L’enigma piu’ profondo nella storia dell’evoluzione dell’uomo è il passaggio dagli aspetti prettamente fisiologici – comuni a tutti gli esseri viventi – al pensiero e alla coscienza che appartengono esclusivamente al genere umano.

L’uomo è partito da una condizione animale; ha imparato a comunicare sviluppando un sofisticatissimo linguaggio; si è raggruppato e, il suo vivere insieme, ha consentito la nascita e lo sviluppo dei legami, prima emotivi e poi affettivi; ha trasmesso informazioni; ha sviluppato le capacità di apprendimento codificando tutto nel suo schedario mnemonico; ha sviluppato un IO che è diventato il centro della sua coscienza e che fa da mediatore con la parte inconscia della sua natura ed è arrivato ad avere una grande evoluzione culturale.

L’uomo è quindi testimone di un fenomeno evolutivo pressoche’ straordinario. Ci sono studi che sembrerebbero dimostrare che le aree che hanno consentito il linguaggio, non si siano formate su strutture già esistenti, ma si espansero come una specie di infiorescenza oltre il margine superiore del lobo temporale e che tutto cio’ sia accaduto con tempi velocissimi in temini evolutivi, spingendo le aree visive nella zona mediale del lobo occipitale.

Gli antropologi sono convinti che sia stata proprio la posizione eretta ad aver creato le opportunità di un’esistenza terrestre abbandonando così la vita sugli alberi che, originariamente, doveva essere fonte di enormi sicurezze.

Non si sa come nè perche’ l’uomo sia giunto a dover fare questa scelta che inizialmente doveva essere penalizzante considerando il pericolo che questa poteva rappresentare per i neonati e i bambini e tenendo in conto i tempi che sono occorsi per acquisire sicurezza nella postura fisica e la notevole precarietà che la figura eretta rappresentava nella corsa rispetto agli animali quadrupedi da cui doveva difendersi. Come risultato, sembrerebbe essere stata proprio questa scelta a dare l’opportunità all’uomo di crearsi delle dimore stabili in cui accumulare cibo e in cui trovare riparo.

Questa particolare condizione di vita avrebbe portato con se’ l’esigenza di comunicare con gli altri membri; questa capacità nacque da un sistema primitivo di segnali sonori, comuni peraltro anche agli animali.

Una limitata capacità linguistica è ben visibile nella conformazione cranica dell’homo habilis, mentre diventa estremamente sviluppata in quella dell’homo erectus che già mostra, rispetto al primo, un grande aumento del volume del cervello e delle aree destinate al linguaggio.

Sembrerebbe proprio essere stato il linguaggio il maggior responsabile del successo evolutivo dell’homo erectus il cui successivo stadio di sviluppo è rappresentato dall’homo sapiens sapiens che è incontestabilmente diventato il dominatore assoluto del nostro pianeta.

Questa possibilità evolutiva ha creato anche la struttura di base della piu’ incredibile delle possibilità umane: piu’ caratteristico della natura umana: la coscienza.

Come si è generata la coscienza?

Esistono varie ipotesi e teorie, ma di fatto questo fenomeno resta tuttora fuori dalla nostra capacità di comprensione.

L’essere umano e l’IO.

Il filosofo Kant ha detto: “un essere umano è un soggetto responsabile delle sue azioni“.

Noi tutti siamo portati ad identificare un essere umano in base al suo corpo (viso – capelli – occhi), eppure non è tutto qui, anche se prima di passare ad un IO psichico ognuno di noi deve sviluppare un IO corporeo.

Il bambino acquisisce una prima rudimentale forma di se’ proprio attraverso l’esperienza del suo corpo e, la psicologia evolutiva, delinea questa fase come quella della formazione del Se’ corporeo, ovvero la consapevolezza che si fa pian pinao formando nel bambino – intorno ai 4/6 mesi di vita – di essere separato dal corpo della madre (1), grazie alla sensazione che il suo corpo è sempre presente, in quanto in qualsiasi momento lo può toccare, mentre la mamma a volte c’è ed a volte non c’è.

Questa esperienza è così potente nell’infanzia che rimane impressa indelebilmente nella psiche tant’è che quando diciamo “IO” quasi automaticamente ci tocchiamo il corpo e quasi sempre il petto con ovvio riferimento al cuore che erroneamente è stato considerato per migliaia di anni sede della coscienza.

Oggi si sa che il corpo fisico non è la sede dell’identità proprio grazie al fatto che una persona può perdere parti del suo corpo e, anche se si sentirà mutilato, non perderà comunque il suo senso di identità.

Non possiamo fare a meno di pensare ai grandi trapianti in cui l’uomo sopravvive immutato con un altro cuore, un altro fegato o un altro rene, ma la sua identità rimane pressoche’ intatta.

Cosa succederebbe tuttavia se venisse trapiantato il cervello?

Sappiamo che quella è la sede della coscienza e quindi dell’identità, per cui ad una sostituzione del primo dovrebbe in teoria corrispondere quantomeno un profondo cambiamento della seconda. Parliamo naturalmente di una sostituzione totale in quanto, la rimozione di alcune parti del cervello è già provato che può portare a disturbi nella personalità che possono essere piu’ o meno gravi, ma non provoca la perdita dell’identità.

Esistono comunque problemi che la filosofia e la scienza contemporanea hanno sottovalutato poiche’ il materialismo è sempre cieco nei confronti di quella che è l’esperienza spirituale dell’uomo. Ogni persona riconosce la sua unicità, ma cio’ che da’ all’uomo il senso dell’IO è legato al senso di continuità delle sue esperienze ed alla sua conseguente interazione con il mondo culturale.

E’ ormai provato che lo sviluppo dell’autocoscienza è indissolubilmente legato all’interazione con il mondo culturale che risulta essere anch’esso un processo altrettanto misterioso di quello della formazione dell’IO.

A tutti gli effetti, è il mondo della coscienza che ha portato allo sviluppo della cultura, ma il mondo della cultura, a sua volta, permette di accedere a nuovi gradini di coscienza, di autoconoscenza e di identità. Cosi’, le risorse del mondo culturale incrementano il livello di coscienza dell’IO che, a sua volta, contribuirà ad aumentare il mondo della cultura .

In questo modo ognuno di noi è impegnato in una catena di auto-creazione che perdura tutta la vita. Quanto piu’ grandi sono le risorse del mondo culturale in cui siamo immersi alla nostra nascita, tanto piu’ sarà possibile migliorare la nostra coscienza, condizione necessaria per garantire un nostro personale contributo alla cultura esterna, in una sorta di danza di opportunità che ci scambiamo reciprocamente.

Stebbins, nel suo libro “Darwin to D.N.A. – Molecules to Humanity” sostiene che queste particolarità umane sono date da tre cose:

  1. l’abilità manuale
  2. la consapevolezza dello scorrere del tempo
  3. il pensiero creativo.

Lo stesso Stebbins sottolinea che l’evoluzione culturale è molto piu’ rapida di quella biologica, in quanto gli aspetti culturali si diffondono in tempi brevi, mentre le modificazioni del genoma umano, sotto la spinta selettiva, impiegano centinaia di anni. La cultura si trasmette per tradizione, imitazione ed apprendimento.

Evoluzione culturale ed evoluzione biologica hanno pero’ in comune alcuni fattori tra cui le risposte adattive all’ambiente che si basano sulle variabili.

La società si è sviluppata partendo dalla base primitiva ed istintiva degli ominidi ed è giunta fino ad integrarsi in una struttura estremamente complessa basata sui valori. L’evoluzione biologica, dal canto suo, ha pero’ creato i genotipi che sono i responsabili della comparsa di cervelli adatti all’apprendimento del linguaggio, del comportamento altruistico e di tutte le attività culturali inclusi i sistemi di valori su cui si reggono le varie società.

Ragion per cui l’evoluzione biologica crea strutture (geni) che creano l’ereditarietà genetica e l’evoluzione culturale crea le basi per l’apprendimento , l’insegnamento e il tramandarsi della cultura.

I valori sono alla base delle nostre scelte e dei nostri giudizi: il ruolo dei valori condiziona profondamente, anche se non determina. Tali valori sono appresi attraverso processi simili a quelli del linguaggio e il cervello umano ha una naturale inclinazione per il linguaggio.

Le società dei nostri antenati hanno quindi costituito le basi sulle quali si è poi sviluppata la “cultura” dai primi ominidi fino a noi. La motivazione di tutto cio’ può essere stata la necessità dell’unione dettata dal bisogno di difendersi, andare a caccia e produrre utensili.

Sicuramente il graduale sviluppo della comunicazione verbale è cio’ che ha favorito la coesione , l’intesa sociale e il tramandarsi dei valori e della cultura.

Questo breve viaggio nella mente umana ha il suo culmine nel progresso che è il risultato di alcune peculiarità dell’uomo, tra cui:

  • la continuità temporale cosciente, che è la straordinaria abilità dell’uomo di progettare il futuro utilizzando il ricordo di esperienze passate; questo è dovuto allo sviluppo della neocorteccia frontale e prefrontale che ha la capacità di maneggiare e rimaneggiare le informazioni e di trarne esperienza
  • l’immaginazione creativa, funzione che consente alla mente quando non è impegnata in esperienze percettive di lasciar scorrere le immagini che l’uomo poi traduce successivamente in una forma o in un linguaggio (verbale e/o simbolico ) che possa essere comunicato
  • l’intuizione , funzione che giungendo direttamente dall’inconscio, consente di risolvere i piu’ grossi problemi attraverso dei flash che portano alla sintetizzazione dei contenuti e delle idee. In pratica questa è la “creatività” e la capacità di esprimerla, che non è da confondersi con l’intelligenza
  • libertà della volontà e responsabilità morale ,che sono qualità esclusivamente umane in quanto gli animali non hanno la capacità di valutare la conseguenza delle loro azioni e non scelgono liberamente ma si muovono condizionati dall’istinto

Possiamo quindi ipotizzare che nelle prossime fasi dell’evoluzione si possa giungere ad una razza che, a noi oggi, potrà sembrare “sovrumana”, proprio alla luce della storia passata che altro non è che un continuo tentativo di raggiungere un miglioramento sia individuale che collettivo a cui coscientemente o inconsciamente tutti partecipano.

Il progresso ha sempre tre facce:

  1. la prima è materiale – infatti i primi risultati si giocano su questo piano; in genere permettono la ricchezza a poche persone
  2. la seconda è coscienziale – pian piano si sviluppa una coscienza individuale che si espande a livello collettivo. Porta alla comprensione e all’utilizzo del pro gresso in termini non piu’ egoistici
  3. la terza è solidaristica – solo durante quest’ultima fase si giunge ad usare il progresso per migliorare le condizioni dell’intera umanità

E’ proprio l’aspetto materiale che permette agli uomini lo scambio che a sua volta favorisce l’aumento della consapevolezza che porterà infine alla solidarietà.

Questre tre condizioni sono espresse nel simbolismo di passaggio di GIOVE dalla prima sede – TORO – casa 2a – in cui è privilegiato l’aspetto materiale ed egoistico della sua funzione legata al possesso personale; alla seconda sede – SAGITTARIO – casa 9a – in cui balza in primo piano l’aspetto di scambio comunicativo e la presa di coscienza di significati non piu’ solo individuali ma di essere parte di un progetto più grande; per finire alla sua terza sede – PESCI – casa 12a – in cui prende decisamente il sopravvento l’aspetto di solidarietà e di appartenenza all’universo

 

Piccola sintesi tratta dal seminario “Giove:
il ponte tra la coscienza e l’inconscio” di Lidia Fassio