LE DEE LUNARI

I tre miti lunari (la dea trifasica, legata appunto alle fasi lunari) sono rappresentati da tre dee che raffigurano le fasi della vita: la fase dell’adolescenza, la fase della maturità piena e poi la fase della vecchiaia, della fine della vita intesa come saggezza, come acquisizione di tutta una serie di poteri e di conoscenza che poi viene trasmessa.

ARTEMIDE è l’immagine della luna crescente, della luna piccola che viene rappresentata in cielo con la falce, è un’immagine molto curiosa, quasi spiritosa. Artemide rappresenta la prima fase della vita di una donna, è l’immagine di una ragazza, di una persona che si sta aprendo, che ha una serie di potenzialità. Artemide rappresenta tutto quello che potenzialmente nasce e che avrà una serie di possibilità, ma queste possibilità sono ancora tutte da dischiudersi.
È l’immagine dell’adolescente, un’immagine di promessa ma nello stesso tempo anche un’immagine verginale, molto diversa dalla luna piena che in realtà è un’immagine sensuale, di promesse che si sono mantenute, che stanno dando i loro frutti.

Le dee vergini saranno rappresentate da immagini come questa, di un femminile che non pensa che la sua vita debba dipendere in qualche modo da una coppia o da una relazione. Sono persone che tendono prima alla loro integrità, successivamente affrontano quello che può essere la relazione con altre persone.

Nell’immagine di questa dea che è capace di centrare il bersaglio, abbiamo l’immagine di una donna che ha la capacità di focalizzarsi, prerogativa più difficile per la donna che non per l’uomo. Essendo più legata alla parte relazione ed alla parte istintiva la donna ha una coscienza diffusa, non ha una coscienza che va diritta allo scopo. Questa sua struttura, anche psichica, è fatta in modo ottimale per favorire la riproduzione. La donna nella fase in cui diventa madre si prende cura, quindi ha una coscienza a luce diffusa; cattura tutto quello che avviene nell’ambiente, è in grado di sentire il bambino che piange anche se ci sono persone, anche se ci sono altre voci. È come se lei avesse la capacità di rendersi conto di tutto quello che succede nell’ambiente, mentre questo non succede per gli uomini.
C’è una relazione fantastica fra il femminile e il bambino. Quando poi il bambino diventa più grande si stacca da questo bisogno.

L’immagine di Artemide si riferiva a questa prima parte della Luna che sta ancora cercando un’identità, quindi tutti i suoi potenziali non si sono espressi, sono soltanto promesse. È un’immagine virginale e come verginità si intende qualcosa che è ancora integro ma non è stato ancora espresso.

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DEMETRA rappresentava la fase di luna piena.
Demetra è l’unica figura di dea madre che viene importata all’interno del patriarcato, ed è una figura abbastanza particolare nel mito greco. Demetra mantiene tutto il potenziale di Grande Madre, mantiene sia l’immagine di materno sia l’immagine di dea della natura.
Lei rappresenta la pienezza, il raccolto, la donna matura, feconda, che ha partorito, che ha dato i suoi frutti, quindi l’immagine di questo potenziale che si è espresso. Demetra nel mito ha tre fasi molto importanti, è molto complessa. La prima parte della sua vita è incentrata nella relazione tra lei e Persefone.
Il mito ci rappresenta l’idea che questa diade non può continuare, sarebbe distruttiva per entrambe se continuasse questa simbiosi tra madre e figlio.

Ade interviene a interrompere questa diade: la madre quindi deve necessariamente perdere la funzione materna. Demetra diventa successivamente una dea che nutre in un altro modo e finisce per trovare una sua dimensione: quando Persefone viene riportata in superficie lei stabilisce con Giove delle regole nella modalità di vedere la propria figlia, quindi Persefone potrà rimanere con lei solo una parte dell’anno, proprio nella fase in cui lei non espleta le sue funzioni, in una fase in cui la natura si ritira; insieme diventano le fondatrici dei misteri eleusini, una religione misterica e iniziatica il cui nutrimento passa sul terzo livello, esclusivamente spirituale.
Demetra è un’immagine di pienezza, di grande capacità del femminile di esprimersi, di dar vita a qualsiasi cosa.

La terza dea è ECATE.
Ecate è la più complessa delle tre dee, era la dea più sacra nella fase matriarcale; rappresentava l’immagine della vecchia saggia, della donna diventata matura, che acquisisce saggezza e distacco. Ecate rappresenta la parte nutrente, guarente, l’immagine della donna che ha capacità di passare tutti i suoi poteri.
Ecate soprassedeva nel mito matriarcale al mondo dell’al di là. Gli antichi avevano l’idea che la luna, quando non si vedeva, passasse nel mondo infero per poter riemergere, per poter rinascere. La dea Ecate era anche la signora che soprassedeva al viaggio della morte.
Ecate era colei che si prendeva cura della persona che moriva, la portava sotto nel mondo infero – infero solo come sottostante, non certo in senso negativo – poi aiutava la rinascita da un’altra parte, quando riaffiorava. Successivamente Ecate comincia a subire una trasformazione. Nei miti greci si trova la figura di Ecate che viaggiava su un carro trainato da cani ululanti, al posto dei capelli aveva i serpenti, e il serpente nel mito patriarcale diventa qualcosa di negativo. Pian piano questa terza dea, che era la dea più potente, diventa la più denigrata. Mentre Artemide e Demetra mantengono un loro simbolismo positivo, Ecate viene trasformata in strega, maga, diventa la signora dei Sabba, quindi la strega che riunisce e attira a sé tutte le creature della notte. Tutte le simbologie della licantropia sono associate a questo personaggio, che diventa il re della notte ma in senso negativo, diventa il Dracula femminile. 

Ecate è anche l’immagine della fine della vita.
Nell’immagine matriarcale la vita era qualche cosa a cui si faceva ritorno. Attraverso i rituali dei miti eleusini Demetra comincia a modificare l’idea della morte come fine di un ciclo per poi darne vita ad un altro – il simbolismo è proprio quello del seme che deve marcire per dare vita a qualcosa. In Demetra c’è l’immagine che la morte non è più qualche cosa di irreversibile, infatti Persefone ritorna dal mondo di Ade, ritorna con lei tre mesi all’anno. La Luna incarna questo ciclo di eterno ritorno in cui le cose vanno avanti ma sono sempre uguali, si trasformano ogni giorno ma il ciclo è ogni volta identico. È il classico simbolismo delle società tribali, che mantengono l’immagine dove tutte le cose vengono ripetute, i rituali sono sempre gli stessi, vengono portati avanti nel tempo, manca alla Luna il principio di differenziazione e di individuazione. Alla Luna interessa garantire la sopravvivenza e la continuità di tutte le cose.
Nel mito greco c’erano le Etarie, una terza categoria di donne, la cui dea era Afrodite.
Era una categoria molto ristretta di donne che potevano accedere alla cultura ma nello stesso tempo avevano l’immagine di cortigiane, perché erano anche le iniziatrici sessuali di tutti gli uomini. La signoria spettava ad Afrodite, che è comunque l’immagine della dea che ha come principio principale il piacere. Afrodite è un’immagine molto particolare di donna, è un archetipo della potenzialità del piacere, inteso in tutti i sensi, anche come capacità di piacere – però Afrodite era una che piaceva a se stessa. Tutto quello che faceva non lo faceva per piacere ad un altro, lo faceva per se stessa. Lei sceglieva i suoi uomini, non è mai stata scelta. Afrodite è l’immagine della donna che esprime un altro potenziale, esprime anche determinate arti – perché Afrodite esprime l’arte della seduzione, però esprime soprattutto l’autonomia. In effetti il simbolo di verginità nel mondo greco era l’immagine di una donna che non apparteneva a nessuno, che viveva in totale integrità. La traduzione di verginità significava “una in se stessa”.

Di Afrodite parleremo ampiamente nella parte relativa al pianeta Venere.

Nel tema di un uomo la Luna rappresenterà la parte Anima, che si intende come l’immaginario del femminile che l’uomo ha in testa. L’Anima ha due parti fondamentali: una parte archetipica, che noi possiamo vedere nel segno in cui è la Luna di un uomo, e una parte che viene colorata successivamente dall’esperienza. C’è un archetipo, l’immaginario che l’uomo si porta dietro, che è innato e su questo immaginario c’è anche tutta una serie di colorazioni che deriveranno dall’interazione che questo uomo ha con le donne della sua vita, la madre, la nonna, il femminile reale che lui ha incontrato.
Il segno rappresenta molto di più l’immagine archetipica, mentre gli aspetti coloreranno con immagini le modalità del mio incontro col femminile e le eventuali deviazioni. La differenza per un uomo sarà che lui non diventerà madre, non trasferirà questa parte sul proprio figlio, anche se la Luna di un uomo ci può sempre dire come l’uomo saprebbe prendersi cura. Il bisogno di nutrire, il bisogno di curare, il saper empatizzare comunque anche per un uomo è rappresentato dalla sua Luna. Anche un uomo ha un principio nutrente e dovrebbe imparare a coltivarlo, se non lo coltiva proietterà tutto all’esterno, quindi questo simbolo lunare andrà a caricare moltissimo l’immaginario che lui avrà del femminile, con tutte le sue ambivalenze.

La Luna ci dice che tipo di rapporto abbiamo avuto, la prima grande storia della nostra vita con nostra madre significa anche come siamo stati nutriti, come siamo stati protetti, come siamo stati contenuti. Se nostra madre ha contenuto in maniera positiva, tranquilla e serena le nostre emozioni nella prima parte della vita, noi sapremo contenere le nostre emozioni e di conseguenza saremo in grado di contenere le emozioni altrui. Se nostra madre ci ha accolti, sapremo accogliere noi stessi e poi gli altri. La Luna è responsabile dell’attaccamento. Tutta la fase di attaccamento è la fase in cui noi siamo dipendenti, è la fase di casa II, in cui il femminile è potentissimo e se abbiamo potuto essere contenuti e aggrappati a questa figura è come se completassimo questa parte, e di conseguenza non avremo più bisogno di aggrapparci alle cose esterne perché avremo una sicurezza interna.

La Luna nel tema natale rappresenta come noi abbiamo vissuto il materno, che immagine abbiamo del nutrimento, se siamo stati soddisfatti oppure no. Quando non siamo stati soddisfatti, una delle risposte principali che passa attraverso la Luna è l’ansia. La Luna è la grande signora dell’ansia.

L’ansia nasce e deriva dalla sensazione che qualche cosa possa minacciare, dalla sensazione che il futuro sia qualche cosa di non controllabile, di non facile da affrontare. Un bambino che è stato a contatto con una madre ansiosa è un bambino che non è mai stato rassicurato, perché ha sempre percepito nella madre un senso di instabilità. Questo è quello che in psicologia si chiama “il malfunzionamento lunare”. Quando c’è questa sensazione, il bambino non si tranquillizzerà mai. L’ansia è la problematica che nasce quando hai la sensazione che il futuro non ti sostenga. Chi garantisce il futuro al bambino? La madre è il filtro, quindi la madre nella prima parte della vita prima lo fa come utero, in quanto c’è il suo scudo a proteggere il bambino. Quando il bambino è esterno questo scudo deve diventare uno scudo psicologico. La madre pre-mastica tutte le esperienze del bambino. La madre deve permettere che le esperienze che il suo bambino fa siano digeribili. In psicologia c’è l’associazione madre – mondo (funzione – incorporazione uguale a funzione – alimentazione), il bambino incorpora il mondo attraverso la fase nutritiva della madre. Questo mondo può essere un mondo completamente rassicurante oppure può essere un mondo insicuro, può essere un mondo devastante. Una madre che si presenta al proprio figlio costantemente in ansia passerà la sensazione che il mondo sia un posto terribile di cui aver paura.

L’amore incondizionato della madre è anche quello che assicura al bambino la vita, la madre passa la sensazione della possibilità oppure dell’impossibilità di vivere. Altri simboli lunari sono la capacità di contenimento, la capacità di nutrimento, la reazione istintiva alle cose.

La Luna ha un rapporto con l’infanzia, ci dice che tipo di infanzia noi possiamo avere avuto. Se abbiamo una bella Luna vuol dire che questa fase della vita (perché i pianeti si leggono anche come fase della vita) è stata vissuta in generale in modo positivo. Non significa che chi ha una bella Luna non abbia mai avuto frustrazioni, vuol dire però che nel bilancio finale, soprattutto in un tema femminile, una bella Luna dà una possibilità di riappacificazione con se stessa, di riconquistare e di sentire che la propria femminilità può essere vissuta in modo positivo.

La Luna rappresenta il rapporto con nostra madre e in un tema femminile rappresenterà il nostro rapporto col materno, se avremo voglia di essere madri e che tipo di madri tenderemo ad essere.

La Luna in un tema di un uomo rappresenta un’immagine molto diversa da quella di Venere, perché nella Luna lui cercherà sempre il materno della donna. Il materno significa che lui non vuole solo la donna, la compagna, ma vuole il contenimento emotivo. La Luna in un tema maschile rappresenta come l’uomo è stato abituato ad essere contenuto o meno, e quindi cosa cercherà in termini di contenimento.

La Luna rappresenta come noi riusciamo a vivere nella nostra dimensione intima, per questo emerge il discorso dell’ambiente domestico della Luna, che non è tanto la nostra casa: per una donna la casa è soprattutto la casa dove lei investe emotivamente. La Luna ci dice come noi stiamo all’interno del nostro ambiente.

La Luna è anche responsabile di moltissime dinamiche alimentari, che al giorno d’oggi sono in netto aumento rispetto al passato. Le patologie che si legano all’alimentazione sono strettamente legate al principio di relazione con la madre, sono patologie che hanno alla base una relazione con una madre con la quale c’è stata una difficoltà. Ci sono degli standard precisi adesso rispetto all’anoressia e alla bulimia: sono state individuate problematiche di mal funzionamento materno, quindi difficoltà per la madre di riconoscere i veri bisogni del bambino.
Negli obesi la problematica fondamentale è quasi sempre il soddisfare bisogni diversi sempre con una risposta uguale. L’obeso è una persona la cui madre, spesso, non sapeva distinguere i vari bisogni del bambino. L’intuito della madre, il senso materno serve proprio a questo: la madre intuitivamente riesce a capire se il proprio bambino ha mal di pancia, se ha voglia di coccole, se sta facendo i capricci oppure se ha un momento reale di disagio, quindi di paura, per cui deve essere assolutamente contenuto e rassicurato. Quando la madre invece non ha una relazione vera con i suoi bisogni, altrettanto non riuscirà ad interpretare in maniera corretta i bisogni del bambino. In questo caso spesso la madre tende ad offrire nutrimento per ogni bisogno del bambino, è come se il figlio o la figlia avessero una risposta unica. Se ha fame, mangia. Se ha l’ansia, mangia. Se ha paura, mangia. Qualunque cosa viene placata attraverso il cibo.

Indubbiamente non c’è soltanto la Luna in questo tipo di problematica, troviamo quasi sempre Luna, Giove, Saturno. Si instaurano una serie di dinamiche per cui si crea una voragine sul piano dei bisogni, spesso rappresentata da una quadratura Luna/Giove, che dà bisogni non soddisfatti, difficoltà di percezione e anche difficoltà di nutrire (ma nel senso di nutrire anche parti diverse, non è detto che bisogna nutrire soltanto la parte fisica). Saturno entra quasi sempre come rituali molto schematici, quindi nelle dinamiche alimentari c’è spesso una negazione dei bisogni del proprio corpo – dipende poi dalla varie patologie.
Indubbiamente negli obesi ci sono spesso rapporti tra Luna/Giove/Nettuno, c’è un senso scarso di autocontrollo, un principio di autoindulgenza, una identificazione dei vari bisogni tutti riuniti in una sola risposta. Nella problematica dell’anoressia invece, l’elemento predominante è Saturno. Le anoressiche sono delle persone estremamente controllanti, sono malate di perfezione, vogliono avere risposte perfette, non concedono al loro corpo di avere nessun tipo di bisogno, soprattutto nessun bisogno in termini di cibo, perché il cibo assume più avanti nella vita la simbologia di madre, e siccome la madre è l’elemento vissuto in maniera negativa, il cibo viene vissuto con questa ambivalenza.
Nell’anoressica c’è una grande battaglia fra una forma di dipendenza mai ammessa e mai accettata e un bisogno di controllare questa difficoltà e questo bisogno di dipendere. L’anoressica è una persona in cui prevale in controllo, la negazione dei bisogni del corpo, il bisogno di mantenere il corpo come una macchina, cioè in perfetta efficienza. Ci sono una gamma infinita di cose nell’anoressia che sono anche molto più sottili:
nell’anoressico c’è un profondo bisogno di spiritualizzare le cose, che spesso avviene negando quelli che sono i principi del corpo, negando il bisogno di crescere. Parte da una difficoltà di identificazione con la madre, quindi da una difficoltà di identificazione con un corpo che si sta trasformando e sta diventando adulto. L’anoressia si instaura intorno alla fase della pubertà, quando c’è una grande trasformazione del corpo; in quella fase la sensazione interna di non essere ancora all’altezza, di voler ancora dipendere – che è la parte che non può venire accettata e che non può venire alla coscienza – viene poi simboleggiata da un corpo che non può permettersi di crescere.
L’anoressica blocca tutti i processi di crescita, dalla mestruazione alla crescita fisica. Non sopporta il corpo in trasformazione, perché la trasformerebbe inevitabilmente in qualcosa di simile alla madre, in qualcosa che lei non può accettare. Ci sono anche delle cose più profonde: la spiritualizzazione nell’anoressica, la fantasia ultima, sarebbe quella di vivere di luce, senza più nutrirsi, di vivere solo di energia, è una dinamica che ha molto a che fare anche con Nettuno. Nella bulimica invece il rapporto fra controllo e gratificazione dell’impulso è gestito in modo diverso, a volte prevale Saturno, a volte prevale il bisogno di cedere all’impulso. La bulimica è comunque un’anoressica da un punto di vista psicologico, infatti è il sintomo finale che può variare ma la problematica alla base è la stessa.
Il mangiare compulsivo è una delle due sfaccettature delle patologie lunari, mentre l’altro è la dipendenza emotiva.

La dipendenza emotiva è forse la problematica più comune, quella più visibile. Dà la sensazione alla persona di non poter vivere senza qualcos’altro che viene considerato la fonte di nutrimento e di gratificazione. La Luna tende sempre a portare queste problematiche quando l’esperienza di contenimento, di nutrimento, di rassicurazione sono in qualche modo andate perdute. Si instaura una patologia di ansia alla base (anche se può essere non molto visibile) che crea un substrato di costante insoddisfazione, quindi un bisogno di ricercare attraverso tutta una serie di surrogati – in questo caso la relazione può diventare il surrogato – di questo nutrimento che non si è avuto a suo tempo.
La Luna rappresenta un po’ il modello operativo interno della persona che si prende cura di noi. Abbiamo visto facendo le case che la fase di casa IV, quella della costanza oggettiva, è la fase lunare per eccellenza. Costanza oggettiva significa introiezione di una figura rassicurante, protettiva, che ci accompagna costantemente. Praticamente quello che prima era la madre all’esterno diventa la madre interna, diventa qualcosa di nostro che però agisce nello stesso identico modo in cui agiva nostra madre quando ci proteggeva, quando ci rassicurava, quando ci rincuorava, quando ci gratificava per aver fatto qualcosa. Se questa introiezione non è stata perfetta noi non riusciamo a svolgere questa funzione, abbiamo sempre bisogno che la svolga qualcuno all’esterno e la ricerchiamo costantemente.

a cura di Lidia Fassio