La competizione è stata considerata per secoli “la vera anima del lavoro”, così era fino agli anni ‘90 mentre, da alcuni anni invece gli psicologi del lavoro si interrogano su questo argomento, come se qualcosa fosse andato in “crash”e tutti si sono resi conto che certi modelli sono ormai obsoleti e necessitano di cambiamenti profondi nei comportamenti in modo da trovare reali alternative al “dividi et impera” tipico degli anni passati.

Finalmente dunque ci si è cominciati ad interrogare se la competizione è buona o cattiva e se, soprattutto, è produttiva o negativa in un ambiente lavorativo. 

La competitività sembra far parte della storia dell’uomo anche se, alcuni neurofisiologi sostengono che in realtà ci sono vaste aree del nostro cervello predisposte per la cooperazione e la solidarietà e, sembrerebbe che queste aree si siano ampliate molto di più di quelle dell’aggressività e della competitività.

Astrologicamente stiamo parlando di valori Aretini marziani, che sostengono il bisogno di primeggiare e di competere al fine di avere la meglio sui colleghi per mettersi in luce usando anche comportamenti aggressivi e questi vanno a contrapporsi nettamente con i valori Bilancini venusiani che favoriscono e premiano lo scambio, i lavori fatti in team e la capacità di cooperare in modo da poter avere risultati migliori gestendo di volta in volta le conflittualità che possono presentarsi nell’ambiente lavorativo.

La competizione sembra essere oggi considerata estremamente distruttiva per il mondo lavorativo che, si trova a dover gestire fortissime quantità di stress spesso senza avere le capacità per farlo con risultati pessimi sul piano personale. Ovviamente, se la persona va in crisi, anche a livello professionale questo non sarà bene per nessuno; infatti oggi, i nuovi eroi del lavoro sembrano essere quelli che riescono a conciliare ambizioni e successi personali con la capacità di essere anche attenti ai bisogni degli altri e in grado di avere atteggiamenti cooperativi anche perché sempre più è difficile lavorare da soli in quanto il lavoro moderno richiede “gruppi, team e cordate”.

Addirittura oggi la psicologia sociale sottolinea che nell’ambiente del business si sono verificati cambiamenti importanti anche nei modelli di leadership; infatti, sembrerebbe che, anche laddove c’è competizione oggi si tenda ad incentrarla “sul compito” anziché sulla vittoria”. 

La competizione finalizzata alla “vittoria personale” è fortemente marziana, per cui tutte le energie vengono impiegate per distruggere l’avversario, per cui, restano troppo poche possibilità di perseguire l’obiettivo vero; questo è esattamente l’opposto del secondo stile che, invece è incentrato sul “compito da portare a termine” per cui il massimo delle energie viene impiegato per assolvere nel migliore dei modi il compito che si ha di fronte e solo in minima parte c’è la lotta con l’altro.

Si tratta quindi di operare “braccio a braccio” piuttosto che “faccia a faccia”; infatti, ne primo modo di operare diventa imperativo crescere, perfezionare e raffinare le proprie capacità e questo può essere fatto solamente se ci si confronta con gli altri, mentre diventa difficilissimo se ci si scontra.

Le grandi aziende si sono perfettamente rese conto del problema ed infatti, da alcuni anni sono fiorite società di consulenza addette alla “formazione e gestione del personale e dei leader”, ma ancora di più alla “gestione della rabbia” che, ovunque viene considerata una vera e propria calamità naturale.

Le capacità di intrattenere buoni rapporti sul piano professionale sembrano dare buonissimi frutti anche nella vita personale degli individui: sembra ormai anacronistica l’immagine del leader vincente ma solitario, in continua guerra con il mondo, intento a fare la sua scalata al successo battendo uno per volta tutti i suoi nemici, totalmente insoddisfatto sul piano delle relazioni umane e dell’affettività e, tantissime volte, condannato all’infarto intorno alla mezza età.

Oggi si tende a far passare l’idea che perseguire gli obiettivi incentrandosi sui compiti risulta essere molto positivo perché aiuta a superare e a gestire lo stress ma, al tempo stesso, consente di affrontare in maniera più positiva anche eventuali fallimenti perché c’è una maggior capacità adattiva rispetto a chi si incentra sull’avversario che vive in maniera esagerata situazioni di impotenza cercando di attribuire la causa ai colleghi e cercando di creare divisioni all’interno del team per poter emergere.

La competizione – tipicamente legata al pianeta Marte – tipico per l’autocentratura – rende difficile la valutazione – qualità tipica di Venere, necessaria anche per il valore di sé e degli altri – e questo, a lungo andare, blocca le possibilità di cambiamento che si rendono necessarie nel momento in cui si ha la consapevolezza della maggior bravura degli altri. 

Ci sono statistiche che suggeriscono che a parità di capacità professionali , chi è incentrato sul compito si trova ad avere a disposizione una gamma molto più elevata di possibilità di modificare e di elevare le sue prestazioni anche perché è sempre in contatto con gli altri e si trova ad avere collaborazioni anziché opposizioni e boicottamenti che nascono proprio dal potente clima di aggressività che si crea nell’ambito lavorativo.

Possiamo dunque sottolineare che, nel mondo del lavoro ognuno di noi dovrebbe impegnarsi per creare quelle condizioni di scambio che non solo favoriscono la professionalità e la crescita ma, creano anche quel clima di reciproca fiducia e valorizzazione che favorisce il supporto reciproco soprattutto in momenti di grande stress.

a cura di Lidia Fassio