di Lidia Fassio

Capita spesso di vedere persone che vivono la sofferenza quasi facendone un totem, una sorta di innalzamento rituale che sembra farli godere del loro “dolore”.

Ovviamente questi soggetti possiamo trovarli in vari contesti anche se, nel nostro caso, ci interessiamo di coloro che vivono la sofferenza all’interno di una coppia che, quindi, hanno bisogno di qualcuno che alimenti il loro soffrire e, anche se a livello cosciente si lamentano costantemente di questa condizione, non riescono quasi mai ad uscire dal loro problema che, pertanto, perdura fino a quando non riescono a lavorare su una vecchia dinamica, rea di aver prodotto uno schema che si ripete identico ed inesorabile nel tempo.

Il masochista è un soggetto che ha vissuto sensazioni di umiliazione e di vessazione e le ha registrate come le “uniche attenzioni ricevute”; anche questo problema ha una sua radice nell’infanzia anche se poi si manifesta, come sempre, nella fase adulta. In particolare, questo aspetto è particolarmente evidente e riscontrabile nelle dinamiche astrologiche IIa VIIIa in cui possiamo trovare un insano legame tra ciò che piace e gratifica (IIa casa e Venere) e le frustrazioni e le umiliazioni che, invece, venivano date spacciandole e contrabbandandole per amore (VIIIa casa e Plutone); in pratica, nel masochista si è verificata una sovrapposizione tra amore e sofferenza senza che vi siano confini precisi tra l’uno e l’altra; le due sensazioni si sono così unite come se tutto fosse assolutamente naturale, per cui, anche più avanti nella vita, diventa difficile vivere la prima esperienza senza desiderare anche la seconda.

In pratica il masochista è un soggetto che prova soddisfazione, gratificazione e piacere quando sperimenta sofferenza e umiliazione (in alternativa possiamo trovare situazioni analoghe in aspetti disarmonici tra Venere, Plutone e Marte in cui possono legarsi a doppio filo i due lati della stessa dinamica psicologica apparentemente divisi e separati (masochismo e sadismo).

In effetti, il masochista è l’alter ego del sadico che, ovviamente ha sperimentato un problema analogo ma ha reagito infierendo (acting out) anziché subendo (acting in). Le due personalità si attraggono inevitabilmente, anche perché sono i due lati di una stessa medaglia per cui, se non si incontrano, nessuno dei due potrà vivere la sua tipologia, in quanto strettamente dipendente dall’altra.

La caratteristica principale della personalità masochista è la vergogna che sperimenta costantemente perché si sente sbagliato e in torto: diverso dunque dal senso di colpa che, invece, è caratteristica più saturniana che nasce dal giudizio su ciò che abbiamo o non abbiamo fatto. Ci si può sentire in colpa senza necessariamente provare vergogna, mentre non si può provare vergogna senza sentirsi anche in colpa. La vergogna nasce da qualcosa che si ritiene profondamente sporco o sbagliato in noi e si accompagna quasi sempre al bisogno di nascondersi, di non mostrarsi, ed in effetti, il masochista ha sempre sperimentato molta vergogna attraverso il modo di parlare dei genitori che spesso gli hanno detto “vergognati, vatti a nascondere, fai schifo”; in questo modo, la voce esterna viene introiettata e non lascia scampo al masochista che non può far altro che continuare a sperimentare umiliazione anche se ormai non più attraverso il genitore, ma attraverso un compagno che gli permetterà di ripetere lo stesso modello di relazione.

Certo, nel masochista si affianca sempre anche il senso del “non avere diritto” e questo fa si’ che il soggetto finisca per farsi carico di situazioni del tutto disfunzionali perché crede di non avere alcun diritto a ribellarsi.

Insomma, la sofferenza finisce per far sempre parte della sua vita.. ed è questo che gli consente di continuare a trovare quel particolare tipo di situazione. Il masochista tende a mettersi in relazioni in cui gli altri lo umilieranno e approfitteranno di lui e non riesce a vedere quanta parte si gioca nella dinamica.

Il lamento a quel punto serve esclusivamente a scaricare un po’ di tensione, per poi poter riprendere esattamente i ruoli di prima.

Il masochista si illude però di essere servizievole e buono; in realtà la sua tipologia caratteriale lo porta a mettersi in condizioni di “inferiorità ” solo ed esclusivamente perché si sente di non poter aspirare ad altro ma, in fondo, è sempre molto arrabbiato per il ruolo che occupa. Ed è in questa sua ambivalenza che può continuare a giocare questo strano rapporto: infatti, il masochista ha bisogno di occuparsi degli altri in modo da sentirsi indispensabile; cerca dunque di ottenere quel valore che non sa assolutamente dare a sé stesso; purtroppo però, siccome tende per compensazione a svilire gli altri anziché far loro del bene autentico, ottiene quasi sempre l’effetto contrario ovvero che gli altri si sentano arrabbiati con lui che, in un certo senso nutre la loro dipendenza per bisogno. Tra le altre cose i masochisti contrabbandano fortemente i loro valori e la loro indipendenza in cambio di maltrattamenti e di vessazioni a cui non sanno ribellarsi perché hanno delegato completamente la loro rabbia per potersi identificare con un lato “buono” che, in effetti non posseggono.

Non usano il loro potere personale perché temono di non avere poi la forza per affrontare la vita in modo indipendente: così, si candidano a sofferenze continue perché nutrono rancore contrabbandandolo per amore… e danno servizi per non vedere la loro dipendenza: continuano in pratica a fare a sé stessi ciò che tanto hanno rimproverato ai loro genitori.