Abbiamo sempre visto i pianeti in qualità di archetipi, di principi primi che fanno parte dell’inconscio collettivo ma che stabiliscono delle specie di prototipi da un punto di vista psicologico, quella specie di “forma ideale” gia’ intuita da Platone, la rappresentazione di una forma-base sulla quale tutto il resto sarà modellato.

E’ pero’ sempre un qualcosa di cui si può intuire solamente la “zona centrale” giacche’ tutto il resto resta preda della zona inconscia e quindi continua ad agire come una potenzialità o, al limite, una “forma-ideale”.

Esattamente come la forma ideale, l’archetipo psicologico esiste in una dimensione che è percepibile solo in parte dalla coscienza, la restante parte emerge attraverso i sogni e attraverso le proiezioni che noi facciamo all’esterno che, naturalmente non sono mai rappresentazioni pure, ma distorsioni piu’ o meno patetiche dell’archetipo stesso.

Questa teoria, postulata da Jung si basa sul fatto che ci siano immagini particolari nutrite dalla psiche che sono molto forti negli esseri umani e che si manifestano attraverso le frontiere della cultura dei vari popoli attraverso i vari miti e le varie espressioni religiose.

Tuttavia, la mia impressione è che l’archetipo non sia un qualcosa di rigido, ma qualcosa che si vada pian piano evolvendo, cambiando leggermente la funzione , accogliendo nuove sfumature , in pratica trasformando i suoi significati. Questa evoluzione è possibile vederla fortemente nel passaggio che alcuni “archetipi” hanno evidenziato tra la cultura greca e quella romana: ad esempio, il simbolismo archetipico di Marte è fondamentalmente modificato tra L’Ares Dio della Guerra e il coraggioso e quasi cavalleresco Dio del Pantheon romano. Questo significa pero’ che così come cambia la filosofia che viene tramandata, cambiano ovviamente i miti e gli archetipi.

Questa evoluzione può essere vista nell’incorporazione delle immagini nell’inconscio collettivo che vengono successivamente esteriorizzate in regole, leggi e modi di vivere della cultura in cui si vive e che in un terzo passaggio vengono poi personalizzate nella psiche dei singoli individui al fine di poter emergere come tratti, credenze ed etica personale: tuttavia, anche se nell’immagine l’archetipo sembra emergere di volta in volta trasformato, nella sua essenza il simbolo rimane pressoche’ immutato, ovvero non muta fondamentalmente anche se ognuno di noi lo modellerà facendolo passare attraverso la propria personale esperienza che è sempre l’espressione di una dinamica polare che si dicotomizza tra il bisogno di riconoscersi in una legge cosmica e il bisogno di sfidare questa legge.

Parlero’ oggi dell’archetipo di Saturno che ovviamente è fortemente diverso nelle nostra cultura da come si presentava il Crono greco, giacche’ è stato fortemente modellato dalla mitologia giudaico-cristiana che ha trasformato l’archetipo solare maschile in una forma molto piu’ patriarcale.

Sotto il profilo astrologico Saturno viene rappresentato come il limite e la definizione dell’esistenza, sia che questo limite sia rappresentato dal corpo, dalla coscienza o dal mondo sociale, sempre Saturno rappresenta la separazione da “qualcosa altro”, qualcosa di non riconosciuto : lui è pur sempre il Titano, colui che fu lo strumento della separazione tra Gea e Urano, Cielo e terra, mente-spirito e corpo.

In tutti questi atti di definizione lui diviene il cratore di “finitezza” ed anche colui che ha separato l’ideale da reale, ovvero il mondo del pensiero e dello spirito da quello della forma e della tangibilità, creando cosi’ una sorta di orizzonte all’interno del quale il mondo della realtà immanente deve stare.

Anche astronomicamente Saturno rappresenta qualcosa di simile: esso infatti rappresenta il limite “visivo” del nostro sistema solare: oltre ci sono Urano, Saturno e Plutone, non visibili ad occhio nudo e questi simbolicamente rappresentano forme diverse di esperienza transpersonale. Saturno divide quindi il mondo visibile da quello invisibile , per questo Liz Greene lo chiama il “guardiano della Soglia” ed esso lo è a livello mitologico, psicologico, astrologico, filosofico e astronomico.

I pianeti dopo Saturno parlano di esperienze che trovano posto nel “cielo” o, piu’ semplicemente, non nel tempo lineare, misurato dalla coscienza, mentre i pianeti da Saturno verso il Sole ci riconducano al piano terreno della vita – al tempo profano , quello che può essere misurato nel mondo della fisicità.

Saturno è quindi l’archetipo che ci lega all’incarnazione e che ci ricorda con costanza che la forma è importante nel nostro regno.

Prima della visione degli altri pianeti l’astrologia definiva il mondo della forma con “l’immutabilità delle cose e delle leggi”.

Tutto il mondo percepibile veniva simboleggiato nella natura dei pianeti dal Sole fino a Saturno.

Sincronicamente con la scoperta di Urano il mondo comincio’ a sperimentare trasformazioni impensabili in tutti i campi della vita: i confini e gli orizzonti dell’esperienza divennero all’improvviso vasti, e, nello stesso modo cambiarono e le credenze e le modalità di interpretare e vedere le cose.

Il mondo delle forma finito e definito divenne molto piu’ vasto: saturno ora non è piu’ il confine del nostro sistema solare, ma è il confine dell’esperienza visibile.

Questa nuova situazione astronomica ha anche alterato sensibilmente la percezione di Saturno e dei suoi limiti, anche se lui rimane una sorta di confine tra cio’ che è visibile e tutto cio’ che non lo è. Senza questo limite non ci sarebbe un andare oltre, un trasgredire.

Saturno è il signore del Tempo; ad un certo punto dell’evoluzione e della consapevolezza umana probabilmente divenuto essenziale misurare il tempo e definirne il suo passaggio.

a cura di Lidia Fassio