Molte delle persone che incontro nella mia vita professionale ruotano attorno a due problemi fondamentali: mancanza di autostima e senso di incapacità in alcuni campi della vita e questo sia che il soggetto dimostrino questa carenza, sia invece che la coprano con un atteggiamento sprezzante e ostentante sicurezza. 

A volte si tratta di giovani però non sempre è così, perché anche persone di mezza età che si trovano a dover affrontare fasi nuovi della loro vita soffrono proprio perché mancano di stima in se stessi e questo li fa sentire incapaci di superare gli ostacoli che si trovano davanti in quel momento.

Queste persone non hanno il coraggio di affermare la loro opinione di fronte agli altri e spesso lamentano che gli altri sono sempre sicuri di se e che loro non hanno argomentazioni valide da opporre: in una parola, sono convinti che gli altri sappiano fare meglio di loro e abbiano idee più valide delle loro.

Le donne soffrono in modo particolare di questa carenza: soprattutto quando i figli se ne vanno di casa si rendono conto di non valere niente e la vita sembra dunque crollare. 
Questo significa che hanno riposto tutto o sul marito o sui figli e nel momento in cui devono, invece, far leva su di loro si sentono delle nullità.

Alcune persone si sentono “trasparenti”, altre ricordano di non essere mai state interpellate per esprimere una loro opinione e, magari, quando smettono di lavorare e non si sentono più utili, non trovano più alcun senso di valore.

Molti giovani si sentono non considerati ne’in casa, in famiglia ne’ dalla società, come se passassero ovunque senza lasciare traccia. Inoltre, temono di non piacere, di non essere interessanti e sono sicuri di non essere accettati.

Ci sono ragazzi che non riescono a vivere in modo tranquillo l’incontro con una ragazza perché provano un senso di inferiorità; le ragazze, da parte loro spesso hanno paura di non essere sufficientemente belle e quindi di non poter essere considerate dagli uomini: questo fa si che cerchino in ogni modo di apparire come gli altri desiderano e in questo modo snaturano ancora di piu’ la loro considerazione.

Tutto questo ha anche molto a che fare con un senso di impotenza nel dominio di se’ e, senza questo non è possibile costruirsi un reale senso del futuro perche’ si sentono gia’ falliti in partenza senza neppure tentare di poter cambiare le cose. 

Molte donne sviluppano poi problemi con il cibo, mentre i giovani vanno piu’ a parare sulla sessualità: sentono di non riuscire a gestirla nel modo in cui vorrebbero.

Alcuni mi dicono: qualunque cosa io faccia è e sarà sempre inutile, perché contro questa realtà non c’è nulla che valga. 
E’ chiaro che molte di queste sensazioni di impotenza hanno le loro radici nel rapporto infantile: la sensazione di non essere stati valorizzati, di non essere stati considerati importanti, di non aver avuto mai peso e di non essere stati mai ascoltati ha fatto prevalere questo senso di impotenza interiore associato ad una rabbia repressa: la stessa che vivono oggi nel rapporto con l’altro sesso o con il lavoro o nei rapporti sociali. 

Anche gli adulti pero’ possono soffrire degli stessi disturbi nel momento in cui i figli fanno scelte che loro non condividono e che essi non avrebbero mai neppure ipotizzato: questo li fa sentire falliti e impotenti perche’ sentono di essere in balia di situazioni che non riescono a controllare e su cui non possono piu’ avere influenza. 

Devo fare alcune precisazioni anche nei termini: infatti, quando parliamo di sentimenti che riguardano la stima di se’ e il senso di impotenza si usano dei vocaboli che sono molto simili: si parla di fiducia in se’ stessi, di consapevolezza di se’, di sicurezza in se’ stessi. I concetti sono tutti connessi tra loro, pero’ ognuno significa in realtà una cosa diversa. Durante i colloqui preliminari viene spesso lamentata la mancanza di consapevolezza di se’, di fiducia in se’ stessi, di sicurezza di se’. Una persona consapevole di se’ è quella che è cosciente di se’ stessa, che sa chi è e cosa vuole e cosa sente dentro di se’.

Come persona sicura di se’ viene indicata quella che sa presentarsi in modo spigliato e che non si fa intimorire da niente e da nessuno. 

Un individuo però può mostrarsi consapevole anche con una bassa autostima; questa puo’ essere occultata da un comportamento consapevole e sicuro.

AUTOSTIMA significa conoscere il proprio valore, la propria dignità, la propria unicità di persona: è la percezione dell’essenza di se’, del vero se’.

Sicurezza di se’ invece significa che una persona ha il coraggio di fare qualcosa, ha il coraggio dei propri sentimenti e quindi li accetta e li esprime.

Autostima e fiducia in se’ si integrano reciprocamente. Poiche’ so che ho un valore posso presentarmi come sono . Cio’ non deve necessariamente significare sicurezza di se’: infatti io posso avere il coraggio di mostrarmi insicuro in un posto nuovo pur conservando la fiducia in me e il senso di autostima. Io posso valere anche nella mia insicurezza e nelle mie inibizioni posso averne consapevolezza e permettermi anche di essere debole senza per questo perdere in autostima e in fiducia in me stesso. 

Il senso di autostima inoltre non gonfia: è piuttosto il senso del proprio valore che puo’ allargarsi e comprendere anche le debolezze e i limiti

La parola IMPOTENZA pero’ puo’ anche rappresentare la sensazione che si avverte nei momenti di debolezza. Quando la necessità è così pressante da risultare quasi insopportabile, il corpo spesso reagisce venendo meno: si dice che si perdono i sensi e questo è il momento in cui non si deve piu’ dimostrare cio’ che gli altri si aspettano da noi. 

Il senso d’impotenza implica il senso della mancanza di potere. 
Potere fa il paio con volere e implica la capacità di essere in grado di intervenire, di avere possibilità di modificare le cose, di creare qualcosa. Il senso di impotenza appartiene essenzialmente all’uomo. L’uomo si definisce potente o impotente nello stesso tempo: puo’ infatti dominare se’ stesso e il mondo, pero’ non sempre è in grado di gestirsi in modo adeguato.

Il senso di impotenza è spesso pero’ legato alla bassa autostima anche se non si identifica con essa. A volte il senso di impotenza e la mancanza di autostima camminano parallelamente, quando ci si sente incapaci di fronte ai propri errori e di fronte alla possibilità di cambiare se stessi. Ho pero’ anche incontrato persone che hanno una buona fiducia in se’ stessi e tuttavia hanno senso di impotenza in molti ambiti della vita : magari si sentono impotenti di fronte a certe situazioni, di fronte ai figli che magari non stanno bene, di fronte al mondo e alla violenza, di fronte alle guerre… ecc. Quasi nessun uomo riesce a sopportare questi sensi di impotenza : le reazioni sono spesso di depressione o di rassegnazione. 

COME SI COSTRUISCE UNA BUONA AUTOSTIMA 

Indipendentemente da come è trascorsa la nostra infanzia ognuno di noi ha in un certo senso il dovere di sviluppare una buona autostima per poter vivere bene ed evitare i danni che la sua mancanza spesso comporta. 

E’ chiaro che ci sono persone che nell’infanzia hanno ricevuto fiducia nella vita e in se stessi e c’è chi invece è stato svalutato, umiliato e sminuito per cui farà molta piu’ fatica a realizzare il suo compito. Tuttavia, proprio questa persona deve sapere che puo’ giungere a riconciliarsi con le proprie potenzialità e ad accettare la propria storia scoprendo il proprio se’ unico e speciale e affermandolo di fronte al mondo. 

Spesso io dico che la nostra storia è quanto di piu’ importante noi abbiamo, tuttavia non possiamo neppure bloccarci all’interno di essa perche’ altrimenti non andiamo avanti e continuiamo a dare ragione e potere a chi ci voleva piccoli, insignificanti e senza alcun potere e valore-.

FIDUCIA ORIGINARIA

Sapete tutti che quando siamo piccoli è la mamma che determina la nostra esperienza e che se irradia fiducia instillera’ nel suo bambino un forte senso di sicurezza, ma se lei sarà insicura e se avrà paura di sbagliare creera’ paura anche nel bambino . Nella prima parte della vita noi assumiamo semplicemente tutto cio’ che sperimentiamo attraverso di lei: il bambino percepisce non solo cio’ che fa la mamma, ma anche il modo in cui la mamma lo fa: percepisce se è sicura o insicura, se lo accudisce volentieri o controvoglia, se c’è amore o c’è aggressività- E’ in base a tutte queste percezioni che il bambino sviluppa sicurezza o insicurezza e che crea il proprio nucleo di autostima-.

Erickson ha coniato il concetto “fiducia originaria” che è la sensazione di potersi fidare dei propri genitori e che di conseguenza diventerà fiducia in se’ stessi. Chi ha ereditato dai suoi genitori e nella cerchia familiare questa fiducia originaria considera il mondo attorno a se’ con gli occhi della fiducia: non ha timore di rischiare la propria vita, ha voglia di mettere alla prova le sue capacità. Il suo sentimento di fondo è dominato da una profonda fiducia di poter contare sugli altri, di potersi fidare degli esseri umani in genere. A volte questa fiducia va ancora piu’ in la’ e diventa fiducia nella vita e in Dio, ovvero la sensazione che esiste qualcosa che ci sostiene e sul quale si puo’ contare. 

Eriskson ritiene che una educazione che abbia anche concetti spirituali sia molto importante per rafforzare il senso di fiducia originaria del bambino nei confronti del mondo è come avere fin dall’inizio un senso di appartenenza al mondo. La fede secondo lui prolunga la fiducia originaria del bambino dall’uomo e dal mondo a Dio, al principio originario di ogni essere. 

Quando un bambino sviluppa una scarsa fiducia originaria diviene esageratamente autocritico: finisce per dubitare di se’ stesso, delle proprie capacità e del suo essere accettato da parte degli uomini.

La fiducia nella vita è la condizione grazie alla quale il bambino puo’ trovare l’identità dell’IO. L’identità dell’Io implica il sentimento di aver accettato tutti gli aspetti della vita e di averli integrati nel proprio io, comporta quindi il fatto di aver visto il significato, il filo di Arianna della vita e di aver trovato un senso di unità all’ interno del proprio essere. 

Una forte identità dell’Io da sicurezza al bambino anche nei confronti dei propri istinti, lo rende capace di raggiungere il senso di intimità e infine di generazione, di fecondità e di creatività che potrà esprimersi poi con la riproduzione o in opere creative.

Il fine dell’essere umano – secondo Erickson è l’integrità : chi ha raggiunto l’integrità è diventato veramente uno in se’ stesso; è in accordo con la sua storia personale ed ha sviluppato un forte senso di autostima ed una coscienza della propria dignità unica. 

Anche il senso spirituale della vita ha a che fare con questo: pero’ troppo spesso Dio viene contrabbandato per un controllore, un sorvegliante pronto a cogliere ogni nostro difetto o errore e quindi, perderà totalmente il sentimento fondamentale di fiducia, anzi verrà visto come un essere che giudica e che punisce. Dio deve essere invece sperimentabile come il principio ultimo di fiducia attraverso un atteggiamento rassicurante. 

Erickson dice che noi chiediamo al bambino di essere sempre buono e di osservare le regole e le prescrizioni, questo verrà educato come noioso e adattato, mentre l’immagine dell’uomo, così come lo vuole Dio deve essere impregnata sempre di dignità, di interezza e di fecondità e mai di obbedienza e di sudditanza. 

L’uomo che scopre un senso interiore di unita’ nella vita sprizza vitalità, ha sempre nuove idee , trova e da’ significato alle cose per se e per gli altri ; è questo l’uomo che corrisponde all’idea di partecipazione con l’universo e che si sente protagonista diventando padrone della sua vita.

E’ chiaro che l’autostima è importantissima nell’infanzia, poiché è in quella fase della vita che si pongono le basi del valore di se’ che poi ci portiamo dietro per la vita. 

Rogers e Fromm addirittura pensano che l’autostima sia connessa ad un funzionamento personale piu’ efficace e positivo, addirittura ad un funzionamento biologico migliore, piu’ felice; per esempio la depressione è stata collegata da questi due psicologi ad uno stile cognitivo che comporta una valutazione eccessivamente critica e negativa di se’.

Nel DSM LA BASSA AUTOSTIMA è menzionata associata a molti disturbi infantili: ad esempio i deficit di attenzione – i disturbi fobici ; ecc. mentre una buona autostima in genere controbilancia alcuni problemi psicologici infantili diminuendo per compensazione il grado di difficoltà che il bambino vive.Il bambino che si sente bene con se’ stesso puo’ fronteggiare molto meglio problemi d’apprendimento, d’inserimento ecc ed è anche un buon punto di partenza per il successo scolastico.

a cura di Lidia Fassio