Tanto, tanto tempo fa atterrai su questo bellissimo pianeta per incamminarmi verso una meta precisa. Trovare me stessa.
Beh, non è certo un compito facile, pensavo, non so nemmeno da che parte cominciare. Però, prima di imbarcarmi sulla mia navicella spaziale, mi dissero: “Non preoccuparti, troverai degli amici che ti aiuteranno”, senza dirmi né dove né quando sarebbe accaduto.
In effetti mi sentivo un po’ abbandonata a me stessa. Avrei tanto voluto che qualcuno mi dicesse cosa fare, dove andare. A dirla proprio tutta, avrei voluto arrivare subito alla meta!
“Chissà, devono essersi dimenticati di darmi anche una bacchetta magica in modo da poter arrivare immediatamente al traguardo, da questo famoso Mago dove, pare, troverò ciò che cerco. Forse, tanto famoso non può essere, visto che nemmeno ha un nome! E comunque eviterei di imbattermi in eventuali draghi. Non mi fa Certo impazzire di gioia l’idea di incontrarne uno!
Magari riesco a farla franca, a defilarmi. Oppure, se riuscissi a trovare tanto, ma tanto denaro, potrei farlo catturare da qualche grande eroe e nel frattempo, far costruire un’enorme gabbia dalla quale non potrebbe più scappare! O forse, chissà, qualcuno mi aiuterà.”
Il Mago – mi dissero gli anziani del Consiglio – era la persona che dovevo raggiungere, perché lui solo poteva aiutarmi a trovare me stessa.
Poi tutto ebbe inizio. Quando incontrai il mio primo grosso drago ebbi tanta paura e scappai, o meglio mi ritirai dentro di me. Non potevo affrontarlo, ero sopraffatta dalla paura. Quanto fuoco mi lanciava! Quel fuoco bruciava, tanto, ero terrorizzata e indifesa.
Ma questa mia remissività non servì a nulla. Il drago era ogni giorno vicino a me, ero sua prigioniera e per lunghi anni non fece altro che tentare di sopraffarmi, ma non mi vinse. Mai. Non so nemmeno come feci a resistere così a lungo. Sentivo solo che una fiamma nel mio cuore bruciava più del suo fuoco e mi dava la forza per non soccombere.
Un giorno incontrai un grande Guerriero che mi parlò dell’incredibile forza che aveva dentro di sé e che sapeva essere presente in tutti gli uomini; era la mia fiamma!! Si, era la mia fiamma, quella di cui stava parlando!
Fu un incontro magico per me, perché mi trasformai, ma non in un guerriero come lui. La mia trasformazione fu conoscere la mia forza, percepire il mio grande potere personale. La convinzione di poter sconfiggere qualunque drago mi portò a non averne più paura. Lui mi parlò anche della forza esterna necessaria alla vittoria: la sua spada, che gli era servita per uccidere i draghi e sapendo che non ne avevo una, volle a tutti i costi regalarmi quella del suo caro amico, che invece era stato ucciso da un drago. E poi felice di ciò che mi aveva trasmesso, mi salutò con calore e se ne andò.
La spada del mio amico guerriero non mi è mai servita. Tutti i draghi che ho incontrato non mi hanno mai sopraffatta. Il primo drago, che mi ha ossessionata e imprigionata per buona parte della mia vita, l’ho poi affrontato guardandolo diritto negli occhi e dimostrandogli che la sua incredibile forza di uccidere nulla poteva contro la conoscenza della mia grande forza di vivere che avevo appena scoperto. Lui quel giorno ha riconosciuto qualcosa in me e ha semplicemente chinato la testa. Avevo sconfitto il drago.
Non è andato via da me. Io invece sono andata sufficientemente lontana da lui per godermi la libertà tanto bramata, ma abbastanza vicina per poterlo rivedere. Ora è vecchio, ammalato e mi è molto riconoscente. Io sono ancora piuttosto giovane, forte e ancora più riconoscente a lui, perché attraverso quella lotta mi sono trasformata.
Da allora, non c’è stato drago che non abbia affrontato, lottando, ma senza mai uccidere, e ogni volta uscendo dalla lotta con sempre più forza e sempre più amore.
Si, perché cammina, cammina, scoprii che l’amore era il sentiero sul quale dovevo camminare, scoprii che la grande forza che mi faceva andare oltre ogni drago era l’amore.
Tutte le lotte con i vari draghi mi fecero comprendere quanto loro fossero importanti per me. I draghi erano delle opportunità meravigliose per dirigermi verso l’obiettivo finale: incontrare il Mago e trovare me stessa.
Questa meta diventava via via sempre più chiara dentro di me e cominciai a chiedere a tutti coloro che incontravo dove abitasse il famoso Mago. In realtà nessuno lo sapeva, nessuno lo aveva mai visto.
Una sera di qualche anno fa, mi fermai in una locanda per passare la notte. La locanda era accogliente, c’era un grande camino con un bel fuoco che riscaldava l’ambiente e qualcuno che suonava una sorta di pianola. C’erano diversi tavoli, più o meno affollati e uno di questi ospitava una bella tavolata di uomini e donne che chiacchieravano in allegria. Raccontavano episodi interessanti di lotte con draghi davvero feroci. I segni sui loro visi e sulle braccia scoperte, erano lì a dimostrare quanto fosse stata davvero dura ogni lotta e quanto fossero reali i loro racconti.
Io me ne stavo in piedi osservandoli e sorridendo, indecisa su dove sedermi. No appena mi videro, mi invitarono al loro tavolo e io accolsi volentieri l’invito. Mi accorsi che era quello che desideravo.
Rimasi quel tempo passato insieme rapita e affascinata dalle loro imprese. Erano davvero coraggiosi e fieri guerrieri ma, più ascoltavo e più mi rendevo conto che non era un mondo che mi apparteneva. Io non sentivo la necessità di tutta questa lotta, di passare l’intera mia vita nell’affrontare il drago per ucciderlo, cosa che invece era il loro obiettivo, ma riconoscevo comunque l’importanza che rivestiva la lotta al drago per loro.
I guerrieri dovevano proseguire il loro viaggio, un altro drago li attendeva, e a quel punto gli chiesi se conoscessero il Mago. Ci fu un momento di silenzio e poi qualcuno ridacchiò. Il più grosso sorridendomi mi disse: “Vuoi un consiglio? Lascia perdere. E’ tutta una leggenda.” e battendosi la forte mano sul petto proseguì: “E’ qui dentro il Mago. Abbi fede in te stessa e unisciti a noi. Insieme saremo invincibili e non avrai più bisogno di cercare nessuno. Avrai raggiunto tutto”.
Lo ringraziai di cuore e risposi che forse aveva ragione, ma per me era di fondamentale importanza continuare la ricerca. Mi guardarono tra lo stupito e il compatimento, ma percepivo il loro rispetto per la mia scelta e per questo gli ero fortemente grata.
Ci salutammo infine come grandi amici (e nel profondo lo eravamo diventati veramente) e mentre loro uscivano io mi sedetti nuovamente al grande tavolo, questa volta troppo grande, da sola. Volevo riflettere, ascoltare che cosa quell’incontro suscitava in me, mentre avevo la precisa sensazione di avere fatto la scelta giusta.
Mentre affioravano le emozioni, mi accorsi che ad un altro tavolo c’era una donna sola. Aveva un’aria serena, ma avvertivo qualcosa di strano in lei. Le sorrisi e le feci un cenno di saluto che fu appena ricambiato. Ma poiché ero da sempre attirata dal conoscere le persone, mi avvicinai al suo tavolo e le chiesi di potermi sedere. Lei mi guardò per un istante (un po’ troppo lungo, notai) e acconsentì con un cenno della testa. Percepii subito, freddezza, distacco. Mi presentai ma, vedendo la sua reticenza a parlare, le chiesi solo se sapeva dirmi dove trovare il Mago. Rimase a lungo a fissarmi, senza parlare e infine mi disse: “Perché lo stai cercando?” “Perché so che devo trovarlo, so che è importante per me.” Attese ancora a lungo prima di rispondermi e questo mi permise di cogliere qualcosa d’altro oltre lo strato di freddezza: c’era una certa fierezza in lei, mista forse a saggezza, ma un’altra sensazione continuava a tenermi distante..
Quello che mi disse mi stupì: “Perché lo stai cercando?” mi chiese di nuovo. Questa volta non risposi, preferii attendere che lei parlasse ancora. Infatti: “Che bisogno hai di cercare qualcuno? Non è certo attraverso qualcuno che puoi trovare la tua realizzazione. Non puoi avere sempre un bastone a cui appoggiarti”.
Le sue parole rotolarono dentro di me dure come pietre. Non era sbagliato quello che diceva, ma sentivo che qualcosa non andava. Rimanemmo in silenzio per un po’ e poi aggiunse: “Ho capito che sei una persona che ha già fatto tanta strada. Non hai più bisogno di nessuno. E’ arrivato forse il momento per te di ritirarti, di stare da sola e cercare dentro di te. Gli altri possono solo confonderti e non farti sentire ciò che è vero, ciò che è giusto. Dal simbolo che porti al collo capisco che conosci molto bene la meditazione. Usala per entrare in te stessa e cercare la verità suprema. Non hai bisogno di altro o di qualcuno che ti dica cosa fare”. Detto questo si alzò, accennò a un saluto e uscì dalla locanda.
Rimasi qualche attimo come priva di sensazioni. Lo stesso freddo che avevo percepito provenire da lei mi aleggiava attorno isolandomi. Poi finalmente questa percezione si dissolse e tornai a sentire il calore meraviglioso del mio cuore. A quel punto mi alzai per salire nella camera dove avrei passato la notte. Ero spossata e avevo bisogno di riflettere.
Ora sono qui, nella stanza della locanda. Le conversazioni con gli affabili amici guerrieri e la fredda e solitaria signora mi hanno lasciato qualcosa che voglio capire. Tutte le persone mi regalano qualcosa, sempre, anche se in modo inconsapevole. Mi sdraio quindi sul letto, fiduciosa che tutto diventerà Luce che illuminerà la mia mente e il mio cuore.
Sono su un bellissimo sentiero circondato da alberi meravigliosi. Il grande sole mi fa dono dei suoi raggi attraverso i rami, colorando tutto e rendendo magica ogni cosa. Sono felice. Mi sento in comunione con tutto ciò che incontro. Sento che tra me, gli alberi, gli animali presenti, il cielo, la Terra e qualunque altra cosa su cui il mio sguardo si posa leggero, non c’è alcuna differenza. Io sono loro e loro sono me.
Poco dopo, in una radura, a lato del sentiero, incontro il gruppo di amici guerrieri conosciuti alla locanda: è grande la gioia con cui ci abbracciamo. Ci raccontiamo un po’e loro mi rinnovano l’invito a seguirli. Sorrido felice e declino l’invito ma, questa volta, gli chiedo dove posso ritrovarli perché mi piacerebbe tanto che ci incontrassimo ancora. Tutti ne sarebbero altrettanto contenti e ci lasciamo felici con questa promessa.
Con il cuore colmo di gioia proseguo il mio cammino sul sentiero e, poco dopo, sul lato opposto alla radura, scorgo la donna solitaria. Un po’ meno fredda, ma sempre distante e si dice contenta di vedere che ho scelto il cammino solitario verso la meditazione. Con garbo le rispondo che non è proprio così. Amo stare con le persone, amo ciò che apprendo da loro e amo trasmettere loro ciò che conosco. Vedendola un po’ risentita, aggiungo: “ E’ anche grazie al mio incontro con te alla locanda che ho compreso che il mio compito su questa terra non è la realizzazione di me stessa in solitudine. Ho compreso che la mia realizzazione passa necessariamente attraverso chiunque io incontri, qualunque cosa io faccia, dica o pensi. Ho compreso profondamente che non posso tenere per me questa comprensione. Non sarà mai solo quanto io mediti o quante lotte io vinca ad arricchirmi. Sarà invece questa completezza che posso condividere con gli altri a donarmi il grande appagamento interiore e il senso del divino in me. Non voglio stare seduta per ore a cercare o anche sentire Dio dentro di me. Voglio che la mia meditazione sia un incontro con lui, come lo è il gioire con gli altri, dove peraltro lui comunque dimora come in me.
Dio lo sento quando respiro, lo sento quando cammino, quando abbraccio qualcuno, quando mi sta di fronte chi mi ama e anche quando mi sta di fronte chi non mi tollera. Ho compreso che è davvero ovunque e voglio sentirlo in ogni mia parola, ogni mio pensiero, ogni mia azione ed infondere negli altri la fiducia che è possibile che questo si realizzi per chiunque.
Amo profondamente la vita in ogni suo aspetto. Amo profondamente tutti coloro che ho incontrato e quelli che hanno liberato i loro draghi contro di me, perché mi hanno permesso di integrare ogni aspetto della mia esistenza in questa vita sulla terra ed essere oggi quella che sono.”
La donna solitaria mi osserva con una viso impenetrabile. Non so se qualcosa di ciò che ho detto è passato a lei. Ci salutiamo comunque con rispetto e io riprendo il mio cammino.
Mi sveglio. E’ mattino. Una sensazione profonda mi inonda non solo il cuore, l’intero essere. E’ tutto è chiaro!
Non ho bisogno di essere Guerriero e non ho bisogno di essere Viandante, ma la ricchezza di entrambi mi è necessaria perché io possa trovare l’equilibrio che l’Uno richiede.
Gli opposti diventano uno, si integrano e danno origine alla grande armonia che mi permette di essere in sintonia con l’Universo.
Mi preparo e mi avvio di nuovo sul sentiero che, sempre di più, sento essere quello giusto per me. E’ davvero uguale a quello del sogno. Dopo qualche tempo arrivo alla fine, in uno spiazzo vuoto circondato da grandi alberi. Mi guardo attorno, dietro e quando mi volto nuovamente mi trovo davanti una piccola casupola dall’aria buffa. Qualche secondo prima non c’era. Mi avvicino e percepisco un che di invitante. Sopra la porta c’è una targa con una scritta: MAGO.
Non avevo dubbi che l’avrei trovato e felice busso, ma non ottengo risposta. Quindi, apro adagio la porta di legno chiaro e spesso. Quello che mi appare è magia pura: una grande sala (molto più grande della capienza della casa vista dall’esterno) arredata in legno, semplice ma con gusto. I colori delle pareti sono accesi ma non fastidiosi. Tanti oggetti le decorano, molti sono simboli che riconosco, altri mi sono sconosciuti. Sulla destra c’è un tavolo molto lungo e tante sedie di un certo spessore: penso ai miei amici guerrieri. E più in là qualche altro tavolo più piccolo. L’atmosfera è nell’insieme armoniosa e allegra. Sulla sinistra si sviluppa un corridoio in fondo al quale c’è una porta. Vado a curiosare e sulla targa c’è scritto: IO. Con rispetto apro anche questa porta. La stanza è molto piccola e spoglia. Ci sono solo una branda, un lavandino, una stuoia per terra con sopra un cuscino e una candela accesa: penso alla signora solitaria e poi richiudo piano la porta.
Ritorno nella grande sala e scorgo un corridoio centrale che prima non pensavo ci fosse in fondo al quale si profila una porta. E’ strano, sembra che una luminosità provenga dalla porta stessa, non da sotto. Vado a vedere bene. Sulla porta una targa e una scritta:
STANZA DEL MAGO
Non tutti possono accedere
Nessuno ha il diritto di stabilire chi potrà farlo
Se sarai tu a poter entrare, allora questa porta si aprirà e conoscerai il Mago
Alla fine della lettura, ho il cuore che mi batte forte. Che cosa devo fare o dire per meritarmi di entrare?….Non trovo niente.
Allora fermo tutto dentro di me, faccio silenzio e ascolto il Guerriero e la donna Viandante e sento di essere in perfetto equilibrio fra queste due parti. Questo è tutto ciò che sono realmente. Se non potrò conoscere il Mago, vorrà dire che non è il momento giusto per me e riproverò, un’altra volta, ma il solo fatto di essere arrivata a casa sua, di aver assaporato la sua dimensione, ha dato il senso completo alla mia esistenza. So di avere comunque raggiunto un traguardo dal quale ripartire trasformata.
Intanto il cuore ha ripreso il suo battito silenzioso. La pace è tornata. Sono pronta ad accogliere qualunque verdetto. Un ultimo pensiero mi attraversa: che io incontri o no il Mago, non fa più differenza.
Mi sento quindi avvolgere da un’energia di amore meravigliosa che mi porta a sentire che tutto il mio Io si è messo da parte. Rispettoso ha fatto spazio all’essere divino che dall’interno diffonde amore in tutto il mio essere. Tutto non fa più alcuna differenza. La gioia divina è una.
Dopo qualche attimo, appoggio la mano sulla maniglia dorata. Non sento alcuna resistenza e con la pace nel cuore, apro lentamente la porta. Non c’è nessuno all’interno. La stanza è piccola, luminosa, di una luminosità non naturale. C’è un solo grande tendone di velluto dorato, che separa in due lo spazio, rendendolo ancora più piccolo. Non c’è altro. Sono tranquilla e curiosa. L’atmosfera è sacra, ma non austera. Mi sento calata nel luogo e nel tempo in cui mi trovo, nel qui e ora, più di ogni altra volta.
Con movimenti lenti comincio a scostare la grande tenda e gradualmente si rivela il mistero.
Un oggetto ovale, all’incirca alto due metri e largo uno, con una cornice dorata che brilla, è appoggiato su un basamento che permette di farlo ruotare. Sembra un quadro girato. Quello che io vedo è la cornice e tutto all’interno un metallo dorato, o forse è proprio oro.
Lentamente inizio a farlo girare, .ora è completamente voltato e io mi sento trasformare.
Mi sento improvvisamente immensa, mi sento priva di confini, mi sento tutti gli esseri della Terra, e tutti gli esseri oltre la Terra.
Grandi lacrime di gioia e di amore mi scorrono sul viso mentre osservo l’immagine di me che lo specchio di fronte mi rimanda.
La commozione lascia poi il posto a una grande gioia quando vedo nello specchio il mio viso che continua a cambiare: il Guerriero, la Viandante, Io, il Guerriero, la Viandante, Io….
Realizzo veramente che non c’è alcuna differenza; non c’è alcuna differenza. Non c’è alcuna differenza perché Tutto è Uno e Uno è Tutto.
a cura di Lidia Fassio