi tipi di sogno, vedersi dall’esterno; può rappresentare oltre che una modalità personale di visualizzare, l’oggettivazione, la capacità e l’intento di vedersi dal di fuori, il ragionare su se stessi per comprendere,  osservandosi quanto più possibile oggettivamente (l’autoanalisi, insomma);
e  vedo il serpente molto bene, focalizzo soprattutto il suo ventre. 
la mia attenzione è focalizzata sul ventre (del serpente), ventre come parte centrale del corpo, femminile, parte con funzione di contenimento per eccellenza (di nutrimento, di energia, di emozioni, di vita); parte debole? Vulnerabile? Un animale riverso sul ventre è in atteggiamento di sottomissione e non di sfida, forse vuol dire che il serpente  non mi è così ostile in realtà.
successivamente diverrà più chiaro il riferimento al ventre come ricettacolo principale delle emozioni sentite e trattenute o bloccate, non lasciate libere di scorrere e quindi dileguarsi.

E’ di colore bianco 
il colore del nuovo, degli inizi di una nuova vita, della verginità (innocenza recuperata e recuperabile?), guarigione….
sfumato di  verde
il colore del mondo vegetale, della vita vegetativa  che riconduce alla madre terra, quindi al  femminile, inconscio, mondo istintuale ed emotivo, alla natura e alle sue forze primordiali
chiarissimo. 
delicato, tenero, perché è un inizio.

È’ talmente grande nella parte centrale del corpo
Il centro del corpo e dell’energia, lo hara è grande, come nel  Budda, il terzo chakra è ampio e sviluppato, ed è quello del potere;  
che una parte di me registra il pensiero che non so proprio come potesse passare dalla mia bocca, seppur spalancata.
La parte più vicina alla coscienza (la razionalità, presente ed operante nel sogno) potrebbe avere qui la funzione di sottolineare le grandi dimensioni dell’animale, quindi la grande potenzialità simbolizzata; ma anche di segnalare l’incongruenza con quanto si crede di sapere (schemi razionali cristallizzati da esperienze passate) e sembra ormai assodato e che, guarda caso, adombra il pensiero che un potere così grande non potrebbe essere contenuto in se stessa né espresso agevolmente.

Tuttavia tutto è molto naturale. Non ci sono sensazioni di nausea o schifo o altre sensazioni fisiche particolari (riflessione fatta da sveglia).
Tutto è molto normale, in realtà; naturale ed agevole; sembra si tratti di  un processo molto naturale, forse di un ordine superiore, che non contrasta il corpo, la sua saggezza e i suoi meccanismi;  quel serpente, in realtà, “non mi fa schifo”, è compatibile col mio corpo e le sue sensazioni, non è qualcosa di temuto a livello istintivo, di estraneo o pericoloso.
La sognatrice avverte chiaramente nel sogno cosa il corpo e l’istinto le stanno dicendo, e che contrasta con la ragione.

Io tengo il serpente sotto la testa (per il collo, si può dire),
Lo strozzo, in realtà; lo strangolo: cambiando il punto di vista, posso vedere che gli impedisco di agire, lo blocco e lo soffoco
perché è molto, molto velenoso e pericoloso,
ne ho molta paura; sono certa della sua pericolosità
Quel potere è pericoloso; il potere personale viene temuto e considerato fonte di gravi pericoli. Ma si può notare che mentre a livello istintivo il serpente non è sentito come pericoloso, lo è a livello di testa, come certezza acquisita, magari dall’esperienza (propria o altrui);
per cui non posso assolutamente lasciarlo andare;
non ci penso proprio di metterlo per terra, lo tengo stretto più che mai la sognatrice sta esprimendo se stessa agevolmente, sta tirando fuori facilmente il suo personale “malloppo” (materiale analitico) a cui è connesso il potere personale e di guarigione;  ma  non lo lascia ancora libero di agire, non se ne fida affatto; comincia a vederlo e tirarlo fuori ma non accetta di metterlo a terra, di lasciarlo andare dove vuole;
infatti, se lo lasciassi libero, andrebbe sicuramente a mordere i piedi delle persone che si trovano lì. Io non voglio che lui arrechi danno ad alcuno. 
ho molta paura che possa far male ad altri e a me stessa; morderebbe i piedi = ferire ed avvelenare  le radici e la capacità di sopravvivenza di altre persone intorno per colpa mia.
qui sono chiari i sensi di colpa connessi al prendere il proprio potere, contattando un’autorità personale che volta le spalle ai deboli (Capricorno, autonomia della X Casa) e all’autorità convenzionale, intessuta nel sistema di proiezioni e dipendenze reciproche costituitosi nella rete di rapporti personali. È anche il terrore della distruttività della propria rabbia connessa a un potere mai usato.

Quindi continuo a tenerlo in mano, reggendolo in alto di fronte a me. 
Durata del trattenerlo, tempo che passa, durata dell’azione di bloccare; stasi o periodo necessario di elaborazione.
Tempo necessario per un processo.

E’ molto bello, lo ammiro anche. Mi compiaccio. Ma non lo mollo.
 La sognatrice è incantata, affascinata e compiaciuta dall’osservare tutto questo.

L’immagine è tutta concentrata sulla bocca del serpente
Sono presa dall’aggressività di questa energia potente
E’ un potere che aggredisce il mondo, cioè vuole mangiarlo, nutrirsene, conquistarlo.
e sulla mia mano. La sua bocca è spalancata, perché io lo stringo forte per non farlo scappare. Lui ha 2 lunghi denti attorcigliati, alquanto strani, che scattando dalla base dell’attaccatura in tutte le direzioni finiscono per mordermi il dorso della mano, forandola e provocandomi un acuto dolore.
L’aggressività del serpente si rivolta contro di me che lo trattengo, come ogni energia che viene trattenuta e impedita nel suo fluire; sento il dolore dei morsi che mi infligge. La mia mano è ferita. La mia capacità di fare, di creare, è ferita, menomata sia perché la mano è impegnata nel trattenere sia perché quella energia rivolta la sua aggressività contro di me.
Il flusso creativo interrotto e impedito diventa distruttivo ed autodistruttivo. L’energia non si imprigiona.

Rimango così a lungo, la mano immobilizzata ad immobilizzare lui, comunque non mollo la presa, anche se i morsi fanno male
Immobilità, stasi, tempo necessario per passare oltre ma anche idea che, se trattengo e impedisco che l’energia fluisca,  tutto resta immobilizzato, pietrificato, come nel castello incantato delle fiabe: la paura blocca ogni possibilità di azione e mi congela
e, stranamente,  il veleno non fa ancora effetto.
mi viene il  dubbio, perchè io sapevo con certezza che era pericolosissimo, velenoso al massimo grado, perciò avrei già dovuto sentire gli effetti di quel veleno, invece non li sento e mi sto meravigliando di ciò; forse perciò lui sta mordendomi la mano solo per liberarsi, non per fare del male a me o ad altri, forse sta mordendo in quel modo solo perché io lo sto trattenendo…; ed in effetti ora che ci penso forse la sua espressione poteva anche essere  spaventata.
Alla fine nel sogno si profila la consapevolezza che forse qualcosa è diverso da come era stato giudicato inizialmente, sull’onda emotiva di vecchie paure consolidatesi in immediata certezza; e che tutta quella pericolosità, forse, è ragionevole pensare che non sia tale. 
Inoltre emerge l’idea di capovolgere il punto di vista per vedere cosa è più plausibile: il serpente si stava solo difendendo ed era la volontà di controllarlo che causava la sua reazione aggressiva. L’immaginare che il serpente avesse una espressione spaventata può anche non appartenere propriamente al sogno iniziale ma essere frutto di una sorta di trasformazione di esso attivata dall’analisi. Che fosse presente o meno dall’inizio o che si sia sviluppata strada facendo, essa dà significative conferme e mostra anche l’importanza dell’evoluzione che il messaggio simbolizzato nel sogno può avere.

Questo è un esempio di un soddisfacente lavoro di autoanalisi, risultato in verità di riprese successive, che però hanno solo reso il tutto più ricco e fluido, ma non sostanzialmente modificato il significato fondamentale del sogno, intuito, se non pienamente compreso, pressoché immediatamente. È vero che alle spalle c’era già un po’ di questa pratica di autoanalisi. Ed altrettanto vero è che una volta instaurato il meccanismo e la disposizione ad operare l’autointerpretazione, in parte i sogni tendono anche ad assumere, in linea di massima, una disposizione logica che si presta agevolmente a tale scopo. E’ come se si instaurasse veramente un dialogo tra la parte conscia che interpreta e comprende e quella inconscia che elabora il messaggio attraverso il sogno, per cui (è una ipotesi derivante dalla mia personale esperienza) il codice usato nel sogno si adatta e modella al fine di rendersi meglio interpretabile.

Epilogo

E’ curioso ed interessante, per capire come può funzionare l’interpretazione dei sogni, che a distanza di qualche mese dal sogno, la sognatrice, nel raccontarlo ad una confidente, improvvisamente ebbe un flash. Nel sogno, lei era stata infatti colpita dal dettaglio, apparentemente insignificante (ma non tanto da non averlo notato) della forma di quegli strani denti attorcigliati e mentre cercava per l’ennesima volta di descriverli in modo efficace le capitò di mettere a fuoco cosa le ricordavano (poteva essere anche un’associazione di idee fatta esattamente in quel momento, ma non cambierebbe molto). Quei denti attorcigliati erano l’immagine di quei sottilissimi fili di ferro rivestiti di morbida plastica bianca usati per chiudere i sacchetti contenenti le porzioni di cibo da congelare. 

Nel nominare la parola “congelamento”, si rese conto del riferimento a cose congelate, a cibi, associabili a emozioni (anche esse cibo del corpo) congelate e negate, che stavano emergendo con l’analisi. Lo scongelare, come pure tirare fuori antiche emozioni negate (cioè, appunto, congelate, bloccate e cristallizzate nel corpo) dà dolore, come la vita che torna a scorrere e come l’aria la prima volta che dilata i polmoni del bimbo che nasce. 

Per la sognatrice fu la conferma delle tante cose congelate che erano dentro di lei, della paura che aveva di tirarle fuori e del dolore che ciò avrebbe comportato. Ma è anche una conferma del legame che c’è tra tutte queste cose, emozioni congelate da elaborare e potenziale personale da scaricare a terra (e qui il richiamo a Plutone è nettissimo). 
Nonostante la grande paura, non c’è veleno: l’inconscio le sta mostrando che non c’è un vero pericolo di morte. Che semmai il pericolo è nel bloccare, ancora una volta. Che il pericolo vero è la paura stessa. Il serpente panciuto le rappresenta i potenziali di sviluppo spirituale e creativo che sono in lei e l’attendono, appena accetterà di non bloccarli più.

A distanza di qualche anno, la sognatrice si è trovata a lavorare in modo più chiaro e consapevole proprio su tematiche inerenti al suo potere personale, con passaggi segnalati da importanti transiti soprattutto plutoniani. 
Il significato di potere personale, risvegliato dallo “scongelare” paure e potenzialità a suo tempo bloccate, e la corrispondenza e ricchezza informativa del sogno, in riferimento alla sua vita e alla trasformazione interiore, sono rimasti pienamente confermati nel corso del tempo, come vivida e intensa è restata l’immagine di quell’affascinante e inquietante serpente incontrato in sogno.

a cura di Bruna Scataglini