L’Astrologia si avvale di una chiave di lettura simbolica ed analogica. Con questo si intende che l’Astrologia porta sulla Terra e dentro l’Uomo i grandi principi universali che muovono tutto cio’ che conosciamo e che ci circonda e, quel che è ancora piu’ interessante, li legge, li comprende e li interpreta e ci consente di sperimentare il grande senso di collegamento e di partecipazione al Tutto.

Questa è stata la motivazione che ha spinto l’uomo (sia quello antico che quello moderno) ad avvicinarsi a lei perché ne ha intuito il fascino, ma anche le potenzialità che essa ha di cogliere e disvelare i grandi misteri dell’universo e le leggi che lo regolano.

Ovviamente si sa che l’Astrologia è nata nell’antichità dall’osservazione del cielo; lo spettacolo che si affacciava all’uomo giorno dopo giorno doveva essere qualcosa di assolutamente intenso ed affascinante al punto da lasciare l’osservatore sbalordito e curioso di scoprire ciò che si nascondeva dietro a tutti i movimenti ciclici dei pianeti.

In particolare, i punti di osservazione catalizzanti furono due: i due astri che noi vediamo più grandi e più luminosi, ma anche i due che si muovono con maggior evidenza nel cielo:

Il SOLE che con la sua luce e il suo calore permette la vita e assicura il perenne ciclo del giorno e della notte. La LUNA che offre la possibilità di orientamento nella notte che, nell’antichità permetteva ai viandanti di superare le paure dell’oscurità e dell’ignoto ma che ha anche il suo rapporto privilegiato con i raccolti e con le acque.

L’uomo osservò così la danza di questi due astri e intuì la relazione profonda che esisteva tra essi, ma anche tra i loro movimenti e certi accadimenti umani e ambientali. Cominciò così a cercare di decifrare in che modo le cose che si verificavano, l’andamento dei raccolti o l’insediamento di un nuovo Re potessero avere a che fare con ciò che accadeva contemporaneamente in cielo.

Del resto, come non restare stupiti dall’immagine della Luna che cresce, si fa piena e luminosa e poi scompare? Come non fantasticare sul mitico viaggio del Sole che nasce al mattino e che sembra buttarsi la sera in mare, o dietro le montagne? Immaginiamo per un attimo il mondo dei nostri progenitori in cui non vi era né corrente elettrica né grandi spettacoli, quanta forza potesse avere su loro l’osservazione della volta celeste con i suoi innumerevoli punti luminosi e quanto mistero potessero intuire dietro ai cambiamenti che venivano osservati.

L’uomo primitivo, proprio guardando il cielo cominciò a misurare il tempo, a scandire le ore del giorno e della notte, a dividere l’anno in mesi: tutti i calendari primitivi sono “lunari” poiché la Luna ha un movimento visibile ogni sette giorni e quindi era facile da controllare e da schematizzare; l’uomo comprese subito l’importanza che la Luna aveva sui raccolti e come era importante seminare in un certo ciclo della lunazione piuttosto che in un altro; comprese quanto fosse determinante il calore del Sole per garantire la maturazione delle messi e la sopravvivenza.

Fu così che osservando i due astri che vennero chiamati “luminari” si arrivò ad ipotizzare la rotondità della Terra e si cominciò a dividere il Mondo in due grandi regni: quello della luce che fu denominato “supero” e quello della notte che si chiamò “infero”, e fu sempre con l’osservazione del cielo che si immaginò che non fossero solo il Sole, la Luna e i pianeti a percorrere i due mondi, ma anche l’uomo che dopo essere nato e cresciuto nella parte supera, al momento della morte, entrava nella parte infera che, secondo la visione antica, era un luogo di transizione in cui si sostava in attesa della rinascita e di un nuovo ciclo vitale.

Quello che è interessante è che l’uomo che aveva un grande bisogno di sentirsi in relazione con l’Universo e al tempo stesso di trovare risposte soddisfacenti ai suoi tanti quesiti, cominciò anche a “proiettare” sui due luminari le sue emozioni e i suoi pensieri e così, Sole e Luna, pian piano divennero i simboli di ciò che lui “pensava e sentiva” dentro di sé, delle sue aspettative e delle sue paure, fino a diventare, nella lettura astrologica le due parti di sè: quella attiva (legata al Sole) e quella ricettiva (legata alla Luna) che simboleggiano anche il “ maschile – yang” che vede nel Sole il suo simbolo referente che corrisponde al grande bisogno dell’uomo di realizzarsi, di trovare un posto nel mondo, di crescere e di essere visibile, forte e autentico per poter costruire il suo futuro; il “femminile – yin” che vede nella Luna la parte ricettiva, relativa ai sentimenti, alla parte più intima e sensibile dell’uomo, quella che può fermarsi per sentire ciò che si muove all’interno, quella che rimane legata al mistero della vita che si rinnova ciclicamente, esattamente come si rinnova perpetuamente il ciclo della Luna nel cielo.

Contrariamente a quanto potrebbe sembrare oggi, i nostri progenitori inizialmente furono molto più colpiti dalla Luna che, alla vista, sembrava più bizzarra, più mutevole e quindi, meno stabile e rassicurante; ad essa infatti si diede addirittura la prerogativa di essere capricciosa e volubile. (Ancora oggi, quando ci svegliamo male, diciamo che ci siamo alzati con la Luna storta).

Il primo periodo delle civiltà è permeato dall’adorazione della Luna (legata a doppio fino all’archetipo della Grande Madre) a colei che era in contatto con forza della vita e quindi poteva generare, far crescere, nutrire e proteggere.
L’uomo abbinò la Luna a “Madre-Natura” che, con i suoi raccolti e il suo ciclico rinnovarsi, permetteva di poter trovare in ogni stagione cibo per nutrirsi e per far crescere la sua prole. In seguito la Luna venne accreditata del simbolo di fecondità e, per un lungo periodo si pensava addirittura che fosse la Luna a scendere la notte per fecondare le donne con i suoi “soffi vitali”.

L’uomo, tuttavia, viveva emozioni profondamente ambivalenti verso la Luna, poiché vedeva i due lati di essa e quindi, se da un lato era abbagliato dalla potenza della natura che poteva fecondare, essere generosa, accogliente e protettiva, dall’altro spesso si trovava a temere e combattere il lato oscuro di essa che appariva freddo, arido e sterile, e che veniva nominato “natura matrigna” perché poteva, in ogni momento distruggere lui che si percepiva piccolo e impotente di fronte ad essa; per questo cercava di estorcere i suoi favori con grande adorazione e riti propiziatori che si incentravano sulla fertilità dei raccolti e sulla sacralità dei suoi simboli.

Sulla Luna l’uomo proiettò le sue paure, le sue ansie e i suoi fantasmi interni; lui vide che la luce della Luna non era “limpida e reale” come quella solare; essa permetteva di vedere le cose contaminate dagli stati d’animo del momento; la sua visione, pertanto, non era mai “obiettiva” ma sempre “soggettiva”. Esattamente come nel cielo la Luna non brilla di luce propria ma riflette quella del Sole, nell’immaginario collettivo la Luna riflette le cose a seconda di come l’uomo si trova disponibile a percepirle a livello emotivo.

Così, sulla Luna sono state proiettate la nebulosità, la paura del futuro, le inquietudini, le premonizioni e il rapimento della mente, talora anche le follie; da qui ha preso anche forza la sua corrispondenza più moderna che la vede la grande signora dell’inconscio che viene assimilato all’acqua che tutto può nutrire e tutto può travolgere; per contro si proiettarono su di essa anche qualità estremamente positive come la fantasia, il sogno, l’empatia, la sensibilità e la capacità di ispirare gli artisti cogliendo i contenuti che ancora non sono giunti a livello cosciente, ma che premono per farsi riconoscere.

All’epoca, l’assenza della Luna veniva vissuta come grande difficoltà e senso di angoscia, proprio perché la Luna poteva illuminare la notte che, altrimenti, era buia totalmente e dal suo bizzarro ciclo sono nate anche le immagini di instabilità e di fragilità.

La Luna fu vista ed è ancora vista oggi come simbolo di Madre e del materno con tutte le qualità della “holding”, ovvero nutrimento, contenimento emotivo e accoglienza; simboleggia tutto ciò che si “sente” all’interno (mondo del sentimento)e che è in grado di modificare il tono vitale ed umorale; è il modo in cui siamo capaci di entrare in empatia con i nostri bisogni e con gli altri, il modo in cui conteniamo le nostre emozioni, il modo in cui rispondiamo istintivamente alle cose e alle persone. E’ sempre la Luna che ci informa su cosa intendiamo noi per privacy, qual è il nostro spazio privato e come siamo in grado di mantenerlo; da questo simbolo deriva anche quello di “casa” inteso come il luogo dove ognuno di noi ritrova sé stesso e la sua privacy.

Dall’incontro con la Madre e il vissuto che si è sperimentato con lei, gli uomini ricavano l’immagine ideale del femminile che ricercheranno da adulti nelle loro compagne; mentre le donne potranno scorgere dietro a questo simbolo i loro tratti materni, la loro capacità di dar vita e far crescere nonché il modo personale di rapportarsi con la femminilità e il “femminile” in genere, sia esterno che interno.

Dopo la fase di adorazione della Luna, corrispondente al Matriarcato della storia, l’uomo passò al Patriarcato e cambiò le sue Divinità cominciando ad orientarsi molto di più sul Sole che percepiva come il centro dell’Universo, come l’astro più brillante, quello che con la sua energia, la sua luce e il suo calore, attrae a sé tutti gli altri pianeti del nostro sistema solare.

Da qui l’uomo associò l’immagine del Sole a quella di un capo, di un Re; inizialmente in alcune culture veniva chiamato il “pontefice” ovvero colui che faceva da ponte tra la divinità in cielo e l’uomo in terra.

Al Sole vennero legati simboli di stabilità, di immutabilità, di luce, per cui divenne nella modernità l’espressione dell’IO, della coscienza che, quando appare, squarcia l’inconscio illuminandone i contenuti. I Miti cambiarono e divennero quelli degli “eroi”, per cui le figure di riferimento divennero maschili e gli Dei dell’Olimpo incarnarono qualità come la forza, il potere, il bisogno di conquistare e di combattere, il bisogno di realizzarsi e di esprimere la propria identità e di lasciare una traccia nel mondo; pian piano, la divinizzazione della Grande Madre fu bandita e sostituita con quella del Grande Padre – Dio) o con quella degli Dei dell’Olimpo, rigorosamente maschili.

I simboli che ancora oggi leggiamo nel Sole indicano la qualità della nostra energia maschile, le nostre ambizioni, il modo in cui troveremo noi stessi e la nostra identità, in che modo abbiamo vissuto la figura del Padre che è quella che accompagna il bambino verso la conquista dell’indipendenza e dell’autonomia.

Il Sole è anche un simbolo di razionalità che, spesso, sembra contrastare le emozioni lunari, tuttavia è proprio insita nel Sole l’energia interna che ci spinge a diventare autonomi, a non cedere al bisogno di restare piccoli e bisognosi ed è quindi quella parte di noi che desidera diventare padrona del proprio futuro e prendere in mano la propria vita.

Nel tema di una donna rappresenta l’immagine ideale di maschile che ha introiettato attraverso la figura del padre, immagine che colorerà e influenzerà la scelta dei futuri partners; in ogni caso il Sole rappresenterà anche per una donna il suo personale senso di identità che dovrà crescere ed esprimersi sia all’interno che all’esterno attraverso la ricerca di un vero senso da dare alla vita.

Nel tema di un uomo rappresenterà il rapporto con la propria “mascolinità”, gli obiettivi coscienti, le mete e le lotte che dovrà sostenere per diventare a pieno titolo un “individuo” maturo in grado di portare le sue visioni, le sue idee e il suo contributo al mondo in cui vive, assumendosi pienamente anche la responsabilità delle sue azioni.

I due “luminari” rappresentano così le due parti del nostro mondo interno e della nostra identità; queste parti un tempo erano proiettate all’esterno, nel cielo che si incaricava attraverso i suoi astri di riflettere ciò che l’uomo non era ancora in grado di vivere dentro di sé;
oggi, naturalmente, l’uomo è cresciuto per cui, nella moderna astrologia, simboleggiano invece più precisamente le due istanze di femminile e maschile che ci appartengono e che, solo quando sono in armonia tra di loro, ci completano e ci fanno sentire forti, coraggiosi e padroni di noi stessi senza perdere però di vista la sensibilità, l’amore per la vita e la capacità di fantasticare, di sentire e di essere in sintonia con la natura che ci circonda.

a cura di Lidia Fassio