Barbie nasce a Hawthorne, California il 9 marzo del 1959 dall’ispirazione geniale di Ruth Handler, cofondatrice della Mattel.
In quegli anni i responsabili degli acquisti dei negozi di giocattoli sapevano bene cosa volevano: bambole che rispecchiassero l’idea collettiva di come doveva essere una brava bambina e di ciò che avrebbe dovuto diventare: una madre colma di abnegazione, una maestra, una casalinga, un’infermiera… l’antitesi dei valori rispecchiati da una bambola alta 29 centimetri piena di fascino, femminilità e seducente come Satana… almeno così fu definita dai leader islamici, preoccupati che “l’immorale flessibilità di questa bambola, la sua bellezza distruttiva e la sua seminudità potessero influenzare la mente e la moralità delle bambine”.

“Una bambola con la terza di reggiseno?? Ma dove siamo arrivati?” I negozianti di giocattoli non potevano immaginare che la bambola in questione sarebbe stato il più grosso successo di vendita di tutta l’industria del giocattolo per i cinquanta anni futuri (più di un miliardo di esemplari venduti in 150 paesi, con una media di due vendite al secondo).

L’unica a saperlo, per la verità, era allora la signora Ruth Handler, mamma di una bambina di nome Barbara che aveva un hobby uguale a quello di tante sue coetanee: disegnare sul cartone la sagoma di una ragazza, ritagliarla, e sbizzarrirsi a prepararle un corredo di vestiti di carta.

Nel 1964 la misteriosa ragazza di plastica sbarca in Italia, con il suo corredo di accessori: un miliardo di paia di scarpe, 120 nuovi vestiti ogni anno (disegnati, tra gli altri, da Cristian Dior, Calvin Klein, Benetton, Donna Karan), la casa di città e di campagna, la macchina, il camper e via, fino al computer portatile. Ecco come lo scrittore Cristopher Varaste ha brillantemente descritto Barbie:

“Una regina del glamour di 30 centimetri con un corpo da favola avvolto in un costume da bagno a righe bianche e nere, con sandali neri con tacco a spillo, occhiali da sole, ciglia incurvate e pettinata con la coda di cavallo. Poteva essere chiunque e, provocatoriamente, nessuno. Sembrava senza età ma volevano che fosse una teen ager. Era accattivante, misteriosa, eppure innocente: il simbolo di una cultura che lottava per trovarsi un’identità possibile. Gli occhi allungati, la frangetta arricciata e le labbra carnose e rosse…” Face of the American Dream – Barbie Doll, 1959-1971, Hobby House Press, 1999 di Cristopher Varaste.

Fin dal primissimo spot, Barbie fu dipinta come un essere umano dalla vita piena di avventura, indipendente e autonoma, sobria ed elegante come una Jacqueline Kennedy. Non ci si riferì mai a lei come a una bambola e nessuno le appioppò vincoli dozzinali come i genitori o un marito. A differenza di tutte le bambole nate prima, Barbie era stata concepita come una ragazza la cui vita non ruotava attorno a un marito e alla famiglia. Aveva limitazioni sottili come il suo vitino di vespa e possibilità grandi quanto le sue tette.

Quando Barbie si mette in gran tiro non lo fa per attirare lo sguardo di qualche maschio, e nemmeno di una ragazza. Barbie si veste per il gusto di farlo. Non ha bisogno di piacere a nessuno ma solo a se stessa. Lei non ha problemi a tornare a casa da sola e non ha bisogno dell’approvazione maschile per nutrire una buona opinione si sè.

Barbie offre attività molto più interessanti rispetto ad una bambola che si può soltanto tenere in braccio, alimentare e cambiare; possiede amici, cose da fare e tutta una vita ricca e variegata come le sue numerose mises e acconciature.

La Mattel non ha mai fatto sposare Barbie… Ken è stato una sua appendice. Fu messo in commercio per soddisfare la domanda di un fidanzato per Barbie, ma non è mai stato indispensabile.

Femminile, seducente, socievole.. un po’ narcisista e voluttuosa, accattivante, sessualmente provocante, ma con tatto, o meglio, con quella malizia tipicamente venusiana. Quest’ultimo aggettivo introduce l’archetipo da cui si è attinto per dare espressione, forma e corpo ad un’icona culturale come la Barbie.

Il concetto di archetipo (“archè” inizio origine, principio e “tipo”, figura immagine, modello) deriva dall’osservazione, molto spesso ripetuta, che per esempio i miti e le favole della letteratura mondiale contengono determinati motivi. Ora, i motivi dai quali si è attinto per dare “carattere” e non solo fattezze fisiche a Barbie sono, prevalentemente, proprio quelli legati alla Dea nata dalla schiuma del mare. Incline alle relazioni, socievole, amabile, affascinante, ospitale, amante della pace, equilibrata, elegante, raffinata, sofisticata, ma anche autocentrata e un po’ narcisista.

Forse non è un caso che nel tema natale di Barbie il nodo lunare nord sia in Bilancia e quello sud congiunto a Venere. Quest’ultimo aspetto dona una capacità innata di seduzione mentre, come sappiamo il significato che, a partire da Rudhyar, è stato attribuito al Nodo Nord ha valenze gioviali di espansione e ampliamento: il cammino evolutivo da realizzare.

Il tema della nascita di Barbie vede una congiunzione Sole Luna in Pesci in trigono a Giove e, a loro volta, quadrati a Marte.. a sottolineare da un lato una sicura capacità di adattarsi alle esigenze delle bambine – che potevano per la prima volta identificarsi con lei sognando di essere ragazze più grandi e quindi in grado di vivere anche l’aspetto amoroso e relazionale della vita; queste ragazze desideravano e sognavano probabilmente da tempo uno stereotipo di bambola diversa ed alternativa, pronta ad incarnare i cambiamenti che stavano avvenendo a livello della psiche collettiva per cui erano pronte ad accogliere un prototipo femminile che garantisse la possibilità di identificarsi non più nella bambina ma in una “donna” dalla femminilità prorompente, audace, determinata ma, per certi versi androgina.. (esattamente come vuole il Marte in Gemelli) ovvero portatrice del lato sia femminile che maschile.

Barbie ha quindi fatto giocare le generazioni di bambine che poi hanno sviluppato appieno la loro parte solare diventando a tutti gli effetti donne in grado di autorealizzarsi anche al di fuori della casa, della relazione e della maternità.

La forza di penetrare dentro alla psiche collettiva è data da quel Plutone che fa un trigono a Saturno e che garantisce anche la durata costante nel tempo. Anche se, per la sua capacità di farsi portatrice di un nuovo “spirito dei tempi” l’aspetto più interessante è sicuramente quello di Urano che fa trigono sia a Mercurio che a Venere e che ha concesso a Barbie di diventare un vero e proprio veicolo di “comunicazione” di nuovi valori e di nuovi messaggi che sono stati colti, ovviamente, dai bambini di quell’epoca come una vera rivoluzione di costume e di gusti.

La quadratura di Urano a Nettuno sembra estrapolare Barbie da quel tessuto emotivo di cui le bambole si erano fatte portatrici fino a quel momento.. attraverso la loro immagine di fragilità e di infantilità; Barbie invece è una bambola “adolescente, spigliata e libera”… che incarna la modernità e la vita spregiudicata delle ragazze moderne, favorendo al tempo stesso anche un sogno romantico più spostato sull’erotico venusiano a cui, da quel periodo, i bambini hanno avuto accesso, almeno nel loro immaginario.

a cura di Alessandro Besana