Considerata per certi versi una disciplina di massa, oggi più che mai l’Astrologia ha necessità di recuperare quella dignità che ne ha permesso il proseguo fino ai nostri giorni. E’ dimostrato ormai da tempo che la seria Astrologia ha bisogno di avvalersi di un Codice etico comportamentale che la ri-elegga a pieno titolo quale ‘scienza delle scienze’.
E’ proprio questa motivazione che più di 12 anni or sono indusse il Consiglio del CIDA alla creazione di un Albo privato (1), motivazione che non solo fu quella di accertare la preparazione dell’aspirante astrologo/a, ma anche quella di propagandare ed evidenziare l’importanza di un corretto consulto; una questione che, a quei tempi, non era mai stata considerata neanche dalle riviste divulgative di allora. Sono ormai trascorsi molti anni e gli esami all’Albo hanno sempre più assunto un’impronta volta a far capire al professionista quanto sia importante l’approccio e quindi il rapporto con il consultante.
Molti, infatti, conoscono la tecnica astrologica – e ciò è stato spesso appurato in sede di esame – ma la proiezione, per lo più inconsapevole, del proprio mondo interiore nei confronti del consultante, rivela spesso l’incapacità al necessario distacco.
Non esiste alcun dubbio, quindi, sulla delicata responsabilità di un astrologo, nel momento in cui si mette in rapporto con un consultante. In questo senso la consulenza astrologica è senz’altro tra gli argomenti principali per chi svolge questa professione.
Di fatto, non è come chiacchierare fra amici o fare una conferenza, ma è un momento di scelta molto seria e importante. E qui la ‘scelta’ è intesa in termini di ‘come’ e ‘quanto’ dire a proposito del TN della persona che richiede il consulto. Certamente la cultura, l’esperienza, la sensibilità individuale sono requisiti necessari nella formazione di un astrologo che pur apportando quel ‘tocco’ unico e personale, necessita comunque di una base metodologica che venga conosciuta e rispettata. D’altronde, per sua natura, l’etica ha per fondamento la persona, e in un contesto di consulenza astrologica il consultante è spesso alla ricerca del senso della propria vita; egli vuole assumersi le proprie responsabilità e non si rassegna a lasciarsi trascinare dalla corrente regolata da altri, ma si mette in atteggiamento di ricerca e di verifica per individuare personalmente quali sono le vie per una piena realizzazione delle sue attese più profonde.
Che si tratti di Astrologia o di altra relazione di aiuto per X. Thèvenot “il punto di partenza per il consulente non può che essere la convinzione sulla dignità della persona, sul valore della libertà e sul primato della coscienza. Persona, libertà e coscienza sono la base sulla quale può svilupparsi il discorso etico”.
Esiste in ogni persona una realtà misteriosa e complessa che si accresce man mano che ci si addentra nei meandri della sua storia. Ne scaturisce un essere unico e irripetibile la cui dignità è legata per analogia a quella di ogni altro essere: investire di dignità l’Uomo significa anche restituire il vero senso all’Astrologia.
LA QUALITA’ DELLA CONSULENZA ASTROLOGICA
Anche se il regolamento del CIDA fissa precise norme – pena l’espulsione se trasgredite – chi fa della seria astrologia sente l’esigenza di qualificare ancor più la professione, magari con una sorta di ‘certificazione di qualità’.
Una normativa dunque che sia gratificante più che ‘punitiva’, che stabilisca norme ideali di comportamento con precise riconoscimenti. La cosa già esiste in altri settori, ed è la certificazione ISO di cui molti avranno sentito parlare. Nel settore vinicolo, ad esempio, un produttore di vino che fa il suo lavoro con coscienza e serietà, cioè senza adulterare il prodotto, può anche impegnarsi a seguire particolari norme di igiene e di controllo non obbligatorie, ma caldamente consigliate. Sottoponendo, poi, il suo operato e il suo prodotto a controlli periodici, può fregiarsi di un prestigioso marchio di qualità. Così è anche per il produttore di succo di frutta che oltre a mantenere la giusta percentuale di frutta voglia seguire certi meccanismi produttivi e/o, magari, usare frutta biologica. Ciò è possibile anche nel campo dei servizi: un Hotel a tre stelle, ad esempio, è regolato entro una certa categoria e deve essere in grado di dare un certo servizio, ma se l’albergatore offre di più e s’impegna a seguire certe norme e controlli di gestione sia dei servizi che del personale, a lungo andare può ricevere quest’ambita certificazione di qualità.
La certificazione di qualità, dunque, è presente in vari settori della nostra economia, compreso quello dei servizi. Consiste in sostanza nell’identificare, fra i tanti modi possibili di svolgere un servizio o di sviluppare un prodotto, le procedure migliori per farlo: quelle procedure che, si suppone, siano le più adatte a fornire un prodotto o un servizio di qualità insuperabile.
Ecco, qualcosa di simile può essere fatto anche fra gli astrologi. E’ chiaro che le procedure andrebbero prima discusse e poi fissate di comune accordo fra gli operatori del settore e un ente indipendente. E’ quest’ultimo che sarà poi predisposto al controllo del rispetto di tali procedure. L’ente indipendente potrebbe essere composto da un ‘comitato di saggi’ astrologi di indubbia fama ed esperienza, ossia personaggi esperti nel settore. Va detto che molte situazioni che possono capitare all’astrologo sono comuni a tanti altri settori, in quanto possono riguardare la privacy e dunque il trattamento dei dati personali, l’utilizzo di determinate tariffe e tecniche di mercato, la durata media della consulenza astrologica e da ultimo l’adesione a una deontologia professionale che deve far fronte compatto nei confronti di chi si fregia del titolo di astrologo e poi di fatto utilizza altre tecniche. Una volta stabilite alcune procedure standard controllabili, chi vorrà fregiarsi del ‘marchio di qualità’ dovrà impegnarsi a seguirle. In questo caso non si tratterebbe di un meccanismo ‘punitivo’ (“chi non accetta questo codice etico viene espulso”), quanto piuttosto di un impegno personale al cambiamento, al miglioramento di quest’area di servizi.
L’argomento potrebbe apparire spinoso e difficile da accettare, anche perché può sorgere il timore di divergenze di metodo e di opinione con l’ente preposto che, con la scusa di fare un controllo di qualità, potrebbe avere la tentazione di stroncare la carriera di un bravo astrologo… Risulta chiaro che tutto il discorso va a cadere se non si stabiliscono anche precise modalità di controllo. E’ da sottolineare, infatti, che a differenza di un prodotto alimentare o comunque materiale, la cui qualità può essere definita in base a criteri oggettivi, la qualità del prodotto immateriale, quale è un servizio, può essere data solo dal rispetto di alcune procedure comunemente accettate come le più adatte a fornire un servizio di qualità. Dunque non si giudica il servizio, ma la ‘prestazione di servizio’. Per quanto riguarda la verifica, il sistema statistico potrebbe essere il più adatto al settore astrologico. In pratica anziché verificare ‘a tappeto’ periodicamente tutto il lavoro di ogni astrologo e l’effettiva adesione a tutte le procedure, si tratterebbe di verificare a caso alcune procedure di alcuni astrologi e solo se vengono riscontrate irregolarità si agirà in modo più approfondito. La similitudine può sembrare poco adatta, ma questo metodo viene usato nel controllo qualità dei capi di abbigliamento: vengono presi a caso e controllati solo alcuni capi di tutta una commessa e solo se si riscontrano difetti si procede fino a controllare, se necessario, tutti i capi prodotti da quello stabilimento. E’ importante, dunque, che il controllo si concentri esclusivamente sull’effettivo utilizzo di determinate procedure di comportamento e non sull’efficacia del consulto astrologico o sulla soddisfazione del consultante; non si andrebbe a sindacare, ad esempio, se il consulto va fatto a voce o per lettera, o se vanno utilizzati o no gli asteroidi, ma piuttosto sul tipo di contatto adottato col consultante, sulle promesse, sulle risposte a certe domande, sulle reazioni a certe situazioni tipiche e così via.
D’altronde l’Astrologia, da strumento di conoscenza, potenzialmente obiettivo e neutrale, finisce troppo spesso per diventare un mezzo di terapia, un medicinale, se non addirittura, in certi casi, un dispositivo con cui lucrare tra mezze verità e mezzi segreti sulla gente e, ancor più deleterio, con cui svendere lo straordinario bagaglio simbolico ai mass-media. Anche nello sforzo più sincero di chi vuole usare l’astrologia per aiutare il prossimo si nasconde l’insidia di confondere il potere rappresentativo dei simboli astrologici con un potere psico-terapeutico individuale che potrebbe non avere alcun valore conoscitivo in sé a livello generale. Alla psicoterapia, anche quella che si fa aiutare dalla nostra scienza, infatti, non interessa la conoscenza profonda delle cause (psichiche o fisiche) che scatenano il problema psicologico, ma bensì le modalità pratiche che possano apportare un senso di beneficio al sofferente. In altre parole, si corre sia il rischio di piegare l’astrologia a fini terapeutici che le sono sostanzialmente estranei, sia di costruirvi sopra una filosofia di stampo psicanalitico, che dia un senso forzato di serenità a noi poveri individui legati a una società sempre più alienata.
C’è da chiedersi a questo punto quale sia, in verità, il ruolo dell’Astrologo anche perché tra le mille astrologie oggi esistenti, esso sembra cambiare a seconda del tipo di astrologia praticata:
- Astrologia previsionale:
Richiede lo studio di tutte quelle tecniche (astrologia oraria, case derivate, oroscopo progresso, transiti, rivoluzioni solari, ecc.) che permettano delle risposte, le più esatte possibili. - Astrologia sperimentale e teorica:
Fondamentale ed utilissima per chi fa astrologia pratica, richiede un lavoro che verta sulla speculazione, sulla ricerca e quindi sullo studio e sulla statistica. - Astrologia psicologica:
Rivolta ad offrire al cliente uno strumento di conoscenza interiore e di trasformazione. Richiede una preparazione in tal senso ossia è auspicabile un percorso personale che sia poi propositivo per gli altri. La conoscenza interiore comporta un lungo lavoro su sé stessi, ma ciò è necessario per chi voglia offrire agli altri spunti significativi per la comprensione della loro natura più autentica e profonda. - Astrologia esoterica e spirituale:
Richiede un percorso personale ancor più impegnativo di quello psicologico in quanto il rischio di vaneggiare o di sconfinare nel narcisismo spirituale o di fare una deleteria e alienata parodia della new age è molto forte.
Troppe volte ormai ci si imbatte, direttamente o indirettamente, in astrologi deterministici che pretendono di prevedere il futuro col solo aiuto del dizionario astrologico in stile ‘Bignami’. Il pericolo di sconvolgere menti deboli è sempre incombente, soprattutto quando si vuole sfruttare il proprio ruolo di astrologo incatenando i poveri consultanti, magari anche privi di senso critico e di sana diffidenza, a una serie infinita di consultazioni che dovrebbero, prima o poi (soprattutto poi), liberarli dai loro guai e dalle loro sofferenze.
Dunque sembra arduo poter dare una impostazione sistematica a tutto ciò che ruota intorno a questo ‘discorso/studio sugli astri’ (astro dal greco astron = stella – logia dal tema gr. Logos = parola), ma l’evoluzione di un sistema può essere già colta nell’apertura al nuovo. Inoltre il bisogno di ordine, tipico della casa VI, è molto sentito dalla categoria, se non altro per sfatare quei fraintendimenti che hanno relegato in second’ordine questa disciplina.
RIEPILOGANDO:
Esigenza di una certificazione di qualità che ne rinnovi la trasparenza.
E’ essenziale che ogni astrologo chiarisca a se stesso quale tipo di astrologia vuole seguire.
Preparazione adeguata.
LA FIGURA DELL’ASTROLOGO
Partiamo dal presupposto che l’Astrologia è innanzitutto uno strumento di conoscenza di sé e quindi non di certo una sorta di magica panacea in grado di guarire il prossimo e/o il mondo intero; nonostante ciò molti pensano che l’astrologo, se non proprio un guaritore dell’anima, sia almeno una figura alternativa a cui si possono chiedere lumi e consigli; in cui trovare orecchie comprensive pronte ad ascoltare le confessioni più inconfessabili e spalle robuste su cui piangere e sfogarsi. Ciò è dovuto al fatto che spesso le persone che si rivolgono all’astrologia non hanno le idee chiare, stanno cercando, ma non sanno neppure loro cosa stanno cercando. E’ esattamente come quando un paziente va da un terapeuta: si sente male, vuole essere aiutato a capire, ma non sa ancora cosa c’è che non va di preciso in quanto il malessere è diffuso. E’ chiaro che è molto più semplice quando una persona è già aperta e vuole conoscersi ed è pronta quindi ad ascoltare ciò che le viene detto; ma questo rappresenta sì e no il 15% delle persone e, guarda caso, sono quelle che magari hanno già fatto terapie, analisi, insomma ricerca su di sé. Gli altri si avventurano, magari sono anche aperti, ma non sanno neppure a cosa vanno incontro: le ‘fughe’, infatti, non sempre sono in mala fede, spesso sono invece causate da rifiuti ad accettare ciò che un tema natale può rivelare o anche da una superficialità di fondo.
Dunque non tocca certo all’astrologo guarire – in effetti nessuno guarisce in quanto tutti si autoguariscono – tuttavia non si può tralasciare il fatto che non si devono però fare guai. Questo è un problema forte perché anche durante la consulenza astrologica si possono dare informazioni dannose a chi non ne ha ancora coscienza. Certo l’astrologo non fa lo psicologo, però il tema natale ha la possibilità di andare a leggere cose che richiedono poi dei supporti e di questo l’astrologo deve rendersi conto ed esserne responsabile. Gli astrologi vanno comunque a scartabellare i fatti più intimi dell’animo umano e in questo processo le ferite si riaprono, si mettono in moto energie e dinamiche psichiche che hanno poi bisogno di adeguate e precise spiegazioni e dunque di supporti: si può non sapere come si fabbricano gli esplosivi, ma se si lavora con gli esplosivi si deve comunque saperli maneggiare con cura… Allo stesso modo i fatti dell’anima vanno maneggiati con cura, empatia e compassione.
Dunque un requisito importante, in un rapporto di consulenza, è proprio quello di essere in grado di padroneggiare le energie che lavorano nella relazione. Un tempo e in culture molto diverse dalla nostra, prima di diventare ‘accompagnatori’ del viaggio di conoscenza di un’altra persona, veniva richiesto un percorso personale che i moderni psicologi neanche si sognano. Guaritori, maghi, sciamani o comunque ‘iniziati’ avevano una solida preparazione trasmessa personalmente da maestri che li guidavano passo dopo passo nella preparazione alla loro difficile arte. Sin dai primi anni venivano allontanati dalla comunità, dalle normali faccende quotidiane per permettere loro un apprendistato che durava metà della loro vita. Tale apprendistato era fatto di studio delle leggi della natura e delle leggi del funzionamento del loro stesso corpo e della loro mente nonché delle leggi delle interazioni con le persone. L’obiettivo era il contatto diretto con le fonti inesauribili della loro stessa creatività universale. Il grande crogiuolo del lavoro di purificazione era ed è non solo la propria mente, con le sue passioni, i suoi desideri, la luce e l’ombra, ma la stessa mente collettiva. Era dunque necessaria una disciplina, una disponibilità ed una dedizione totale al loro progetto: ‘un ritmo preciso che occorreva ripetere migliaia di volte’ prima che l’opera alchemica di trasformazione della mente potesse compiersi. Solo allora era possibile guidare lungo lo stesso percorso il fratello minore. Insomma, s è vero che una laurea in psicologia non è necessaria, è comunque consigliabile un percorso personale di conoscenza, possibilmente non solitario, ma, rifacendoci alla saggezza della tradizione, costantemente supervisionato da un ‘fratello-maestro’ che avendo già fatto il medesimo processo possa aiutarci a non rimanere impigliati nelle nostre stesse illusioni.
A questo riguardo è significativo il discorso di introduzione fatto da Ljuba Cordara ai suoi allievi sulla CONSULENZA ASTROLOGICA.
Possiamo dire che la psicologia dà una mano all’astrologia e viceversa, con la differenza che la consultazione astrologica può individuare il nodo da sciogliere, ma non può sostituire una eventuale psicoterapia. Fermo restando che anche in certi ambienti (medicina, psichiatria, ecc.) troppo spesso i professionisti esercitano legittimamente la psicanalisi e la psicoterapia senza una specifica preparazione e senza aver fatto un percorso analitico dimostrabile; tant’è che oggi, in questi settori, la lotta consiste appunto nel pretendere, per l’iscrizione all’Albo, una specifica formazione in psicoterapie e analisi, prevista anche per il dottorato in medicina e quindi non solo per la psichiatria e la psicologia.
Si delinea dunque una figura professionale, quella dell’astrologo, alquanto ricca e particolare, con una cultura più vasta possibile che comprenda sì la psicologia ma non si esaurisca ad essa, ma che porti all’interpretazione del simbolo nel suo significato più profondo; una cultura non solo astratta, ma basata anche sul vissuto personale che si acquista con l’età. Comunque, prima di concludere questo capitolo, è bene fare un distinguo per focalizzare ancora meglio le competenze di un astrologo:
- C’è chi si occupa di astrologia per passione o per hobby e si diletta quindi in qualche tema natale per amici, colleghi e conoscenti, magari, a volte, anche con compenso. Questa modalità può definirsi saltuaria, non investe la propria professionalità e serve per valorizzare gli studi fatti sperimentandone la validità. Comporta rischi differenti che sono più ricercabili nel privato piuttosto che nella consulenza stessa, quindi basterà che si tenga presente il proprio codice morale e ci si comporti secondo coscienza. Astrologi esperti, però, hanno rilevato la difficoltà a mantenere un distacco emotivo – quindi a mantenere l’obiettività – nel caso di amici o parenti, riconoscendosi più vulnerabili e dunque meno ‘coperti’.
- C’è l’astrologo che ha studiato per anni la materia, che ha seguito corsi, formazioni, conferenze e letto i migliori libri in commercio. L’astrologo che ha avuto la possibilità di confrontarsi direttamente con le persone sul piano umanistico ricavandone conferme e mantenendo la clientela attraverso il ‘passa-parola’ e non attraverso deleterie pubblicità.
- Abbiamo anche l’astrologo professionista che, alla base della propria formazione, ha una preparazione professionale di psicoterapeuta e quindi si attiene ad una modalità differente dal normale professionista astrologo: tende prima di tutto (anche per deformazione professionale) a cercare il conflitto, l’incongruenza, il blocco ed entra subito nelle difficoltà del tema che sta esaminando con l’abilità di chi è abituato a leggere ‘dentro’ per poi dare uno sguardo ‘fuori’. Chi si rivolge a questo tipo di consulente non cerca risposte (come accade normalmente agli astrologi), ma si aspetta di essere rovesciato come un calzino e probabilmente desidera sentir parlare delle proprie ombre, per capire come risolverle o imparare a conviverci. Chi, prima di essere astrologo, è terapeuta (pur non mescolando le due modalità professionali), non può certo prescindere dalla qualità dei propri studi, che applicherà in via del tutto naturale anche all’attività astrologica, sia che si tratti di insegnamento che di consulenza.
- Esistono anche persone che usano l’astrologia soltanto per fini personali, come strumento di auto-conoscenza.
- Da ultimo c’è chi si spaccia per astrologo in completa malafede: chi porta avanti un discorso di dipendenza ed approfitta della fragilità delle persone, cercando in qualche modo di impressionarle con un presunto potere, facendo loro sentire l’inadeguatezza alla vita con arroganza e presunzione.
Appartenente a quella categoria che getta fango sulla professionalità astrologica seria e corretta, detta figura non è da appellarsi con il titolo di astrologo.
RIEPILOGANDO:
Definizione incontestabile dell’Astrologia è quello di strumento di conoscenza di sé.
Un astrologo non è uno psicologo dunque non è necessaria una laurea in psicologia, anche se è auspicabile una conoscenza delle dinamiche psichiche.
Uno psicologo può praticare anche l’Astrologia.
Per ambedue le figure è fondamentale un percorso personale di conoscenza.
Necessità di una formazione per conoscere ed essere in grado di padroneggiare le eventuali energie che si mettono in attenei rapporti di consulenza astrologica.
Necessità di un vasto bagaglio culturale ed esperienziale.
Un astrologo dovrebbe coltivare doti quali: intuizione, sensibilità, capacità empatica, umiltà. Soprattutto Amore per l’Umanità e per la Natura.
Il temperamento dell’astrologo deve essere il più equilibrato possibile.
Chi fa del ‘terrorismo’ astrologico non è un astrologo.
LA FIGURA DEL CONSULTANTE
Spesso chi si rivolge all’astrologo non è alla sua prima esperienza in fatto di consulenze astrologiche e, come succede per tutti i settori, può essere incappato in gente ben poco professionale.
Molti hanno un’idea completamente sbagliata di come deve essere improntato un discorso tra l’astrologo ed il consultante, e rimangono poi positivamente meravigliati dall’approccio serio e coinvolgente. Ci sono anche i consultanti ‘ermetici’ che rispondono evasivamente alle domande, convinti che l’astrologo debba essere un mago e con un atteggiamento quasi da sfida vogliono tastarne la bravura. Esiste poi quella categoria di persone che sono state clienti dei vari ‘166’ e che scambiano l’astrologia per un’arte divinatoria, utile solamente per riuscire a vincere al lotto o intenti simili; di solito, dette persone non hanno alcuna volontà di mettersi in discussione.
In relazione all’operato dell’astrologo si è osservato il verificarsi di una selezione naturale: c’è il consultante che dopo il primo incontro ritorna ogni anno (o quasi) per l’oroscopo previsionale ritenendo tale strumento utile per la sua crescita; e c’è invece il consultante che non si fa più vedere, perché evidentemente nutriva aspettative diverse o semplicemente viaggiava su un’altra lunghezza d’onda.
“Prevedere è un privilegio, Informare è un dovere Predire è un attentato alla libertà dell’anima”
(G. Jama)
LA CONSULENZA ASTROLOGICA
Il discorso relativo alla consulenza astrologica è certamente spinoso per gli astrologi, o per meglio dire per alcuni astrologi; fortunatamente la categoria annovera persone serie, preparate e molto sensibili che sanno come agire per offrire un servizio ottimale; mentre altri, ponendosi come figure senza una precisa collocazione, vorrebbero da un lato avere un riconoscimento della loro figura, ma poi non vorrebbero sottoporsi alla preparazione specifica indispensabile a chi si interessa degli altri in termini di consulenza.
Il CIDA, nelle ultime sessioni di esame, ha preparato dei seminari sul counselling che hanno avuto molto successo fra i candidati e, comunque, poiché nella materia di esame c’è anche una pratica dimostrativa del come si interpreta, chi non ha mai avvicinato il mondo della psicologia, neanche nei suoi rudimenti fondamentali, facilmente incorre in evidenti manifestazioni di interpretazione deterministica (tipo Urano in VII = è inutile che si sposi tanto lei resterà sempre solo etc.). A livello formativo, il lavoro da fare è arduo e oneroso, ma già da tempo l’Astrologia si sta sempre più sensibilizzando al problema. E questo soprattutto per rendere consapevole chi interpreta – e che non sia uno psicologo professionista – della presenza in un tema di determinate problematiche, e nel caso prospettare al consultante, con le maniere dovute, l’utilità di una terapia analitica. Chi ascolta, infatti, si attende solidarietà per le proprie attese e non di essere sferzato da un destino che un ottuso interprete, sovente per un forte senso egoico, gli sbandiera davanti in tutta la sua ineluttabilità.
In termini moderni, sempre più spesso si usa il termine inglese counselling, ma dal latino consulere (deliberare, consultare) il termine ‘consulente’ indica, in generale: ‘colui che dà pareri’; è perciò un professionista a cui si ricorre per avere consigli, chiarimenti e quindi aiuto. Di converso per ‘consulenza astrologica’ si intende quella particolare relazione tra l’astrologo (consulente) e la persona (consultante) che richiede l’interpretazione del tema natale. Potrebbe definirsi un lavoro tra individui dove uno porta la conoscenza della materia (consulente) e l’altro le proprie esperienze di vita (consultante), ma con l’intento di una comprensione comune. Non è quindi una competizione e tanto meno un rifugio affettivo, ma piuttosto una cooperazione. Il consulto astrologico può essere anche avvertito come uno spazio particolare, un ‘cerchio magico’ in cui il professionista sviluppa quella capacità di ‘sentire’ un tema natale, di ‘toccarlo’, di entrarci dentro… Viene a formarsi, dunque, un centro energetico che opera una trasformazione alchemica fra le due persone che interagiscono: due campi entrano in intima connessione, si fondono e poi staccandosi ne escono trasformati. Certo è che, a qualsiasi livello, dopo un consulto né il consulente né il consultante sono più gli stessi.
A questo proposito è molto interessante il libro di Tadd Mann “L’arte rotonda”. Si può dire che non si discosta di molto, almeno nelle regole, da qualsiasi altra relazione di aiuto, con il distinguo che il rapporto di consulenza è tutt’altra cosa dalla terapia analitica. Per cogliere meglio le differenze tra analisi e relazione d’aiuto, citiamo due impostazioni teoriche differenti: una basata sulla teoria di Freud e una basata sulla teoria di Rogers. In maniera molto semplificata la teoria di Freud afferma che l’inconscio si rivela attraverso lapsus e sogni; l’analista, mediante l’interpretazione di lapsus e sogni, fa sì che l’inconscio diventi conscio. La teoria di Rogers afferma che ciascuno ha mancanze di libertà esperienziali dovute a difficoltà antiche. Ma ha anche le energie per aiutarsi da solo, senza bisogno del tramite, dell’interpretazione dell’analista, a patto di trovarsi in un clima che favorisca l’energizzazione delle sue risorse. La terapia analitica va ad ‘aggiustare’ e a ‘guardare’ i problemi strutturali della personalità, qualche cosa che sta proprio alla base. La consulenza, la relazione di aiuto, riguarda invece il ‘qui ed ora’, in una struttura di personalità funzionante; riguarda una difficoltà in qualche modo momentanea.
Al consulente servono capacità, competenze, qualità umane. Non si tratta quindi di fare il consulente, ma di essere consulente. In ogni caso, oltre all’attitudine verso un certo tipo di lavoro è molto importante una certa competenza comportamentale nel colloquio con il consultante; e se è vero che un metodo personale può delinearsi con la pratica, è pur sempre l’Uomo che si va ad incontrare e non un materiale qualsiasi. Essendo, appunto, un grandissimo strumento di conoscenza e proprio perché si rischia di giungere al cuore del problema in modo inadeguato, a maggior ragione l’astrologia ha bisogno di appoggiarsi a tecniche di consulenza.
CONSULENZA ASTROLOGICA: educazione del consultante
Capita molto spesso che chi va dall’astrologo sembra essere interessato più che altro ad ottenere notizie sul proprio futuro, con approcci del tipo “non mi interessa l’interpretazione del TN, io già mi conosco” eccetera.
Il consulente astrologo può imbattersi, quindi, in una tipologia di clientela che, per così dire, mira esclusivamente alla ‘predizione’. Può incappare in special modo in tutti quei casi – e sono i peggiori – in cui le domande del consultante vertono sulla possibilità di morte di qualcuno (rivale in amore, suocera, ecc.) oppure sul ‘come’ ingannare meglio, ad esempio, il socio, il partner, i fratelli ed altri argomenti ancora che mirano esclusivamente a nuocere agli altri. L’etica professionale suggerisce sempre un possibile percorso di ‘aiuto’, ma impone anche di non transigere su alcuni principi morali: l’astrologo si occupa di vita e non di morte e gli inganni fanno parte esclusivamente delle scelte personali di chi si rivolge per la consultazione. In questi casi la drasticità nel non assecondare il consultante è fondamentale.
E’ importante, invece, restituire una spiegazione sul giusto valore da attribuire all’oroscopo previsionale, anche perché, quest’ultimo, è pur sempre una caratteristica dell’attività astrologica e va dunque redatto nel modo più possibile corretto.
Attraverso un buon approccio alla lettura della simbologia astrologica e all’uso dei cicli planetari, ad esempio, si può insegnare al consultante a capire il meccanismo che si trova alla base dei propri timori, delle proprie scelte di vita, delle proprie sconfitte ed egli si sentirebbe meno in balia degli eventi e più consapevole delle proprie responsabilità.
E’ assolutamente fondamentale spiegare fin dall’inizio la vera finalità della consulenza astrologica che è soprattutto quella di migliorare la conoscenza di sé stessi. Con pazienza e metodo, dunque, è opportuno cercare di educare il consultante ad assumere un approccio diverso verso l’Astrologia e di conseguenza verso la consultazione astrologica, spiegando innanzitutto che l’astrologo è un interprete e non un veggente; che non c’è un destino scritto che ci aspetta al varco, ma solo alcuni nodi di carattere che ci spingono – proprio perché non ne siamo sufficientemente consapevoli – in situazioni di vita ripetutamente difficili; è dunque di fondamentale importanza far comprendere che la scelta deve essere sempre fatta in prima persona e non delegata ad altri e tanto meno all’astrologo. L’astrologo può dare un validissimo aiuto nel far luce su ‘chi siamo’ e su ‘che cosa vogliamo’, ma non ha potere decisionale sulla vita altrui. Ottemperando a quanto sopra, se poi il cliente non si sente in sintonia con il metodo d’interpretazione degli astri e della vita, avviene automaticamente una selezione naturale. Secondo la ‘legge’ di attrazione, probabilmente, ‘ognuno ha l’astrologo che si merita’…
Dal punto di vista tecnico la sinastria tra il tema dell’astrologo e quello del consultante risulta essere un metodo efficace per verificare la compatibilità tra le due ‘essenze’. Alcuni, invece, seguono l’esempio di Evangeline Adams, ossia erigono una carta esatta per l’ora e il luogo della prima consultazione, inserendo in questa carta i pianeti natali del cliente per dimostrare l’aderenza tra la sua individualità di base e la situazione cosmica del momento, questo per comprendere meglio perché il cliente, anche inconsciamente, sceglie quel momento per l’incontro. Ciò che l’astrologo gli dirà relativamente alla carta natale e alle sue potenzialità, dovrà comunque servire per una costruzione positiva della persona.
Anche per il grande Rudhyar c’è un momento nella vita di una persona che, o da sola o per mediazione di un astrologo, la stessa diventa conscia della propria carta del cielo, e questo momento – o categoria di momenti – ha un significato profondo. Per un cliente che va da un astrologo professionista in qualche fase del proprio sviluppo personale, è molto importante considerare due fattori fondamentali: la carta di nascita e il momento in cui il cliente è arrivato. In tal modo si può determinare principalmente sia il suo stadio di sviluppo – i mezzi necessari sono progressioni e transiti – sia il significato della consultazione, cioè la relazione fra chi cerca, il momento della ricerca e la predisposizione dell’astrologo a quel momento. Nell’astrologia oraria ritroviamo il risultato della questione richiesta dal consultante in VII casa.
PSICOTERAPIA DELL’ASTROLOGO
Se per essere astrologi non è necessario essere psicologi, per fare una buona consulenza astrologica però, bisogna avere una preparazione ed una cultura, intese soprattutto in senso di ‘consapevolezza di sé e dell’altro’. E questo è spesso il punto dolente, perché molti astrologi, non avendo alcun tipo di conoscenza delle principali dinamiche interiori, non hanno nemmeno consapevolezza dei propri bisogni e allora premono, proiettano e si identificano con il consultante. Sarebbe invece auspicabile che un professionista astrologo fosse sostenuto da una personale, precedente psicoterapia o psicanalisi, che abbia dato, insomma, consapevolezza delle proprie qualità, così come dei propri difetti comportamentali (ovviamente ci sono persone che hanno raggiunto un traguardo di ottimo equilibrio, senza aver mai avuto alcun aiuto esterno).
Qualsiasi professione si forma attraverso la pratica, ma nel professare l’Astrologia c’è il problema della teoria: non esiste, infatti, una scuola di formazione quinquennale con tanto di corsi di ulteriore specializzazione; inoltre, molto spesso, l’apprendimento della teoria risulta essere confusa proprio perché molte sono le scuole di pensiero e non c’è quindi un’istituzione, una struttura che le raccolga tutte in modo da sviluppare un programma di studi completo ossia un percorso didattico prestabilito. Quindi, quando lo studioso decide di avviarsi verso la professione di consulente astrologo, se non ha già un’esperienza di consulenza alle spalle, proveniente da un’altra professione, rischia di sbagliare l’approccio. Si troverebbe in situazione ottimale quel consulente astrologo che s’imponga di affrontare un breve training personale; ciò comporterebbe non solo un lavoro su di sé, ma anche l’appropriarsi di certe tecniche per riuscire poi a capire se sta mettendo in atto distorsioni percettive o proiettando dinamiche personali. Potrebbe trattarsi, ad esempio, di un particolare training di gruppo in strutture conosciute, in grado di offrire la sicurezza della validità degli operatori e riservato sclusivamente agli astrologi. Con il rilascio di una certificazione, il professionista astrologo si pone in una condizione privilegiata rispetto a quella dell’astrologo improvvisato e questo rafforzerebbe non solo la sua figura professionale, ma sarebbe una garanzia per il consultante e un lustro per l’astrologia.
TRANSFERT E PROIEZIONI NELLA CONSULENZA ASTROLOGICA
Il problema delle proiezioni e del transfert è un argomento molto delicato e anche di difficile comprensione, perché, a meno che non si conoscano le tecniche per codificarne i meccanismi e/o non si abbia la possibilità di avere una supervisione di tipo psicologico, il rischio per il consulente è proprio quello di trasferire al consultante gran parte delle sue problematiche personali. Il problema della proiezione può essere reciproco, ma la differenza fondamentale è che l’astrologo dovrebbe essere preparato a quest’evenienza e riconoscerla; mentre è assolutamente naturale che ci siano le proiezioni del consultante sull’astrologo, perché è il consultante che ha bisogno di conoscersi o che ha bisogno in qualche modo di ‘aiuto’.
In psicanalisi, per proiezione si intende il meccanismo psichico di difesa (molto spesso nevrotico o psicotico) per cui il soggetto attribuisce ad altri certe tendenze, intenzioni o conflitti che non può riconoscere in sé stesso (è il fenomeno opposto alla introiezione). Frequentissime, sebbene lievi e inavvertite, le proiezioni anche nei comuni rapporti interpersonali. La derivazione latina del termine trànsfert (da transferre, cioè ‘trasferire’) indica anch’essa un concetto di ‘traslazione’. Il concetto fu introdotto da Freud nel 1895 ed indica propriamente il processo di trasposizione inconsapevole, durante l’analisi, e sulla persona dell’analista, di sentimenti e di emozioni che il soggetto sentì in passato nei riguardi di persone importanti della sua infanzia. Più in generale, s’intende l’inevitabile, anche se tenue, accompagnamento inconscio di sentimenti pregressi, che contraddistingue qualsiasi rapporto affettivo interpersonale. Il transfert può essere positivo, negativo o ambivalente.
Il problema di fondo è proprio questo: nei lavori di sostegno bisognerebbe che colui che offre consulenza avesse abbastanza chiare le proprie dinamiche, per essere in grado di affrontare al meglio la sua professione e non andare a confondere le problematiche personali con quelle della persona che ha di fronte. Più c’è consapevolezza e capacità di accettare ciò che siamo e meno sono possibili le proiezioni.
Una delle tecniche più importanti nella consulenza astrologica è la capacità discriminativa.
Ognuno di noi registra e allo stesso modo trascura qualcosa fino a non percepirla del tutto, e questo sulla base del suo modo personale di leggere la realtà. Il metodo discriminatorio, quando si fa un training di counselling, consente di concentrarsi ad osservare le proprie modalità di attenzione e di portare in primo piano la propria griglia selettiva di percezione della realtà. Ad esempio, spesso l’astrologo tende a concentrarsi esclusivamente su un punto del tema, gestendo l’intero colloquio su quella problematica che a volte non è certo la più importante nella carta natale del consultante, ma probabilmente lo è, appunto, nel tema del consulente. La non conoscenza del proprio sistema percettivo, di frequente, porta a non sintonizzarsi sulla giusta lunghezza d’onda che permetterebbe di cogliere e soprattutto di sistemare le informazioni ricevute e di dare ad esse il giusto peso. Spesso entrano in gioco meccanismi di identificazione del consulente che finiscono per provocare distorsioni nella percezione interpersonale e far sottovalutare importanti aspetti del tema natale.
Una consapevolezza del contatto è, quindi, auspicabile perché permette di comprendere ciò che avviene dentro di sé e di tenerlo separato da ciò che si percepisce nell’altro. A volte, durante un colloquio il consulente può provare crescenti stati di irritazione o di disorientamento di fronte al modo di parlare o di porsi del consultante. Bisogna sicuramente avere consapevolezza che questi stati d’animo non dipendono dall’altro e non sono causati dall’altro, ma dalla frustrazione di una aspettativa che, inconsciamente, si era posta su di lui.
Bisogna poi distinguere la consapevolezza dal controllo, poiché quando si passa dalla prima al secondo è già intervenuta una funzione giudicante e censoria che ha modificato l’interazione; a quel punto la consapevolezza deve servire a rendersi conto se si sta ancora comunicando conformemente alle proprie intenzioni.
Un altro tratto dei consulenti astrologici consiste nel lasciar perdere i punti più spinosi della conversazione non affrontandoli: mentre questa soluzione può andar bene nella vita quotidiana per mantenere una certa formalità nei rapporti, nella consulenza è assolutamente da evitare proprio perché l’aspetto critico dell’interazione copre, di solito, aspettative inespresse e frustrate che occorre investigare.
Come più sopra citato, la proiezione – ma non è l’unico meccanismo che può avvenire in una interazione – è dunque un meccanismo di difesa del tutto inconscio, e inconscio vuol dire che avviene al di fuori della coscienza. E’ importante sottolinearlo, proprio per mettere in evidenza che non è possibile volontariamente ‘stare attenti’ alla proiezione, poiché, come direbbe Totò a proposito della nebbia, “quando c’è non si vede”: in questo senso, sia il contenuto della proiezione che l’operazione stessa del proiettare ed il soggetto che proietta, risultano essere al di fuori della coscienza. Sono sempre l’attenzione e la consapevolezza a poterci venire in aiuto: caratteristica della coscienza umana (che ci differenzia dalle altre specie animali) è quella di sapere e contemporaneamente provare una certa emozione; sapere di star pensando un certo pensiero; sapere e contemporaneamente compiere un certo gesto e così via.
Anche se la maggior parte della nostra giornata la passiamo in automatico, è possibile attivare la coscienza/consapevolezza come sguardo sempre presente non solo sugli altri, ma anche su noi stessi.
Dunque, se mi osservo mentre sento, penso e agisco con il cliente, posso meglio rendermi conto della natura di questi pensieri, emozioni e azioni. Ed è il tipo d’emozione che provo nella relazione e nei confronti del cliente, o i pensieri che faccio su di lui che mi danno la misura delle mie proiezioni. Quando apro la porta e il viso di una persona m’ispira simpatia o antipatia, per fare un banalissimo esempio, è una qualità (la simpatia o l’antipatia) che non appartiene certo alla persona, ma a qualcosa dentro di me: qualcosa che associo, per similitudine – e i neuroni funzionano così – a un certo tratto del viso.
A questo proposito, oltre all’ascolto e all’osservazione, sarebbe da educare anche la capacità del non giudizio, che non è, necessariamente, espresso in forma verbale, ma anche in modo involontario, per esempio con atteggiamenti, sguardi, impostazione della voce che, senza volerlo, vanno ad influire sullo stato d’animo del consultante, e questo per non ‘inclinare’ o ‘dirigere’ qualsivoglia proiezione personale. Quello che noi vediamo è profondamente correlato a quello che siamo, e presumiamo semplicemente che il modo in cui vediamo le cose sia il modo in cui esse sono realmente, ma queste non sono altro che realtà soggettive. A seconda di come la persona è posizionata verso la realtà esterna, dunque, si potranno avere risultati o giudizi diversi. Quanto al senso etico non è da confondere dunque con il moralismo ed i pregiudizi personali: non si deve mai giudicare ma cercare di capire, e questo anche davanti alle situazioni più impensabili, così da valutare con più attenzione l’altro in quanto persona unica e irripetibile, ma soprattutto in cammino verso l’unica meta.
Ora, può accadere che se non siamo abituati a ‘monitorare’, nel sorgere, le nostre sensazioni ed emozioni, non ci accorgiamo che stiamo accogliendo con un certo sospetto il cliente e di conseguenza cresce l’antipatia nei suoi confronti; possiamo arrivare all’aggressività e ad un certo grado di intolleranza con frasi del tipo: ‘quella persona lì proprio non capisce’, ‘fraintende tutto ciò che si cerca di dirle’, ‘ha dei modi fastidiosi’, è ‘noiosa’, ‘chissà cosa cerca’, eccetera. La proiezione funziona pressappoco così.
Le emozioni che si provano per i clienti non vengono indotte da loro; nel corso di un primo e a volte unico colloquio, si può essere quasi certi che appartengono al consulente e che, anche se alcune sue reazioni hanno un oggettivo legame con comportamenti particolari del cliente, semplicemente questi comportamenti sono l’esca, l’occasione per far sì che il consulente sia indotto a proiettare un personale vissuto o una sua parte non molto gradita. Altrimenti non si avrebbero reazioni emotive di rilievo proprio perché non esistono legami significativi reali con quel cliente, non è possibile che ci siano. Diventa allora evidente come sia importante non solo non prescindere da queste emozioni, ma anzi utilizzarle per fare chiarezza nella relazione, una chiarezza che ovviamente è interna, ma che poi si rifletterà nella qualità di realismo, e quindi di ascolto pulito e disponibile, e, nel caso dell’astrologo, di restituzione della sola simbologia espressa dalla carta, senza le personali ‘aggiunte’.
Le emozioni hanno significati precisi, e si inscrivono in modalità relazionali con motivazioni diverse. Se io provo, per esempio, rabbia o fastidio, queste sono emozioni che appartengono ad una relazione di tipo agonistico o ad una di attaccamento affettivo. Nel primo caso scaturiscono da un vissuto di sopraffazione o frustrazione, nel secondo da un vissuto di abbandono o di rifiuto. In una consulenza astrologica, dunque, un eventuale sentimento di rabbia o di fastidio non avrebbe senso, ma se l’emozione c’è vuol dire che deve essere tenuta in debito conto. Ci si può accorgere allora di stare agendo in quel momento una parte che si sente, per esempio, sconfitta: ma da chi, da cosa? Non certo dal consultante, ma probabilmente da un vissuto precedente che si sta proiettando nella relazione. E se questo è il tipo di sentimento, non c’è forse da chiedersi qual’era l’aspettativa creatasi in questa relazione? forse di vincere una competizione? o di essere accuditi, nutriti ossia gratificati?
Comunque chi pratica la consulenza astrologica, proprio per la delicatezza dei temi trattati, non dovrebbe trovarsi in uno stato emotivo o psicologico alterato, ossia in una situazione di squilibrio esistenziale. In questo caso il rischio di proiettare problematiche personali è ancora più accentuato e l’obiettività ancor più ‘sfocata’ a causa, appunto, di una lente poco chiara e dunque falsata. E’ giusto porsi il problema delle proiezioni e quindi di come uno stato d’animo di disagio e confusione possa influenzare l’esito della consultazione. D’altronde nei momenti di maggiore intensità emotiva negativa anche il comico, per esempio, non riesce a divertire come vorrebbe; il medico può fallire la diagnosi e l’avvocato può perdere la causa… Certamente non si può generalizzare ed un serio professionista astrologo si differenzia da un dilettante anche dalla capacità, appunto, di lavorare bene pur con problematiche personali in corso e, ovviamente, dalla consapevolezza del rischio di proiezioni. E’ impossibile per un astrologo trovarsi sempre in uno ‘stato di grazia’, tuttavia, in momenti di tensioni davvero forti – e questo fa parte della responsabilità propria dell’astrologo – è auspicabile mettersi un attimo da parte e procedere alla soluzione, per primo, delle proprie questioni. In ogni modo, occorre tener presente che, durante un consulto, si realizza volenti o nolenti un interscambio energetico pur essendo attivo un certo distacco e controllo saturnini.
IL PROBLEMA DEL ‘VAMPIRISMO’
Esiste un problema che spesso l’astrologo deve affrontare e risolvere e cioè: come difendersi dalle persone che diventano ossessive e invadenti? Persone che pretendono sempre di più in nome di una confidenza che, per convenienza, decidono di scambiare per amicizia? Il comportamento di questa categoria di consultanti sembra essere strettamente legato al loro grado di consapevolezza: se appartiene al tipo di individuo che si aspetta che l’astrologo risolva tutti i suoi problemi o che più semplicemente gli dica cosa deve fare o non fare, si aspetterà poi di essere consigliato anche sul vestito da indossare la mattina. Diventa dunque importante stabilire il giusto approccio con il consultante, come è importante rimanere fedeli ad una linea di condotta seria e responsabile.
Saper gestire il fenomeno del ‘vampirismo’ dipende unicamente dall’atteggiamento dell’astrologo. Se egli permette che ciò avvenga, per buona fede o per eccesso di disponibilità, scivola automaticamente in mancanza di professionalità; quindi tutto dipende da come l’astrologo si pone sin da subito o da come risponde al primo sospetto di ‘allargamento’ da parte del consultante. Indubbiamente non è facile, a volte è persino spiacevole, ma è fondamentale difendersi non soltanto in senso egoistico, ma anche per rispetto alla stessa professione. Ma se è vero che da un lato il problema si può arginare adottando un metodo professionale, dall’altro, il tipo di rapporto necessariamente confidenziale, anche se non amichevole, che si instaura tra astrologo e consultante, porta certe categorie di persone immediatamente a sentirsi autorizzate a prendersi degli spazi e questo succede un po’ in tutti i campi. Comunque ci sono anche quei soggetti, tutt’altro che professionisti e che sicuramente danno un pessimo esempio, che cercano in tutti i modi di instaurare un tipo di consulenza atta a creare dipendenza del consultante e ciò al solo fine di assicurarsi una continuazione economica. Da qualunque ottica lo si esamini, il ‘vampirismo’, è da scartare a priori e in modo serio e definitivo.
RIEPILOGANDO:
- La consulenza astrologica è un lavoro di cooperazione finalizzato alla comprensione di un progetto comune.
- E’ importante conoscere delle tecniche per poter sostenere una buona consulenza astrologica.
- Fondamentale è anche la ‘cornice’ del colloquio che prevede sia gli aspetti psichici che quelli materiali.
- In un rapporto di consulenza astrologica ‘non si può non comunicare’.
- Nella consulenza astrologica il linguaggio deve essere coerente per una interazione collaborativa ed è necessario attenersi ai principi di: qualità, quantità, comprensione e maniera.
- E’ importante educare il consultante ad un approccio diverso nei confronti dell’astrologia.
- E’ auspicabile che un consulente astrologo sia sostenuto da una personale e precedente psicoterapia.
- Il consulente deve essere consapevole del transfert e delle proiezioni.
- Il fenomeno del ‘vampirismo’ è da scartare in modo serio e definitivo.
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Questo articolo è costituito da una sintesi, realizzata da Nazzarena Marchigiani, degli interventi, di vari esperti astrologi, sulla Mailing List del sito Convivio Astrologico.